Miracolo a Bard

30 settembre 2013

In ambito alpino, specialmente sul versante meridionale della grande catena, non ci sono molti esempi di grandi investimenti in ambito culturale, studiati appositamente per creare una ricaduta turistica sul territorio montano. Le strade più battute per attrarre visitatori sono sempre legate alle proposte sportive, allo sci in particolare, e ai temi che di volta in volta vanno più di moda: dall’enogastronomia al benessere. Valorizzare un tratto di valle con un museo non è un processo scontato, ma può rivelarsi un’iniziativa di successo, come nel caso del grande complesso espositivo e museale del Forte di Bard in bassa Valle d’Aosta.

«Dal 1990, quando la Regione Valle d’Aosta ha acquistato il Forte dal Demanio militare, al 2006 quando è stato inaugurato il Museo delle Alpi, – esordisce Gabriele Accornero, Consigliere delegato dell’Associazione Forte di Bard –  si è svolto un lungo processo di studio e riflessione per immaginare un utilizzo dello spazio in sé e la riconversione dell’area circostante che da anni soffriva di una grave crisi a causa della prevalente vocazione industriale della sua economia. Di conseguenza, è stato avviato un massiccio lavoro di ristrutturazione del Forte e di progettazione del primo museo al suo interno: opere finanziate da fondi europei, statali e regionali per un ammontare di 60 milioni circa. Tuttavia, sono stati coinvolti anche i paesi ai piedi della struttura, in primis Bard, Donnas e Pont Saint-Martin, che sono diventati a loro volta luoghi attraenti dal punto di vista turistico. I grandi investimenti pubblici hanno stimolato l’imprenditoria privata e le strutture ricettive sorte per accogliere i visitatori hanno cambiato il volto all’intera area».
Nella costante ricerca di un equilibrio tra tutela e fruizione, la ristrutturazione del Forte di Bard ha offerto numerosi vantaggi dovuti alle dimensioni dei suoi spazi e alla varietà di locali e spazi a disposizione. Così, dopo l’allestimento del Museo delle Alpi è sorto lo spazio espositivo “Le Alpi dei ragazzi”, pensato per bambini e scolaresche, e presto apriranno un Museo del Forte e un Museo delle Frontiere. Queste strutture al chiuso coesistono con l’ampia Piazza d’Armi adatta per grandi eventi e concerti e con un borgo in cui trovano sistemazione una caffetteria, una foresteria, un hotel e una casa per ferie. Ad arricchire la bellezza dei luoghi, il fascino di trovarsi su un “monte” fortificato con oltre 2000 anni di storia.
«L’obiettivo dei musei è di introdurre un nuovo linguaggio che mescola il percorso espositivo tradizionale con ampio uso di strumenti multimediali trasmettendo ai visitatori delle emozioni. Per quanto riguarda le mostre temporanee, cerchiamo di produrre dei progetti anziché comprarli dall’esterno. Poi ci sono gli eventi speciali, come Napoleonica che ha visto partecipare intorno alle 10 mila persone in una due giorni dedicata alla rievocazione del passaggio di Napoleone nel maggio del 1800. Senza dimenticare iniziative che hanno a che fare con la cultura in senso più ampio: i concerti denominati “Musicastelle” e le conferenze come il dialogo tra Enzo Bianchi e Fabio Fazio. Infine, cerchiamo di proporre anche lo sport con un boulder contest e la gara podistica FortEight. In questo modo si arriva a circa 200 mila presenze annue, anche se i calcoli non possono essere precisi quando molti spazi ed eventi sono a ingresso libero, con mostre temporanee che hanno tra i 35 e i 60 mila biglietti. Sono numeri importanti, considerando che non abbiamo un polo metropolitano che ci garantisca un bacino di pubblico a breve raggio. Tutti coloro che vengono da noi devono avere una forte motivazione per salire in macchina e affrontare il viaggio».
Un progetto di così grande portata e più facile da realizzarsi in una regione a statuto speciale, ma dimostra come le ricadute di un investimento pubblico possano stimolare l’economia di tutta la valle.
«Non sta a me dirlo, – conclude Accornero – ma i soci della nostra associazione, Regione Valle d’Aosta, Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo, sono soddisfatti del lavoro e dei risultati. Riusciamo anche ad attirare sponsorizzazioni private, per cui ritengo che i risultati siano più che accettabili».
Simone Bobbio

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