Scuole di cultura

18 luglio 2019

Le scuole, luoghi prediletti per la formazione di cultura, spesso costituiscono l’ultimo servizio rimasto nei paesi di montagna. Sono una ricchezza umana e una risorsa culturale per il territorio e in molti casi rappresentano situazioni di eccellenza educativa. Gli ingredienti del successo delle migliori scuole di montagna risiedono nella forza della relazione con la comunità locale e nel legame con l’habitat. Qui più che altrove è possibile sviluppare senso di appartenenza e responsabilità, riscrittura di un passato collettivo e senso della storia. Ma è soprattutto l’ambiente circostante a fungere da “aula aperta”. Il modello di scuola alpina sviluppato dagli Istituti Damiani di Morbegno e Alberti di Bormio (So) insieme all’Azienda Bergamasca Formazione/Cfp Clusone, premiato con la Bandiera Verde di Carovana delle Alpi 2019, è un bell’esempio di didattica dove si combina l’istruzione scolastica con il patrimonio culturale e naturale della regione alpina. Il progetto, inserito in YourAlps e cofinanziato attraverso il programma Interreg Alpine Space, persegue l’obiettivo di strutturare e organizzare il settore specifico dell’istruzione montana incorporando nei programmi di studio i valori e le conoscenze tradizionali delle montagne e delle Alpi. Un approccio educativo basato sull’interconnessione tra sistemi didattici territoriali, dove l’istruzione scolastica si sviluppa intrecciando il sapere formale con quello informale delle persone che custodiscono il patrimonio della regione alpina.

Una scuola, quella di montagna, da intendersi quindi come fattore di sviluppo culturale complessivo, centro di animazione, centro sociale di educazione anche degli adulti e per la formazione continua come accade a Oulx (To) dove è situato l’Istituto di Istruzione Superiore Des Ambrois. Il Des Ambrois, oltre a fornire un’offerta formativa all’avanguardia, organizza convegni ed eventi di carattere culturale e incontri con scrittori, ospita mostre anche di profilo nazionale, intrattiene rapporti internazionali con numerose scuole di Paesi europei ed extraeuropei.

E’ pur vero che un intervento culturale, se concentrato solo sull’istruzione, è di per sé limitato. Per promuovere la qualità culturale di un territorio occorre coinvolgere la ricerca e produrre innovazione culturale a tutto tondo, in condizioni che abitualmente si realizzano solo in città. Tuttavia ci si può interrogare su quanto ci si possa spingere nel sostenere che la montagna in quanto ambiente ecologicamente privilegiato possa essere in grado di proporsi come fattore di innovazione e di qualità della vita anche per le comunità abitanti le pianure e le stesse città. E’ il caso del Rifugio Paralup (Cn) e del Monviso Institute di Ostana (Cn), entrambi Bandiere Verdi di Carovana delle Alpi. Il primo si propone come luogo di memoria viva, formazione e incontro per tutte le età. Il secondo per le attività didattiche e le sperimentazioni nel campo della sostenibilità, presentandosi su una dimensione internazionale all’avanguardia nella ricerca di soluzioni e innovazioni indispensabili per promuovere le complesse sfide di sostenibilità del contesto montano.
Tornando alle tradizionali piccole scuole di montagna preoccupa il grido di allarme per il rischio di chiusura, lanciato recentemente dai sindacati. Togliere la scuola in un territorio isolato, spesso equivale a destinarlo all’abbandono e alla marginalità, a compromettere irreparabilmente le sue capacità di sviluppo, a costringere le famiglie giovani a trovare altre soluzioni residenziali, che modificano radicalmente i loro progetti di vita. La scuola in questi luoghi, qualora venisse supportata e valorizzata da una normativa specifica che la promuova con quelle forme di flessibilità necessarie a garantirne l’efficacia educativa e l’efficienza, favorisce i processi formativi, insieme alla costruzione di una forte alleanza educativa fra scuola e territori. Ma bisogna avere il coraggio di riconoscere che le piccole  scuole sono importanti se, solo se, sono scuole di qualità ovvero in grado di garantire un buon livello di apertura, di innovazione e di relazione che le protegga da derive identitarie e chiusure localistiche. Tra le priorità c’è quella di promuovere forme associative e reti per costruire un uso razionale delle risorse educative, condividerle e creare sinergie. Il progetto “Piccole Scuole” di Indire (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) per sostenere la permanenza della scuola nei territori geograficamente svantaggiati sta sperimentando con successo nuove modalità di lavoro. Infatti, alcune scuole nelle piccole isole e zone montane italiane hanno iniziato a sperimentare attività di lavoro condivise grazie a Internet e a sistemi di videoconferenza. Le reti così create hanno permesso di superare l’isolamento, collegare classi con pochi alunni e sviluppare percorsi formativi basati sull’uso delle Ict. Ricerca, innovazione, creatività e  nuove tecnologie sono elementi fondamentali per la formazione  e se coniugati con attenzione alla qualità ambientale e al patrimonio storico-culturale possono trasformare le scuole di montagna in veri e propri volani per la crescita dell’intera comunità.
Vanda Bonardo

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