Riserva della Biosfera all’ombra del Monviso

30 agosto 2012

Quarant’anni e non sentirli, verrebbe da dire dando un’occhiata a quello che succede nell’ambito del Programma MaB (Man and Biosphere, letteralmente ‘Uomo e Biosfera’), iniziativa intergovernativa che ha visto la nascita sotto l’egida dell’Unesco nel novembre del 1971. I quarant’anni del Programma sono stati festeggiati lo scorso 2011 con la Conferenza “For life, for the future. Biosphere Reserves and climae change”, tenutasi a Dresda in giugno, un momento di riflessione per l’intera comunità degli Stati che negli anni hanno aderito al Programma e per tutti gli stakeholders locali che hanno animato il Programma.

Originariamente concepito come un grande programma di ricerca a scala mondiale, il MaB nel corso dei successivi anni di attività si è evoluto in un articolato insieme di attività in relazione alla ricerca e alla gestione degli ecosistemi terrestri e acquatici. Più che per le attività scientifiche collegate, il Programma è diventato noto a livello internazionale per aver dato vita a una rete mondiale di Riserve della Biosfera (World Network of Biosphere Reserves), le cui caratteristiche e dimensioni variano moltissimo a seconda del contesto geografico e socio-politico in cui si sono sviluppate. Il Segretariato MaB dell’Unesco al 2012 ne segnala 598, presenti in 118 paesi del mondo, in continua crescita (18 nuove nel solo 2012).

Meno ‘famose’ dei siti del Patrimonio Mondiale, le Riserve della Biosfera condividono lo stesso ‘tetto’ istituzionale, quello dell’Unesco, che ne ospita il Segretariato, e analoghi meccanismi di governance.

I passaggi chiave della governance istituzionale (illustrati nella fig. 1) sono riassumibili nelle seguenti fasi di un processo che si potrebbe definire bottom-up:

(a) il territorio che ha intenzione di candidarsi a diventare Riserva della Biosfera comunica la sua volontà alla Commissione nazionale per l’Unesco e al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare;
(b) una volta che il dossier è pronto, viene inviato alla Commissione Nazionale, la quale, sentito il parere del Ministero competente, la perfeziona e la invia al Segretariato MaB presso l’Unesco di Parigi;
(c) le candidature vengono vagliate dall’Advisory Body (l’organo consultivo del Programma MaB) prima di essere inviate all’attenzione dell’International Coordinating Council (Icc), l’organo decisore formato dai rappresentanti di un gruppo di paesi membri dell’Unesco. Una volta che l’Icc approva la candidatura, il territorio riceve una comunicazione ufficiale dal Direttore Generale dell’Unesco dell’avvenuta inclusione della nuova Riserva della Biosfera nell’ambito della World Network of Biosphere Reserves.

Il concetto della Riserva della Biosfera è riassumibile nelle due caratteristiche chiave che questi territori devono possedere per poter essere candidati a far parte della Rete Mondiale: tre funzioni principali (quella di conservazione, quella di sviluppo sostenibile e quella di supporto logistico) (vedi fig. 2) che devono essere collegate in maniera funzionale a una zonizzazione caratterizzata da una (o più) area/e cuore (core zone/s), circondate da altrettante zone cuscinetto (buffer area/s) e di transizione (transition zones) (vedi fig. 3).

L’originale modello concentrico si è nel tempo trasformato ed è stato adattato a varie condizioni territoriali, per cui spesso nelle Riserve della Biosfera di più recente istituzione si assiste a un zonizzazione ‘policentrica’, con varie core area circondate da altrettante buffer zones e transition areas, facendo così assomigliare la mappa finale più ad un ‘arcipelago’ che ad un’’isola’. Si è infine assistito negli anni più recenti ad una meno netta distinzione tra funzioni nella varie aree, sostituite da diversi gradienti di tutte e tre le funzioni in tutte e tre le zone.

Il destino delle Riserve della Biosfera è stato quello di intrecciarsi sempre – in una sorta di apparente ‘simbiosi mutualistica’ – con le aree protette “tradizionali”: all’inizio (anni 70 e 80) spesso ne rappresentavano una sottoparte che i governi decidevano essere degna di un’ulteriore forma di protezione. Più recentemente e a seguito della Conferenza di Siviglia (1995), si decise di dare una veste più formale ai territori designati nell’ambito del MaB, creando lo Statutory Framework of the World Network of Biosphere Reserves; questa nuova indicazione strategica dette avvio alla cosiddetta ‘seconda generazione’ delle Riserve della Biosfera, territori che sempre più spesso erano di dimensioni ben più ampie di quelle del passato e di cui le aree protette costituivano ‘solo’ le aree cuore. Più recentemente (in occasione della Conferenza di Madrid del 2008) il Segretariato MaB ha enfatizzato il fatto che le Riserve della Biosfera vadano viste come una ‘rete funzionale di ‘learning sites for sustainable development’, sorta di ‘laboratori all’aria aperta’ dove promuovere la sperimentazione di forme innovative di gestione territoriale. Ed è in questa direzione che i paesi più impegnati nell’utilizzare il Programma MaB in tutte le sue potenzialità (in Europa, la Germania, l’Austria, la Francia) stanno conducendo la ‘partita’ delle Riserve della Biosfera, per ‘smarcarle’ sempre più dalle aree protette tradizionali e portarle più verso scenari di territori più ampi e articolati.

In Italia, dallo scorso anno, si è registrato un nuovo interesse per il modello delle Riserve della Biosfera; tra il 2011 e il 2012 ben 5 territori hanno espresso il loro interessamento a intraprendere l’iter di candidatura. Tra questi vi è anche il Parco del Po Cuneese, che dall’inizio dell’anno ha formalizzato la propria volontà di predisporre una candidatura MaB. Con il supporto tecnico di un team di esperti del Cursa, sono state avviate le varie fasi di predisposizione del dossier e si è optato per questa designazione Unesco alla luce delle caratteristiche peculiari del territorio rispetto ai requisiti richiesti; si è infatti deciso di proporre una zonizzazione che preveda l’area del Parco come core e quella dei comuni contermini come buffer, estendendo a tutti gli 87 comuni del Pit Monviso l’area transition. Si sta lavorando parallelamente ai francesi del Parque Naturelle Règional due Queyras che stanno portando avanti un’analoga candidatura MaB sul versante francese, con l’obiettivo di lungo periodo di far convergere i due territori in un’unica grande Riserva della Biosfera Transfrontaliera del Monviso.
Giorgio Andrian * Ph.D, Geografo e Consulente per il MaB presso il Cursa

Nessun commento.

Replica








Web design e sviluppo: Resonance