Nasce il primo piazzale di vendita legno piemontese doc

23 dicembre 2020

Il Progetto TracciaLegno ha creato un piazzale virtuale di legname reale a Km 0.
Chiunque in Piemonte sia interessato a comprare legno piemontese d’ora in poi può consultarlo, e trovare dalla legna da ardere ai tronchi interi, dalla travatura per carpenteria agli assi per le varie lavorazioni. Il monitor fornisce la diponibilità in tempo reale, con la descrizione della merce: tipologia, quantità, dimensioni, caratteristiche dei legnami in vendita, luogo in cui si trova e riferimenti del venditore. Dietro al piazzale virtuale, ovviamente, ci sono le aziende coinvolte nel progetto, unite dalla convinzione che l’unione fa la forza, e che hanno messo a disposizione, in rete, i loro singoli piazzali reali, per fare massa critica.

Ma come funziona questo piazzale virtuale?
Facciamo l’esempio di un falegname piemontese, che deve realizzare venti credenze in pino cembro. Fino ad oggi era costretto a contattare fornitori fuori regione, o addirittura esteri, perché sul territorio piemontese non riusciva a trovare legno sufficiente in tempi ragionevoli, con il rischio di perdere la commessa. Oggi invece, prima di contattare il fornitore foresto, può fare un giro sul piazzale virtuale e provare a vedere li se trova quello che cerca. Il piazzale di TracciaLegno mette insieme più piazzali proprio per arrivare al quantitativo richiesto del tal tipo di legno, in modo da soddisfare l’ordine senza dover far viaggiare un camion per 1000 chilometri o più, riducendo così enormemente l’impronta ecologica delle credenze.
Il meccanismo virtuoso del piazzale virtuale funziona solo se tutti gli attori del sistema bosco-legno riescono a trarne un qualche beneficio. E si tratta di un mondo variegato, che anche in Piemonte, seppur trascurato negli ultimi 50 anni, rivendica oggi la sua importanza. Proviamo allora a ricostruire la sua filiera.
Sul territorio piemontese sono presenti boschi di proprietà pubblica e privata, tal volta riuniti in consorzi. Come nel caso del Gran Consortile del Riclaretto, una forma di gestione comune delle proprietà silvo-pastorali originata dalla confisca dei beni feudali avvenuta nel 1800 da parte dell’Amministrazione francese, a seguito della vittoria Napoleonica di Marengo. Sopravvissuto negli anni, il consorzio piemontese, una sorta di Magnifica Comunità della Val di Fiemme in piccolo, gestisce ancora oggi circa 400 ettari di bosco certificato PEFC sul versante orografico destro della Val Germanasca. Il Gran Consortile del Riclaretto, come anche i singoli proprietari privati e pubblici, traggono un gran vantaggio dalla valorizzazione del legname locale, e il piazzale virtuale permette loro di incrementare le entrate economiche, in parte destinate agli investimenti in manutenzione, gestione e miglioramento del fondo stesso. Fornendo indirettamente un servizio ecosistemico alla Regione Piemonte.

Accanto a proprietari e gestori dei fondi forestali, lavorano le aziende che si occupano del taglio degli alberi, i manutentori e i commercianti di legname, un indotto economico non indifferente, che può trarre grosso beneficio dalla valorizzazione del concetto di km 0. Proprio come è avvenuto per il cibo con SlowFood, così dovrebbe avvenire per il legno locale, una trasformazione da materiale a perdere a prodotto “buono”, giusto e pulito. Dove il “giusto prezzo” permette al prodotto di qualità di coprire i costi di produzione. Altrimenti il meccanismo si inceppa, l’economia frena e, nel caso delle foreste, il territorio rischia l’abbandono. Oggi alcuni tipi di legno piemontese, che potrebbero essere utilizzati per scopi nobili, vengono ancora cippati o comunque bruciati nella stufa, semplicemente perché il loro prezzo non copre il costo del lavoro di fornitura.
Anche i trasformatori, falegnami e artigiani, che oggi patiscono la concorrenza di multinazionali come Ikea, capaci di offrire design e mobili a pezzi stracciati, possono beneficiare dalla valorizzazione dell’operazione legno a km 0. Come è avvenuto per M**Bun nei confronti di McDonald, per tornare al paragone col cibo. Perché se grazie alla disponibilità creata dal piazzale virtuale il legno locale diventa un’opportunità gradita al pubblico, gli artigiani potranno realizzare prodotti di qualità con legno a km0 per soddisfare una nuova clientela esigente e attenta all’ambiente e ai particolari di pregio.
Infine l’ultimo anello della catena, i clienti, pubblici e privati. Quelli che possono o meno comperare i prodotti realizzati con il legno locale. Per coinvolgerli c’è bisogno di una narrazione efficace, che parta dalla valorizzazione della risorsa locale e del suo indotto, passando per la cura del territorio a rischio di dissesto idrogeologico, per arrivare alla condivisione di un minor impatto ambientale. Un racconto da promuovere attraverso i giusti canali per arrivare a un’opinione pubblica che, con l’appoggio degli influencer giusti, possa accogliere positivamente la novità e farla diventare un fenomeno di tendenza.
Maurizio Dematteis

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