Libellule in volo

2 novembre 2015

Marilena Coletti, Bruno Guglielmotto-Ravet (a cura di), Libellule in volo. Trentenni all’opera oggi nelle Valli di Lanzo, 128 pagine, Società storica delle Valli di Lanzo 2015

La montagna, fatta di attività e mestieri e resa viva da chi l’abita da tempo o da chi ha deciso di trasferirsi da poco, è sempre più al centro di ricerche nelle scienze geografiche, sociali ed economiche che, sia a livello nazionale che internazionale, sono volte a studiarne il ripopolamento e la ricomposizione demografica, fenomeni che conducono spesso alla riscoperta di saperi tradizionali declinati in maniera originale ed innovativa in vista dello sviluppo di economie “altre”, in controtendenza al modello consumistico urbano.
Il volume “Libellule in volo.Trentenni all’opera oggi nelle Valli di Lanzo” si colloca in questo filone di analisi, presentando alcune peculiarità che suggeriscono di prestargli un’attenzione particolare.
Questo sostanzialmente per tre motivi. Il primo è che, mutuando un linguaggio caro alla progettazione, si tratta di un esperimento bottom-up, nato da una presa di coscienza interna al territorio e mediata da una Società Storica, la Società Storica delle Valli di Lanzo. Il secondo riguarda come la ricerca è nata: l’incontro con due giovani da poco insediatisi in questi territori e lo scambio di esperienze ha fatto sì che nascesse l’interesse e si sentisse con più impellenza la necessità di approfondire la storia di quei giovani-adulti (la generazione dei trentenni) accomunati dall’essere abitanti e lavoratori nel medesimo territorio montano. Terzo motivo: la raccolta e l’esposizione dei dati, ossia la metodologia, non data in mano a studiosi che, pur esperti in materia, sarebbero risultati forestieri al contesto, bensì ad altrettanti giovani trentenni del luogo, il cui ruolo è stato quello di intervistatori ed anche qualcosa di più. Lo strumento di lavoro nelle loro mani, l’intervista discorsiva, è stato mediato dalle storie di vita di ognuno (intervistato e intervistatore, come sottolineato nel volume, sono stati ruoli che spesso si sono invertiti). Inoltre, la presentazione dei risultati è stata proposta in maniera narrativa come racconto dell’incontro, uno scambio “alla pari”, che spesso manca nella ricerca scientifica e che apre la strada a una più intima condivisione di esperienze, attese, paure ed emozioni.
Il quadro che emerge è comunque coerente e rende il lettore – sia esso un curioso, un appassionato o uno studioso – in grado di formarsi e arricchirsi, aiutato nell’analisi da due saggi finali di “adette ai lavori” della ricerca nel campo delle scienze sociali ed umane, una sociologa ed un’antropologa, oltre che da un intimo contributo del geografico tedesco Werner Bätzing, legato alle Alpi piemontesi non solo per la sua produzione scientifica, e da un’auto-riflessione di un’intervistata, che gioca tra la prospettiva soggettiva e quella oggettiva.
Ciò che emerge è che nelle valli di Lanzo c’è fermento. Ed è un fermento fatto di scambio, più che di scontro, tra generazioni e tra esperienze.
Coloro che costellano quest’universo, e in particolare la generazione dei trentenni, sono per lo più autoctoni (in misura minore sono presenti residenti nativi di altri contesti) che hanno compiuto un “giro lungo” prima di ri-approdare nelle proprie terre.
Questo perché i nati negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso costituiscono una generazione che ha potuto studiare e viaggiare e da tali esperienze ha potuto plasmare la propria persona. I giovani raccontati nel presente volume hanno spiccato il volo coerentemente a una visione della vita che in alcuni casi ha riportato loro nel proprio territorio di origine.
Sono racconti di scelte, e abbiamo bisogno di esempi così perché a causa del sistema economico-finanziario siamo sempre più portati a pensare che la strada sia una sola. Sono libellule in volo proprio perché, sottolineano i curatori, dimostrano la libertà nel percorrere nuove strade muovendosi con agilità, forza e maturità nel labirinto del mondo contemporaneo.
Le storie di vita raccolte sono diverse tra di loro ma sostengono tutte una tesi: un futuro diverso, fatto più di comunità che non di singoli individui atomizzati, è possibile e lo è in territori “altri” rispetto alla città, in luoghi meno saturi. Un avvenire che vede al centro la montagna, di cui le Valli di Lanzo costituiscono un esempio grazie ad una presenza giovane, a rapporti di vicinato genuini e alla forza di volontà di intere famiglie.
Maria Anna Bertolino

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