Le borgate montane del Piemonte

31 ottobre 2012

Il lavoro di ricerca “Le borgate montane del Piemonte. Classificazione e analisi nel contesto della Misura 322 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013”, non ancora pubblicato, si pone a conclusione di un percorso di studio svolto dall’Ires Piemonte a supporto della programmazione regionale e in particolare della Misura 322, “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi montani” del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte.
Lo studio ha per oggetto la valutazione del grado di vitalità e della capacità di autoriprodursi delle borgate montane piemontesi e ragiona a un livello di scala di dettaglio tale da permettere una conoscenza approfondita delle cause che stanno alla base del maggiore o minore grado di vivacità delle singole borgate, in maniera da individuare, nello specifico, eventuali punti di forza su cui far leva o altrettanti punti di debolezza da correggere.
In particolare l’analisi ha inteso delimitare, secondo le indicazioni della misura, le borgate di piccole dimensioni, con una presenza trascurabile di edifici diroccati (o non più utilizzabili) e servite da infrastrutture di accesso normalmente transitabili; le borgate di particolare pregio architettonico (con testimonianze architettoniche di un certo valore storico) e nuclei di antica formazione; le borgate inserite in un contesto locale dotato di un sufficiente livello di “vitalità” (misurabile secondo numerose variabili tra le quali, ad esempio, l’aumento demografico, il numero di attività imprenditoriali presenti sul territorio, il potenziale di reddito e consumo locale, la dotazione di servizi di uso quotidiano, la vocazione turistica, ecc.).
La ricerca ha interessato pertanto l’insieme delle borgate montane della Regione Piemonte partendo dalla delimitazione statica Istat più rappresentativa. In termini statistici non esiste, infatti, una chiara definizione di borgata; essa appare maggiormente delineata dal concetto statistico di ‘nucleo’ ma mantiene un’intersezione non vuota con la definizione statistica di ‘centro’ e, in particolare, di piccolo centro. Valutando la distribuzione della popolazione suddivisa per classi, si è visto che, nella selezione al di sotto della soglia di popolazione pari a 30 abitanti, viene compreso in Piemonte circa il 74% del totale dei nuclei montani e il 19% del totale dei centri, dunque la stragrande maggioranza di quanto, a pieno titolo, può essere assimilato alla definizione di borgata (si tenga conto che al 2001 poco sopra questa soglia emerge la dimensione comunale della montagna piemontese). Così facendo, il totale delle borgate oggetto di studio è risultato essere pari a 1.963 unità (rispettivamente 1.805 nuclei e 158 centri).

La ricerca ha interessato le seguenti fasi:
- individuazione delle borgate montane oggetto di studio: centri e nuclei con meno di 30 abitanti;
- identificazione delle variabili attraverso cui misurare il grado di sviluppo e vitalità del milieu locale;
- standardizzazione dei valori degli indicatori;
- verifica dell’indipendenza (non ridondanza) di ciascun indicatore;
- esplicitazione del rank e classificazione quanto-qualitativa delle borgate in funzione del loro grado di vitalità.
Il modello di analisi valutativa è stato sintetizzato (a partire dalla massa di dati disponibili sui centri e i nuclei) intorno a due assi principali definenti il milieu socio-economico e quello abitativo-ambientale.
In particolare l’asse socio-economico è stato delimitato da tre fattori relativi a:
- il carattere insediativo (raggruppa variabili inerenti quantità e qualità delle risorse umane insediate nel villaggio);
- la vitalità demografica (comprende variabili che valutano quanto la borgata sia dinamica in termini di sostituzione generazionale);
- la vitalità occupazionale (analizza il grado ed i segmenti di occupazione propri del villaggio).
L’asse abitativo-ambientale è caratterizzato invece dai fattori relativi a:
- la qualità abitativa (prende in considerazione il grado di occupazione delle abitazioni del villaggio oltre che la tipologia e le dotazioni delle stesse);
- il pregio architettonico storico (valuta la presenza sul territorio della borgata di edifici di un certo rilievo architettonico, es. chiese, edifici storici);
- lo stato di conservazione (considera i diversi gradi di manutenzione degli edifici presenti nella borgata).
Il modello ha fornito una classificazione dei villaggi montani entro una logica multicriteri e valutativa, utile a ricomporre i diversi livelli gerarchici e le determinanti economiche, culturali e sociali capaci di valorizzare le risorse presenti sul territorio.
Ogni borgata è stata analizzata in quanto facente parte di una specifica “zona omogenea” (ex-Comunità Montane) e i risultati sono stati cartografati per mezzo di elaborazioni Gis su base Ctrn (Carta tecnica regionale numerica).
Per quanto riguarda il rank è emersa una tipologia suddivisa in tre grandi insiemi gerarchici:
- “borgate strutturalmente deboli” (698);
- “borgate intermedie” (575);
- “borgate virtuose” (690).
A partire da questa classificazione si è puntato a definire i rapporti tra il potenziale della dotazione insediativa e la struttura socioeconomica interna alla borgata utile a fornire un supporto alla valutazione e alla programmazione degli interventi.

Delineando tale gerarchia e fornendo una valutazione dei sistemi locali, i risultati delle analisi hanno permesso di pervenire a un quadro generale del potenziale di sviluppo della Regione e alla formulazione di alcune ipotesi circa le dinamiche in atto sia nelle zone omogenee (fig. 1) che nell’insieme dell’arco alpino piemontese (fig. 2).

Fig. 1 – Esempio di analisi della zona omogenea dell’Alta Langa e Langa, Valli Bormida e Uzzone

Figura 2 – Uno scenario interpretativo fra marginalità montana e sviluppo

Come si nota il quadro delineato ha restituito un’immagine complessa e multiforme dell’intero sistema regionale delle borgate. Gli elementi delle borgate così individuati costituiscono le condizioni su cui è possibile intervenire per enfatizzarne la progettualità endogena e l’ancoraggio alle risorse locali o, viceversa, per ridurne gli impatti negativi; le riflessioni che ne scaturiscono possono cioè essere orientate a produrre visioni utili per la definizione e l’implementazione di politiche e azioni orientate sia ad uno sviluppo di livello micro territoriale (ovvero di borgata) che di livello sovra-locale (di reti di borgate o di portata regionale).
Alberto Crescimanno, Silvia Crivello, Fiorenzo Ferlaino

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