La montagna del Piemonte

31 marzo 2011

Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino e Francesca Silvia Rota, La montagna del Piemonte. Varietà e tipologie dei sistemi territoriali locali, Ires Piemonte editore, 2010 (179 pp. più un allegato con circa 80 carte tematiche).

Il 22 febbraio scorso è stata presentata all’Ires Piemonte la ricerca sulla montagna piemontese condotta nel 2009 presso questo Istituto da Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino e Francesca Silvia Rota, per conto dell’allora Assessorato regionale “Sviluppo della montagna e foreste”. L’obiettivo prioritario del lavoro era quello di fornire una base conoscitiva solida alle nuove Comunità montane, destinate a diventare “agenzie per lo sviluppo”. In attesa che questo miracolo si compia, si può dire che lo studio è comunque uno strumento conoscitivo utile a chi – ricercatore, amministratore, tecnico, docente, studente, semplice cittadino – voglia avere un quadro sintetico e analiticamente fondato del territorio montano piemontese e dei suoi problemi.
Lo studio è stato pubblicato nel volume La montagna del Piemonte. Varietà e tipologie dei sistemi territoriali locali ad opera degli autori suddetti (179 pp. più un allegato con circa 80 carte tematiche), edito dall’Ires Piemonte (2010). Esso ha già avuto larga diffusione presso gli enti locali della regione e può essere scaricato dal sito dell’Istituto.
I primi due capitoli passano in rassegna le numerose definizioni di montagna adottate da varie fonti internazionali, tra cui quelle dei diversi organismi e istituti di ricerca che hanno lavorato per l’applicazione delle politiche comunitarie ai territori montani. Nel secondo e nel terzo capitolo viene esaminata più in dettaglio la stessa definizione, con le delimitazioni conseguenti, per quanto riguarda l’Italia e il Piemonte, anche in relazione agli strumenti di piano e alle politiche regionali.
Questi primi capitoli sono molto utili per comprendere anche in chiave storica l’evoluzione delle rappresentazioni della montagna derivanti da diverse esigenze: statistiche, normative, funzionali e amministrative.
Il quarto capitolo apre la parte più originale dello studio illustrandone le premesse teorico-metodologiche, la delimitazione territoriale adottata e descrivendo le variabili utilizzate per costruire 35 indicatori di tipo congiunturale e strutturale. Esse riguardano tre grandi gruppi di fenomeni (assi), a loro volta suddivisi in classi: 1. socio-economici (demografia, reddito, dotazioni, attività); 2. infrastrutturali (reti, nodi, flussi, impedenza); 3. ambientali (capitale naturale, vulnerabilità, paesaggio, pressioni). Nel quinto capitolo viene svolta un’analisi della montagna piemontese su base comunale riferita ai tre assi suddetti, utilizzando i vari indicatori ed elaborando un indice sintetico per ciascuno di essi. In base a questi tre indici si ottengono altrettante classifiche dei comuni, di cui vengono riportati gli estremi, cioè i primi e gli ultimi venti. Nel sesto capitolo gli indicatori considerati vengono combinati, in modo da ottenere otto tipologie di comuni di montagna. Nel settimo capitolo la classificazione dei comuni viene riferita alle 22 zone omogenee identificate dalla Regione Piemonte ai sensi del DCR 217/2008 per il riordino delle Comunità montane, zone che vengono brevemente descritte e valutate in base alle tipologie comunali presenti. Le conclusioni toccano tre temi: 1) la varietà e la complessità dei territori montani che richiede politiche differenziate; 2) le determinanti dello sviluppo di questi territori, ricavate attraverso le correlazioni statistiche tra gli indicatori sintetici utilizzati; 3) i rapporti tra marginalità (58% dei comuni), situazioni socio-economiche positive (42%), risorse ambientali, dimensione demografica e “urbanità” (presenza di servizi). Segue un’ampia bibliografia
In appendice al volume si trovano: la raccolta storica delle norme relative alle Comunità montane piemontesi; l’elenco dei circa 559 comuni montani con le loro attribuzioni alle diverse classificazioni della montagna adottate in Piemonte; l’elenco degli stessi comuni suddivisi nelle nuove Comunità montane; l’illustrazione della Banca dati decisionale sulla montagna (BDDM) del Piemonte. Una voluminosa cartellina a parte contiene le cartografie tematiche degli indicatori per le singole zone omogenee, corrispondenti alle Comunità montane.
L’immagine della montagna che deriva da questo studio è di grande interesse in quanto, mentre da un lato conferma alcune linee ben note (per esempio l’esistenza di una soglia minima di popolazione correlata con accessibilità e lo sviluppo locale), dall’altro concorre a sfatare alcuni luoghi comuni. Anche se in alcuni casi, come ad esempio per quanto riguarda l’indice sintetico ambientale questi capovolgimenti di immagine lasciano un po’ perplessi (per esempio che ai primi tre posti su questo asse ci siano Rassa, Carrega Ligure e Massello e tra gli ultimi Salza di Pinerolo, Ormea e Argentera). Rimane il valore di uno studio che, mentre ci dà un ottimo quadro d’insieme, non si limita ad affermazioni generali, ma scende nel dettaglio delle diversità fino al livello comunale, offrendo così una base analitica molto articolata – in senso sia tematico che territoriale – ai discorsi interpretativi, valutativi e propositivi.
Giuseppe Dematteis

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