La conoscenza e la ricerca al servizio dello sviluppo locale

24 agosto 2015

La rete LTER dei siti di ricerca di lungo termine sugli ecosistemi unisce i siti di 46 paesi, di cui 24 sono in Europa. Per promuovere la conoscenza di questi centri sono stati organizzati tre cammini con i ricercatori, a cui hanno anche partecipato gli appassionati ai temi ambientali e semplici camminatori.

La sera del 22 agosto è stato inaugurato il Cammino Rosa Azzurro Verde che parte da Gressoney la Trinité e arriva al Lago Maggiore unendo tre siti di ricerca e attraversando il geoparco Sesia Valgrande.
Sono numerosi i ricercatori che si sono mobilitati per organizzare l’evento: dal CNR all’Università di Torino per gli esperti su neve, ghiacciai, suolo, flora di alta montagna e foreste, dal Servizio Meteomont del Comando Truppe Alpine all’ARPA Piemonte e Valle d’Aosta per le rilevazioni sulle condizioni meteo, della neve e del permafrost, dal Parco Naturale Alta Valsesia per le osservazioni naturalistiche alle amministrazioni comunali per l’accoglienza, come pure il comprensorio Monterosa ski. Il tema del cambiamento climatico è di grande attualità e gli scienziati hanno potuto mettere in evidenza gli effetti sugli ambienti d’alta quota.

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La conferenza del 22 agosto è stata condotta da Paola Carrara del CNR di Milano e ha visto una serie di qualificati interventi. Giorgio Matteucci, coordinatore della rete Lter Italia, ha illustrato come lavorano i centri di ricerca di lungo termine sui sistemi ecologici. Margherita Maggioni (Università di Torino) e Gianluca Filippa (Arpa Valle d’Aosta) hanno descritto i siti di Torgnon e dell’Istituto scientifico Mosso dove vengono fatte le osservazioni di lungo termine sull’evoluzione della neve, dei ghiacciai, del suolo e delle foreste. Michele Freppaz e Michele Soffiantini hanno ricordato la figura di Umberto Monterin, professore dell’Università di Torino che per primo ha iniziato l’osservazione dei ghiacciai negli anni Trenta. Pier Paolo Laurent, Presidente del centro culturale Walser di Gressoney, ha ricordato la storia dei popoli Walser che sono stati condizionati nel corso dei secoli dalle variazioni del clima.
La mattina del 23 agosto ci si è ritrovati all’Istituto Angelo Mosso dell’Università di Torino, costruito al Col d’Olen ai primi del Novecento come laboratorio a supporto dell’osservatorio di fisiologia umana presso il Rifugio Regina Margherita. Il Direttore del Mosso Piergiorgio Montarolo con Mara Fausone dell’Astut (Archivio storico tecnico dell’Università di Torino) ha raccontato la storia dell’Istituto che ha vissuto il suo periodo di maggior sviluppo prima della Seconda Guerra Mondiale e che ora è in piena rinascita grazie all’entusiasmo di giovani ricercatori e studenti dell’Università di Torino. Luigi Perotti, Cristina Viani e Marco Giardino del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e del comitato glaciologico italiano (www.glaciologico.it) hanno illustrato l’arretramento e la perdita di spessore dei ghiacciai. Nicola Colombo ha presentato un sito di permafrost. Il capitano Euro Annis del Servizio Meteomont ha illustrato la loro rete, la stazione per le osservazioni meteorologiche e rilevazioni sulla neve, condotte con l’Università di Torino. Diego Garzena dell’Università di Torino ha parlato delle rilevazioni sul clima tramite le serie storiche. Margherita Maggioni e Gianluca Filippa hanno illustrato gli studi sulle caratteristiche della neve e sui rischi che possono essere provocati dalle sue modificazioni. Michele Freppaz e Chiara Leonoris con Marco Giardino hanno illustrato le caratteristiche geologiche e del suolo del Monte Rosa valsesiano. Csilla Hudek ha illustrato le caratteristiche e la funzione delle radici nei suoli d’alta quota.
Le conferenze serali sono state organizzate per mettere in risalto la partecipazione degli esperti locali all’accrescimento della consapevolezza della fragilità del territorio.
Dislivelli ha aderito fin da subito all’iniziativa e ha potuto apprezzare l’originalità dell’evento e la competenza degli organizzatori.

Maria Cavallo Perin

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