L’enfant d’en haut

1 giugno 2012

La stazione sciistica in quanto tale appare raramente nel cinema. Procedendo a memoria tra titoli di un certo successo, si ricordano principalmente delle commedie, per altro non di grande livello. Cortina d’Ampezzo ha ospitato ben due cinepanettoni: “Vacanze di Natale” (1983) e “Vacanze a Cortina” (2011). “Scemo e più scemo” (1994) si svolge prevalentemente nel resort di Aspen, Rocky Mountains statunitensi. Tornando tra le montagne vicine, la località sciistica valsesiana dell’Alpe di Mera ha fornito gli esterni al film pornografico “Sos. Sex on snow” (2008). Ma quest’ultimo esempio non ci interessa dal momento che il genere poco contempla campi lunghi e inquadrature panoramiche in grado di contestualizzare la trama nell’ambiente di montagna. Nella famosissima saga di 007, l’agente segreto James Bond viene ripreso con gli sci ai piedi in ben 5 episodi, ma con scarso spazio dedicato alle stazioni sciistiche.
Nel recente “Sister”, pessima traduzione dell’originale “L’enfant d’en haut”, la montagna è davvero coprotagonista della trama in un film di successo, dotato di un cast di prim’ordine e vincitore dell’Orso d’Argento all’edizione 2012 del Festival di Berlino. Si tratta di un vero e proprio dietro le quinte di una grande stazione sciistica svizzera che non viene illustrata come luogo di vacanza e svago dove giovani e abbienti appassionati di sci si divertono praticando sport e frequentando bar su piste e discoteche alla moda. La montagna di “Sister” è un luogo di perdizione che offre al bambino Simon l’opportunità di rubare sci e abbigliamento costoso da rivendere a cuochi e camerieri impiegati nell’albergo sulle piste.
La regista franco-svizzera Ursula Meier pone a confronto due non luoghi: le case popolari di pianura e la stazione sciistica. L’ambiente a valle in cui abita Simon è caratterizzato da famiglie allo sbando, terreni agricoli incolti coperti da chiazze di neve sporca e una trafficata strada statale. A monte sorge la stazione sciistica dove i turisti si godono la neve, sempre fotografata con tonalità tendenti al grigio, incuranti della desolata realtà che li circonda. L’unico collegamento tra i due mondi è una funivia che Simon percorre più volte al giorno con la refurtiva. L’alto e il basso vengono inoltre rappresentati da due figure femminili opposte, la tormentata Louise e la distaccata turista inglese, a cui Simon offre la sua idea di affetto senza ricevere una redenzione.
Di grande impatto è la scena che illustra la chiusura della stazione per la fine della stagione sciistica. I lavoratori, prevalentemente stranieri, stipati in camerate affollate negli scantinati, si preparano in fretta e furia per ripartire alla volta di altre mete turistiche e altri impieghi stagionali. Rimarrà una struttura fantasma che tornerà ad animarsi con l’arrivo dell’inverno successivo.
Simone Bobbio

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