L’ape che ride

31 ottobre 2013

«Ogni soggetto del popolo No-Tav ha portato qualcosa al movimento: chi la scienza e la documentazione, chi l’esperienza artigiana, agricola o della fabbrica, chi il canto e la musica (…) È avvenuto così il capolavoro dell’unità di generazioni, paesi, culture di diversa provenienza. È avvenuta quell’esperienza mirabile che prima Gramsci e più tardi Sartre definivano fusione, quando ci si incontra e ci si rapporta non in competizione, ma per raggiungere obiettivi comuni, che ci innalzano tutti (…) Il rispetto per noi stessi procede sempre insieme al rispetto degli altri e della natura» (G. Richetto, Il succo di un’amicizia civile. Perché una comunità riflette e non si arrende, Borgone, Tipolito Melli, 2009). Così scrive Gigi Richetto, insegnante di filosofia e attivista del movimento. Infatti, in Valle di Susa la riflessione sulla questione alta velocità si è tradotta in espressioni diverse, che, come gli affluenti della Dora, pur partendo da punti differenti, confluiscono in un solo corso. È il caso per esempio di Etinomia, un’associazione nata nel 2012 per iniziativa di alcuni giovani di Almese e che ha come simbolo un’ape sorridente, che al posto delle ali ha due bilance. Perché l’ape? «Perché è un animale molto organizzato, molto comunitario e molto utile. Ci sembrava il simbolo ideale per il nostro progetto e le ali sono segni di giustizia, è un animale che si muove come vorremmo muoverci noi» sostiene Riccardo Goghero, giovane informatico tra gli iniziatori del progetto.

«Etinomia nasce all’interno del movimento, siamo due facce della stessa medaglia, perché Etinomia si identifica nel movimento. Quando circa due anni fa, nel 2011, le cose qui stavano diventando un po’ calde, i media in genere dipingevano le persone che aderiscono al movimento come squatter, perditempo e che in realtà gli imprenditori della valle erano tutti a favore del Tav, perché avrebbe dato lavoro. In realtà gli imprenditori a favore sono quei due o tre che sono interessati ai lavori del tunnel». Così è nata questa associazione, che si pone come obbiettivo quello di fare rete tra gli imprenditori della valle e di proporre nuovi modelli di sviluppo. Tra i soci ci sono imprenditori di ogni tipo, agricoltori, ristoratori, artigiani, produttori di formaggi, piccoli industriali, alcuni dei quali anche dall’elevato contenuto tecnologico.
«Ci siamo accorti che c’era l’energia giusta per proporre progetti. Sempre in direzione, non opposta, ma parallela a quella dei grandi cantieri. Noi non parlavamo solo di Tav. Il Tav ormai è chiaro, non è più un treno, ma un modo di intendere il futuro. Noi siamo nati per fare rete, mettere in contatto realtà che non si conoscevano. Oggi ogni piccolo imprenditore conosce gli altri imprenditori della valle. Chi si iscrive a Etinomia, aderisce a un manifesto etico e si impegna a lavorare in un certo modo perché ha dei principi diversi. Mettiamo in contatto le persone perché si agevolino rapporti commerciali, senza aspettare i finanziamenti dello Stato o dell’Europa, che tanto qui non arrivano».
La questione Tav si è allargata a una riflessione molto più ampia. «È arrivato il mostro e ti ha fatto capire che il mostro, forse, non è solo a forma di treno, ma ha forma di economia, di banca o di dollaro. Noi tutti detestiamo questo mostro».
Fra gli esperimenti promossi da Etinomia, un mercato a km zero, che si tiene ogni sabato sulla piazza di Almese. «È stato un successone. Moltissimi vengono a fare la spesa qui. Costa meno, è più buono e compri da gente che conosci. Nello stesso mercato ci si è messi a raccogliere scampoli di stoffa. Una comunità di ricupero, qui ad Almese, ne ha fatto delle borse, che noi vendiamo a 5 euro. Se ne sono vendute tantissime, anche perché sono in stoffa e non in plastica», continua Riccardo con entusiasmo.
Etinomia organizza corsi di vario tipo: di agricoltura biologica, di informatica, di intaglio legno. «Chiunque di noi abbia una piccola conoscenza, cerca di fare un corso, che può essere pagato 10 euro, 50 oppure a offerta libera. Però sono cose che ci permettono di fare vedere che ci sono persone, qui in valle, che hanno voglia di insegnare».
Si lavora anche per promuovere il software open source e c’è il progetto di creare un piccolo polo tecnologico-informatico, che serva a tutti gli utenti della valle. Un altro obiettivo che i soci di Etinomia si sono posti è la copertura wi-fi della valle. Per ora è già stata realizzata a Villarfocchiardo e ad Avigliana, dove c’è una copertura pressoché totale e assolutamente gratuita.
Un’altra delle iniziative di Etinomia è il “susino”. Un rettangolino di carta con sopra l’ape sorridente e “giusta”. Non si tratta di una moneta complementare o di una vera e propria local money, sarebbe illegale. Si tratta di un buono sconto che viene regalato e che può essere speso nei negozi che aderiscono all’iniziativa, ottenendo uno sconto del 10%. I susini sono accettati in moltissimi negozi e ristoranti della valle. «La cosa funziona non tanto per lo sconto, che in fin dei conti è poca cosa, ma perché crea un’idea di comunità. Io vengo a mangiare da te o a comperare da te, perché tu, come me, credi che si possa fare un’economia diversa».
L’economia ha molte facce e tutte si specchiano nell’ambiente. Giancarlo Bolzanin, anche lui del gruppo Etinomia, si sta occupando assieme ad altri del problema dello smaltimento dei rifiuti e della possibilità di trattarli a freddo. Mentre da un lato lo Stato persegue la politica degli inceneritori, Giancarlo e altri di Etinomia sono andati a Vedelago, comune in provincia di Treviso tra i più virtuosi d’Italia, che sta raggiungendo l’obbiettivo di zero rifiuti, grazie a un impianto che gestisce in entrata, giornalmente, 100 tonnellate di spazzatura, risultato della raccolta differenziata di oltre 200 comuni e di 830 aziende. Il miracolo consiste nel trattare i rifiuti indifferenziati che avanzano dalla raccolta e che solitamente sono destinati alla discarica o all’inceneritore, per trasformarli in una “materia prima secondaria” (come viene chiamata la materia prima del riciclo) utilizzabile per arredi urbani, pavimentazioni, costruzioni e addirittura gasolio.
«Abbiamo dovuto trovarci sull’orlo del precipizio per arrivare a ragionare su queste cose» dice Andrea Forte, giovane ingegnere tra i fondatori di Etinomia. «Il problema è che certe cose le stiamo capendo dal basso, ma non dall’alto. Lì si continua a ripetere che dobbiamo aumentare il Pil».
Marco Aime

Info: www.etinomia.com

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