Ci vuole un’altra vita

2 dicembre 2015

«Ci vuole un’altra vita», cantava tra magistrali violini e tastiere Franco Battiato nel noto brano contenuto nel suo LP dell’83, “Orizzonti perduti”, alludendo alla decadenza e all’imbruttimento della vita urbana dell’Occidente; cantore, già in non sospetti tempi di crisi, e in un certo senso testimone, del desiderio di tanti uomini e donne che, stanchi della frenesia e dello stress, sognavano una vita semplice e genuina. Tanti hanno poi avuto il coraggio di lasciarla, quella vita logorante, per ricominciare altrove. Un altrove che, per molti, si è tradotto nel trasferimento sui monti, emblematici custodi, grazie al loro isolamento e alla natura poco antropizzata, di ciò che è dentro di noi ma che in città e nei luoghi inurbati non è più così facile trovare: bellezza, purezza, semplicità. L’altrove di Ines Benazzi, classe 1959, e di sua figlia Cristina, classe ’91, originarie della pianura mantovana, è stata e continua ad essere proprio la montagna, dove dal ’96 gestiscono un rifugio. A Castiglione delle Stiviere, prima di quell’anno decisivo, Ines aveva un negozio di frutta e verdura. Un mestiere remunerativo, sì, ma anche impegnativo, senza sosta, compresso tra gli altri mille doveri della vita costretta tra casa, lavoro, famiglia; tra le mura degli edifici, l’asfalto delle strade, le distese delle monocolture intensive di mais e il cemento dei capannoni che sorgono in quel produttivo distretto lombardo. E la crescente voglia di evadere e il bisogno di vivere in un luogo più tranquillo, appartato, silenzioso, foriero di pace e bellezza. È così che nasce l’idea, o, meglio, la necessità di ricominciare dalla montagna, custodita da sempre nel cuore e nei pensieri sognanti di questa giovane donna, che, non ancora quarantenne e insieme all’ex marito e alla figlia piccola, decide di trasferirsi sui monti della sponda bresciana del Lago di Garda, sopra Toscolano Maderno, per gestire il Rifugio Pirlo allo Spino, situato a 1200 metri in un bel punto panoramico sul Benaco.

Una scelta coraggiosa per poter vivere e non solo lavorare, e lavorare anche per piacere e non solo per dovere, in un luogo più appagante del grigiore e della monotonia della piana padana. «È una vita più difficile, questa, soprattutto per le donne, ma anche più serena e tranquilla», racconta Ines, «senza contare il fatto di trovarsi in un ambiente più bello di quello di giù, privo di inutili distrazioni». Dopo l’esperienza gardesana e dopo due anni di pausa, nel 2001 è l’ora di ripartire, ‘sta volta dai monti dell’alta Val Sabbia, dove Ines prende in gestione il Rifugio Amici Miei, situato in mezzo ad un’abetaia a 1000 metri di altitudine, sopra l’antico abitato di Ono Degno. Il Comune di Pertica Bassa che ne è proprietario ha ristrutturato il vecchio fienile e lo ha adibito a struttura accogliente e famigliare, ben integrata con l’ambiente circostante. «Qui – dice Ines – ci si sente a casa, ed è il luogo ideale per chi desidera stare in mezzo alla natura in tranquillità e in libertà o per chi vuole partire verso escursioni impegnative verso la Corna Blacca e le cime vicine». All’interno, nella sala da pranzo campeggia una bella stufa a legna. Vi sono una veranda, dei gazebi esterni e un ampio giardino con un’area dedicata ai bambini; le camere constano di 24 posti letto. A differenza di tanti rifugi che storcono il naso alla vista dei fedeli amici dell’uomo causando non pochi problemi a chi ne ama la compagnia, qui anche gli amici a quattro zampe sono sempre i benvenuti. I cani di Ines e Cristina scorrazzano liberi nei dintorni e sono le mascotte del rifugio, sempre aperto nella stagione estiva, nei weekend e in occasione delle festività durante il resto dell’anno. «Non abbiamo altri lavori e viviamo solo di ciò che ci dà il lavoro qui al rifugio», dice Ines. «Economicamente parlando, è più dura ora di quando avevo l’ortofrutta, ma la qualità delle nostre vite è migliorata; è più serena, più tranquilla. Il rapporto con le persone del posto, anche se ci chiamano ‘le basaröle’ (le bassaiole, n.d.r.) ironizzando sulla nostra provenienza, è disteso e sereno e le relazioni che si instaurano coi clienti sono famigliari e amichevoli, forse grazie anche all’ambiente armonico in cui il rifugio è situato».

La cucina è semplice e genuina, basata sui piatti tradizionali bresciani e mantovani, ma curata nei sapori e nell’abbinamento degli ingredienti, attenta a anche ai celiaci nonché ai vegetariani e vegani. È inoltre possibile richiedere la preparazione del pranzo al sacco per chi vuole trascorrere una giornata tra la natura. Racconta Ines: «Quando lavoravo nella Bassa non avevo il tempo per dedicarmi alla cucina, ma poi ho imparato. Faccio a mano tanti prodotti: il pane, i dolci, la pasta, persino i casoncelli. Mi piace ascoltare i consigli delle donne del posto sulla cucina nostrana, ma amo anche metterci del mio. Offriamo i formaggi e le marmellate prodotte dai piccoli agricoltori locali, e lo spiedo è cucinato con le carni di animali allevati nelle vicinanze. A colazione, gli ospiti possono godere del caffè di moka, del pane fatto in casa, delle marmellate e del burro nostrano prodotto nelle malghe sopra i paesi». L’informalità e il clima famigliare sono di casa all’Amici Miei e, ironizza Ines, «le lenzuola sono regolarmente spaiate e rigorosamente non stirate!».
L’appagamento e la gioia date dalla seconda vita in montagna sono tali che Ines e Cristina amerebbero che più persone abbracciassero questa scelta. L’augurio è soprattutto rivolto ai giovani, anche in relazione alla precarizzazione della vita lavorativa causata dalla globalizzazione e da scelte economiche e politiche poco avvedute. Conclude Ines: «Penso che più giovani dovrebbero fare questa scelta di vita, che è sicuramente più complicata rispetto alla vita di pianura e di città, ma che è senza dubbio più sana, più vitale, più appagante».
Michela Capra

Rifugio Amici Miei, tel. 3338970520
https://www.facebook.com/rifugioamicimiei.paghera

Info: www.lefratte.com

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