Che bun: come valorizzare la carne allevata in alpeggio

30 maggio 2014

La filiera corta “Che Bun” è nata nel 2011 grazie a un bando del Gal Mongioie, ha sede nel Comune di Bastia Mondovì ed è guidata da tre piccole aziende (due aziende agricole e un macello) a conduzione familiare, situate nel raggio di due chilometri. Si occupa esclusivamente di bovini di razza piemontese, allevati in modo sostenibile, la cui carne viene consegnata a domicilio dagli stessi allevatori, confezionata in “pacchi famiglia”.
I titolari hanno deciso di puntare sulla qualità e la peculiarità dei loro capi, riscoprendo tecniche tradizionali, utilizzate in azienda dai loro padri e nonni, e proponendo un modello di consumo opposto rispetto a quello dominante. “Che bun”, nell’idea dei suoi creatori, si fonda essenzialmente su quattro livelli che lo caratterizzano e rendono innovativo: produzione di qualità, benessere animale, consumo consapevole, cultura e territorio. La filiera è a ciclo chiuso: i vitelli nascono in azienda, vengono nutriti con miscele di cereali e alimenti naturali per lo più autoprodotti (senza ogm e integratori), vivono in stabulato libero e sono macellati a meno di due chilometri dalle stalle.

Una componente fondamentale è costituita dall’alpeggio: tutte le estati da giugno a settembre le mucche e i vitellini vengono trasferiti nei pascoli di Acceglio e Viozene. È importante sottolineare che questa pratica non era tradizionalmente in uso nelle aziende in questione, ma è stata consapevolmente introdotta una decina d’anni fa. Infatti, pur comportando sforzi non indifferenti, garantisce una maggiore qualità al prodotto finale, oltre che un evidente benessere per gli animali.
Il motto di “Che bun” è “da lì a là”. Sta a indicare l’attenzione per un consumo completo del capo: “non si spreca niente”. Proponendo il pacco famiglia (che contiene, in proporzione al peso, tutti i tagli del bovino), la filiera incentiva un consumo consapevole e ben dosato della carne (anche delle parti meno pregiate), senza sprechi, in opposizione alla logica da fast food: il modo migliore per consumar carne è farlo in minore quantità e valorizzando ogni parte del capo, questo giova alla salute e all’ambiente. E’ quindi molto importante, secondo i titolari, che il cliente impari a conoscere e cucinare ciò che intende mangiare. In questo la consegna a domicilio ha un ruolo fondamentale. Sono infatti gli allevatori stessi ad effettuarla, instaurando così un rapporto diretto col cliente e, se necessario, consigliando ricette e metodi di cottura.

Si è inoltre creata una rete con altre aziende locali (viticoltori, produttori di formaggio, ristoranti), accomunate da valori simili, che riguarda soprattutto il supporto reciproco nella promozione sia dei loro prodotti, che del territorio in generale.
E’ interessante notare come alla base dell’innovazione proposta da “Che bun” ci sia in realtà una riscoperta: quella dell’alpeggio come metodo di allevamento efficace ed efficiente, dell’armonia con l’ambiente, quella di un approccio “slow” alla produzione e al consumo.
In questo si può riconoscere un atto culturale in senso lato, un ritorno alle origini che, attualizzato, si dimostra conveniente e riproducibile in prospettiva futura.
Alberto Porta

Info: www.chebun.it

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