Luca Rota, “Il miracolo delle dighe. Breve storia di una emblematica relazione tra uomini e montagne”, Fusta 2023, 110 pp. 17 euro

Ma sarà mai possibile far passare come “belle cose” quelle dighe in cemento alte centinaia di metri che sbarrano le valli dove si fanno più strette, facendo scomparire intere borgate, e che ogni tanto addirittura crollano o provocano ondate di piena devastanti, e sempre comunque modificando il paesaggio circostante, che chissà poi com’era prima?

Beh, se si ha la pazienza di leggere il libro, attentamente e fino in fondo, se si ha la costanza di addentrarsi in un racconto lungo e complesso, accompagnati dalla scrittura inconfondibile di Luca Rota, che ti rapisce e ti porta in volo per mano, allora forse sì. Almeno, a me è successo. E partivo fortemente prevenuto, perché io non solo non amo i colossi di sbarramento per l’acqua, sebbene certo siano utili e green (con buona pace dei pesci…), eppure alla fine mi sono convinto: tante volte sono davvero paragonabili a delle opere d’arte.

Luca è spudoratamente di parte, e lo dichiara anche, è da sempre affascinato dalle dighe, fin dalla tenera età, tanto da condurci anche gli amici patiti di montagna con l’inganno, pur di vederle, ammirarle, e poterle poi raccontare. D’altra parte è una perversione del tutto legittima, non c’è nulla di male, e se non ti fai prendere dall’entusiasmo la volta dopo vai a fare una gita in montagna con qualcun altro, oppure ti unisci anche tu al popolo dei “dighisti”.

Luca dicevamo ti prende per mano in un lungo viaggio a cavallo delle Alpi alla scoperta delle “mirabili opere d’arte ingegneristica”, alternando storie personali a narrazioni locali, raccontando di come l’ingegno antropocentrico abbia contribuito nel bene e nel male alla trasformazione dei paesaggi in alta montagna, fino a trasformare alcuni laghi artificiali in attrazioni turistiche riconosciute a livello internazionale. Questo, secondo Luca, è il vero “miracolo” della diga, cioè il fatto che un’opera spesso molto impattante, frutto dell’ingegno dell’uomo, possa non solo venire accettata dai locali ma addirittura sia in grado di creare scenografici laghi destinati a diventare elementi imprescindibili del paesaggio. Il libro, molto bello e piacevole alla lettura, procede su un terreno minato, spesso esposto a potenziali polemiche e sicuramente non esente ai mugugni degli ambientalisti talebani.

Maurizio Dematteis