Venticinque anni di Percorsi Occitani

5 settembre 2017

“Bisognerebbe fare come in Valle Maira”, è un leit motiv diffuso. Ma dirlo è una cosa, farlo un’altra. Occorrono alcune condizioni non facili a trovarsi. Primo, nella valle in questione non ci deve essere “niente”. Che significa niente grandi e invasive infrastrutture turistiche. Secondo, occorre che si coaguli un drappello di amministratori locali preveggenti, un po’ visionari, dotati della capacità di vedere oltre, nel tempo e nello spazio. Terzo, un po’ di fortuna, o casualità. Forse il caso ha voluto che negli anni ’80 giungessero da queste parti viaggiatori d’oltralpe, visionari anche loro. Viaggiatori curiosi che, sedotti dal “niente” della valle, con un passa parola capillare l’hanno “portata” nei loro paesi (in Germania soprattutto, molti cittadini tedeschi hanno letteralmente adottato la valle). Quarta condizione, ma non ultima per importanza, l’ambiente, o meglio, la morfologia, l’evoluzione geologica che ha disegnato un solco vallivo un po’ budello, tutto anse. Dove la strada pare fatta apposta per scoraggiare le visite frettolose.
Il niente della Val Maira è stata la premessa per progettare il “tutto”. Il turismo dei passi, del camminare, in ogni stagione. I Percorsi Occitani, un itinerario che in 14 tappe (e molte varianti) compie l’intero periplo della valle, toccando tutti i comuni. In 14 giorni si va da una valle laterale all’altra, tra boschi e altopiani, alpeggi e borgate. Ognuna con il suo posto tappa, http://www.percorsioccitani.com/percorsi-occitani-posti-tappa/ Una rete di locande accomunate da un’accoglienza di qualità: buon cibo, informazioni, gentilezza. E una navetta (lo Sherpabus) per la logistica, i recuperi e le emergenze.

Una festa di passi
Quale miglior modo per celebrare l’anniversario? E così è stato: a giugno, una camminata di 14 giorni da una locanda all’altra. L’intero itinerario, quattordici tappe a staffetta che hanno coinvolto 400 camminatori di ogni età e ogni dove. Per ognuno una bella esperienza. Dialogo, condivisione vera, in una valle di fresco fiorita. E poi concerti, racconti di anziani, torte di festeggiamento, visite ai musei e alle chiese. Partiti lunedì 5 giugno da Villar San Costanzo (il paese dei Ciciu), i camminatori sono arrivati a Dronero domenica 18. Condizioni meteo favorevoli sono state la classica ciliegina sulla torta.
Camminare dialogando (invertendo i termini il risultato non cambia) è stato anche il modo migliore per fare il punto. Per parlare dei problemi, del domani.

Sulla Gardetta, dinosauri e fuoristrada
Altri 25 anni di Percorsi Occitani e oltre, questo si augura alla Valle Maira. Il sistema è però ora atteso alle conferme, all’esame di maturità. E la strada non è tutta in piano, perché la prima prova è proprio una strada. L’erta, insidiosa rotabile che dal Preit di Canosio sale al Colle del Preit, porta d’ingresso alla Gardetta, ma soprattutto le strade ex militari che tagliano in lungo e in largo il magnifico altipiano. Una zona di elevatissimo pregio ambientale, importante geosito, salito all’onore delle cronache scientifiche per il ritrovamento di orme di dinosauro una decina di anni fa.
Ma oggi i dinosauri potrebbero spaventarsi: in particolare nei week end estivi, alla colonna sonora alpestre di brezze e campanacci si sovrappone il meno bucolico rombo di moto e fuoristrada impegnati nei loro raid sulla rete di rotabili ex militari che collegano gli estesi altopiani fra le valli Maira, Grana e Stura. Una piccola Parigi-Dakar sulle Cozie: sulle ali delle termiche il rombo dei motori arriva sulla cima della Meja, la montagna di mezzogiorno, turrito simbolo di questo angolo di Alpi. Un grosso problema per taluni, un problemino per altri, un’opportunità per altri ancora. In ogni caso un tema spinoso, e i precedenti lasciano presagire che non sarà agevole venirne a capo.
La questione è lo spunto per uno scambio di opinioni con Roberta Ferraris. Siamo proprio sulla Gardetta, impegnati nella tappa 11 del trekking commemorativo. Difficile trovare un interlocutore più autorevole. Camminatrice di professione, accompagnatore sui lunghi cammini, Roberta è impegnata sul percorso per ragioni professionali. E da camminatrice condivide la mia idea: «Ci vorranno forse tempi lunghi, bisognerà creare condivisione, ma l’accesso turistico motorizzato alla Gardetta va bandito. O almeno regolamentato in modo stringente».
Ed è quanto è accaduto quest’estate su decisione di Roberto Colombero, sindaco di Canosio e presidente dell’Unione dei Comuni.

Diversi turismi, turismi diversi
Turisti del camminare e del pedalare, wanderer e biker che hanno eletto la Valle Maira a loro terreno privilegiato. Turisti stanziali, che amano al più passeggiare, che “chiedono la pensione completa”. Infine, i citati turisti motorizzati. Esigenze diverse, orari diversi, diversi menù, che non è facile armonizzare. È possibile soddisfare tutti?
«Il rischio è di non soddisfare nessuno». Così esordisce Marco Andreis, titolare con la moglie Valeria della nota locanda Lou Pitavin in Borgata Finello a Marmora. Veri pionieri del turismo dolce, 17 anni fa Marco e Valeria sono stati fra i primi a credere nella potenzialità della valle e convengono con me che il turismo motorizzato è stato fin qui un problema sospeso, ma era evidente che prima o poi il nodo sarebbe venuto al pettine.
«Abbiamo discusso della questione strade all’interno dell’associazione (Percorsi Occitani) e nella prima riunione dell’anno abbiamo votato all’unanimità di porre seri limiti al flusso motoristico sulle strade in quota. Una scelta coerente, parte del processo iniziato anni fa. La scelta – prosegue Marco – deve però essere sorretta da una strategia di comunicazione mirata, di marketing. Prima dobbiamo far sapere che esiste un paradiso motori-free e, solo in un secondo tempo, chiudere le strade, così le perdite che avremo (ma non è detto) dalla minor presenza di motociclisti e fuoristradisti saranno compensate dal maggiore afflusso di camminatori e mountain biker, ovvero quanti ci hanno fatto vivere finora».
Valle Maira, fuel-free. Un’utopia?

L’orto? Biologico, è ovvio
Non potrebbe essere diversamente per Monica Colombero, titolare dell’Agriturismo Lou Bià, in Borgata Torello, sempre a Marmora: «Ho avuto la fortuna di essere nata in un contesto agricolo e aver imparato a utilizzare le risorse del territorio e ciò che un’azienda agricola produce. Per questo penso che l’orto sia una piccola grande ricchezza che mi permette di cucinare e servire piatti freschi tutti i giorni e fare provviste di cereali, composte e marmellate per l’inverno. Una piccola (grande) ricchezza che gli ospiti apprezzano, così come apprezzano i corsi della fattoria didattica».
Sul sito web dell’agriturismo si legge: «Lo scopo è di avvicinare giovani e adulti alla Madre Terra per ritessere con essa i legami originali, recuperare le abilità manuali attraverso l’uso di strumenti di lavoro non meccanici, riscoprire i materiali naturali come il legno o la pietra attraverso una serie di corsi e iniziative».
Madre Terra, natura, biodiversità. In Valle Maira è tutelata come si deve?

Perché in Val Maira non c’è un parco?
Camminando sui distesi sentieri della Gardetta la domanda di Roberta Ferraris non mi coglie di sorpresa. Da (ex) addetto ai lavori, azzardo qualche ipotesi. Posto che ipotizzare nuovi parchi naturali suona oggi quasi irreale, la domanda è lecita, soprattutto qui, su questo altopiano, vero tempio di natura. Natura da intendersi come biodiversità, e allo stesso tempo come cultura della natura. Che invece manca.
In effetti, tra le carenze del prodotto turistico “Percorsi Occitani” emerge la mancanza di una più efficiente comunicazione naturalistica, che renda ad esempio edotti sulla presenza (ignota ai più) dei siti della Rete Natura 2000 come il SIC “Sorgenti Maira”. Un vuoto, che la presenza di un’area protetta potrebbe colmare. Ma dopo la travagliata nascita del Parco naturale del Monviso, la questione non è davvero alle porte.

Nuvole e sole sul Chersogno
Inizio estate, pomeriggio, sulla valle laterale di San Michele (di Prazzo) si annuncia un temporale. Sono qui per una chiacchierata con Daniele Landra, giovane e motivatissimo presidente dell’Associazione “Percorsi Occitani”. La minaccia di pioggia ci costringe all’interno degli accoglienti locali dell’agriturismo di famiglia, in Borgata Allemandi. La stagione turistica è entrata nel vivo (ma qui parlare di stagione morta suona un po’ stonato). A pranzo si sovrapponevano idiomi, un vociante gruppo di escursionisti della Granda conviveva con più discrete coppie d’oltralpe.
La memoria va però più indietro, alla mia visita precedente, un anno e mezzo fa, quand’ero salito quassù per parlare di eliski, che “in Valle Maira non si farà mai”. (https://www.mountainwilderness.it/news-di-mw/valle-maira-sinfonia-verde-silenzio/). Tema della chiacchierata odierna, è il futuro. I prossimi 25 anni. Daniele sospira: «L’azienda agricola con le coltivazioni e le api, l’attività nell’associazione, la famiglia (a novembre arriva un figlio), far quadrare tutto è una bella sfida, ma il mio atteggiamento zen mi aiuta». Daniele fa il punto: «Un importante dato di partenza all’inizio della storia dei Percorsi Occitani è stata la sinergia tra operatori, amministratori e abitanti, parroci compresi. È grazie a questa unità d’intenti che si sono superate le prime difficoltà e si è arrivati al sistema collaudato di oggi. Col tempo però non si è riusciti a consolidare il dialogo, in particolare con l’amministrazione di valle, perdendo così qualche occasione. Ad esempio, non si sono risolte alcune criticità nella segnaletica e palinatura, oppure non si sono utilizzati in modo appropriato i finanziamenti dedicati alla sentieristica, e neppure siamo riusciti a rendere più efficace la comunicazione. In futuro sarà prioritario confrontarsi sulle politiche di programmazione strategica per lo sviluppo socioeconomico del nostro territorio del quale siamo tra gli attori fondamentali».
In effetti, i Percorsi Occitani hanno rappresentano l’asse turistico portante della valle, la sua autostrada del sole. È questo sistema che l’ha fatta conoscere, ed è grazie a questa rete di sentieri e locande, di sperimentato connubio tra “Antipasti e antichi sentieri” (Antipasti und alte Wege), che la valle è diventata un esempio anche oltralpe.
Ancora Daniele: «Uno degli obiettivi a medio termine sarà quello di rendere ancora più unico e integrato il sistema dei Percorsi con le altre valenze della valle. Ci piacerebbe caratterizzare meglio ogni tappa, tematizzandola con un elemento specifico, storico, architettonico o naturalistico, valorizzando al contempo le piccole imprese agricole e artigiane con i loro prodotti. I Percorsi Occitani devono diventare un’esperienza di viaggio completa e innovativa, che esalti le caratteristiche di ogni luogo, evitando però slogan e banalizzazioni».
All’agriturismo arriva un nutrito gruppo di svedesi. Daniele m’informa che sono tra i primi ad aver prenotato utilizzando il nuovo sito dell’associazione www.percorsioccitani.com. Il loro arrivo fornisce lo spunto per la conclusione: «Un altro obiettivo è certamente quello di far conoscere meglio i Percorsi anche agli italiani, che solo ultimamente stanno scoprendo questo paradiso dell’escursionismo a due passi da casa».
Quasi sintonizzandosi con le parole di Daniele il vento in quota spinge altrove il temporale, sulla borgata è tornato il sole e, in alto, il Chersogno, signore di questa valle, ristabilisce le gerarchie. Come l’anno scorso lascio questo luogo d’incanto con rammarico e sul fondovalle raccolgo i pensieri. A Macra, ancora una volta l’indicazione “Locanda del Silenzio” suona come un invito. Prima o poi lo accetterò.
Toni Farina

25 anni di sentieri occitani in Val Maira (Cn)

Estratto dalle linee guida dei Percorsi Occitani
Per aderire ai Percorsi Occitani occorre sottoscrivere un documento in cui si chiede fra l’altro di:
- promuovere il turismo del camminare, del muoversi lentamente a contatto con la natura
- seguire una filosofia che non sia solo orientata a massimizzare il profitto, ma prioritariamente a promuovere il turismo eco-sostenibile che favorisce la creazione di posti di lavoro, la permanenza delle persone in montagna, l’utilizzo e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente
- utilizzare in cucina principalmente prodotti freschi provenienti dal territorio, rispettando la stagionalità dei prodotti agricoli, escludendo cibi preconfezionati e/o surgelati
- essere consapevoli e comunicare agli ospiti che il lusso del nostro territorio è rappresentato dalle acque buone, dall’aria non inquinata, dalla rete di sentieri di ogni livello nella bassa, nella media e nell’alta valle, dal silenzio…
- promuovere un turismo di qualità che valorizzi le risorse del territorio senza impoverirle: la natura, la rete di sentieri, il patrimonio artistico e culturale, gli abitanti del territorio con la loro storia e le loro attività

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