RaF: alla radice delle politiche forestali

8 maggio 2019

Com’è possibile amministrare una famiglia senza conoscerne i componenti? E senza sapere di quante risorse dispone o quali sono le esigenze di ciascuno? Le stesse domande che si potrebbero fare per un’impresa, per una piccola comunità, per una città, per uno stato o per il Pianeta. Come si può essere certi di fare la scelta giusta senza disporre di informazioni e dati solidi?
Per quanto riguarda foreste e settore forestale, fino a poco tempo fa queste domande il nostro Paese non se le era poste. Gli unici dati, importanti ma parziali, di cui lo Stato italiano si è faticosamente dotato, dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi, sono quelli dell’inventario delle foreste: “Inventario Forestale Nazionale 1985” e “Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi di Carbonio 2005”, mentre  l’“Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi di Carbonio 2015”, nel 2019, non ha ancora completato i rilievi e non è detto che riesca a completarli entro quest’anno. Ma conoscere la consistenza e le principali caratteristiche dei boschi, pur essendo importante, non è sufficiente. In un’ottica di sostenibilità del rapporto tra specie umana ed ecosistema forestale (di cui facciamo parte da quando abbiamo avuto origine) non basta conoscere le caratteristiche ecologiche dei boschi, è anche necessario avere un quadro del contesto economico e sociale ad esse connesso.
Questo è l’obiettivo con cui, nel 2019, è stato realizzato il primo “Rapporto sullo stato delle Foreste e del settore forestale” (RaF Italia 2017-2018), per colmare questa lacuna e dotare decisori politici, tecnici pubblici e privati, associazioni e comuni cittadini di una base di conoscenza comune.

Il RaF 2017-2018 in sostanza è una specie di numero zero, poiché rappresenta anche il primo “inventario” dei dati disponibili sui molteplici aspetti che riguardano le foreste e gli alberi in Italia. Il volume raccoglie 8 focus, 8 buone pratiche, 105 notizie e 109 indicatori. Ad eccezione dei Focus, tutto il resto, per semplicità, è suddiviso in 8 Aree tematiche: Patrimonio forestale; Gestione e tutela delle foreste; Alberi fuori foresta, monumentali e in ambiente urbano; Politiche forestali; Prodotti legnosi; Prodotti non legnosi del bosco; Servizi di regolazione e culturali del bosco; Imprese e lavoro in bosco. Per ogni Area tematica sono stati individuati 2 coordinatori, che hanno lavorato in stretta sinergia con le istituzioni, gli enti, le associazioni e gli esperti di specifiche aree tematiche. Complessivamente sono stati coinvolti oltre 200 esperti di varie discipline. Insomma il primo RaF Italia non è stato il lavoro di “un uomo solo al comando”, ma un prodotto partecipato da un’ampia rappresentanza di soggetti direttamente o indirettamente interessati al bosco, ai suoi prodotti, alla sua fruizione e alla sua tutela.
Il quadro che descrive il RaF Italia 2017-2018 è molto variegato. Ci sono dati solidi, come quelli dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi di Carbonio, accanto a dati assai meno solidi. In alcuni casi, su aspetti anche molto importanti, disponiamo di dati parziali, sui quali sarà necessario investire in futuro. Tuttavia oggi si tratta del quadro più completo di cui disponiamo riguardo a foreste, alberi e settore forestale.

Il D.Lgs. 34/2018 (conosciuto come Tuff) prevede la periodica realizzazione del RaF Italia, in modo da poter avere a disposizione dati aggiornati e progressivamente più precisi e solidi su ciascuno degli ambiti chiave. Ma non basta, perché in futuro il Tuff dice che si dovranno mettere a punto anche indicatori capaci di rilevare l’efficacia delle scelte politiche a scala regionale, nazionale e comunitaria.
Con il RaF Italia il nostro Stato si è dotato di uno strumento molto simile a quelli che sono alla base delle strategie forestali di paesi a noi confinanti, come Svizzera, Austria e Slovenia, ma anche di stati importanti nel quadro della gestione forestale come Canada e Usa e di grandi organizzazioni internazionali come Fao ed Unione Europea. Queste ultime due organizzazioni internazionali chiedono infatti periodicamente informazioni dettagliate al nostro Paese, che fino alla realizzazione del RaF l’Italia faceva fatica fornire. Alcuni degli addetti a tale ingrato ruolo dovevano impegnarsi personalmente alla ricerca di informazioni spesso disperse in molteplici uffici, a scala nazionale e regionale.

Per quanto riguarda l’uso pratico che può essere fatto di questo Rapporto, il RaF Italia 2017-2018 offre sicuramente le basi per ridurre il livello di improvvisazione della politica e dell’amministrazione del patrimonio forestale italiano. Anche se, preme sottolinearlo, il “sistema Italia” fino ad oggi ha sempre mostrato la pessima abitudine di considerare documenti di questo genere fine a se stessi, e si spera che il RaF Italia possa davvero in futuro costituire la base di partenza per individuare punti di forza e punti di debolezza su cui agire, e non diventare semplicemente un volume corposo che fa bella mostra di sé in una libreria.
Il RaF Italia è un documento ricchissimo di spunti e dati che possono fare da grimaldello per convincere i decisori politici ad adottare scelte capaci di portare sviluppo, tutela e benessere. L’invito è quindi quello di leggerlo con attenzione e di non considerarlo come un punto di arrivo, ma come uno strumento operativo da cui partire per sviluppare le politiche forestali in Italia a scala regionale, nazionale e internazionale.
Paolo Mori, Compagnia delle Foreste (Ar)

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