Merci libere di circolare?

10 gennaio 2020

La libera circolazione delle merci sta alla base dei principi su cui si regge l’Unione Europea. Ma fino a che punto la circolazione delle merci deve essere libera? Non parlo di meccanismi protezionistici in chiave sovranista, ma del fatto che la circolazione delle merci spesso implica non pochi problemi per le regioni attraversate. E allora qualche provvedimento a tutela della salute e dell’ambiente, anche se dovesse comportare qualche limitazione alla circolazione delle merci stesse, dovrebbe essere preso in considerazione. In ogni sistema di trasporto, più o meno evoluto che sia, i benefici si hanno nei luoghi di partenza e destinazione, mentre le regioni attraversate hanno di solito solo danni. E più le merci (ma la cosa vale anche per le persone) transitano velocemente più i danni aumentano e calano le possibilità di avere benefici. Vale per un’autostrada (chi vive lungo l’autostrada, ma lontano dagli svincoli beneficia solo di rumore ed inquinamento), ma anche per una linea ferroviaria: che beneficio posso avere da una ferrovia che mi transita a pochi metri con la stazione più vicina è a 30 chilometri? Le Alpi, dal punto di vista del trasporto delle merci, sono considerate un territorio da attraversare il più velocemente possibile. Alcuni valichi alpini come il Brennero sono al collasso; valichi minori, anche interni e non autostradali sono percorsi durante la settimana da mezzi pesanti alla ricerca del risparmio sui pedaggi che attraversano centri abitati e percorrono strade non adatte a sopportare un tale traffico. E chi vive lungo quelle vie di transito è costretto a subirne le conseguenze in termini di rumore, inquinamento, incidenti.

Recentemente la Ministra dei Trasporti Paola De Micheli, sollecitata dalla lobby dell’autotrasporto è intervenuta duramente presso l’Unione Europea per contrastare -in nome della libera circolazione delle merci e dell’economia- i provvedimenti presi dai governi austriaco e tirolese atti a ridurre l’inquinamento sul loro territorio attraversato ogni giorno da migliaia di Tir. La politica è chiamata a trovare soluzioni per l’economia, ma tenendo in debita considerazione anche il diritto alla salute ed alla qualità della vita di chi vive lungo le vie di transito. Oggi paradossalmente parte dei Tir (non i container, ma gli interi automezzi!) che transitano per l’Austria viene caricata su treno a Worgl per poi riprendere la strada in direzione Italia una volta giunti al Brennero. Per avere la nuova infrastruttura ferroviaria ci vorrà un’altra decina d’anni e senza misure di disincentivo del trasporto su gomma essa non sarà in grado di attrarre che una minima parte delle merci. Ma qualcosa va fatto fin da subito: dalla capacità residua della linea ferroviaria attuale, a misure che prevedano la riduzione dinamica della velocità (è in fase di sperimentazione sulla tratta italiana del Brennero, ma occorre ora metterla in pratica), a misure serie di internalizzazione dei costi esterni  (ambientali, sociali) dei trasporti, all’applicazione di una borsa dei transiti su tutto il territorio alpino. Analogamente, per quanto riguarda i valichi secondari o interni: fino a quando i centri abitati della Valle Stura dovranno sopportare i Tir che li attraversano e arrancano verso i tornanti del Colle della Maddalena? Quanto potranno ancora sopportare i centri della Val Tanaro attraversati dalla Statale 28, già presa d’assalto da mezzi pesanti per evitare pedaggi, oggi peraltro ancora più frequentata a causa della parziale inagibilità della A6? Davvero si vuole aprire ai mezzi pesanti la statale del Colle di Tenda che attraversa gli stretti centri abitati della Valle Roja?

Per rendere più sostenibile l’autotrasporto dal punto di vista ambientale non sono sufficienti misure come incentivi per favorire l’ammodernamento del parco circolante e le innovazioni tecnologiche dei veicoli alimentati con carburanti alternativi: il traffico su gomma va ridotto anche attuando seriamente un trasferimento modale che non si mette in pratica solamente con la realizzazione di nuove infrastrutture ferroviarie.
Francesco Pastorelli

Dalla Convenzione delle Alpi: le Parti contraenti prenderanno misure… al fine di ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico intralpino e transalpino ad un livello che sia tollerabile per l’uomo, la fauna, la flora e il loro habitat, tra l’altro attuando un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti e in particolare del trasporto merci…

www.cipra.org/it

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