Lungo il sentiero

1 luglio 2014

Marzia Verona, Lungo il sentiero, L’artistica editrice, Savigliano 2014, 182 pagine, 15 euro

Marzia Verona, animatrice del blog pascolovagante.wordpress.com, abbandona la raccolta di storie e testimonianze per cimentarsi nella scrittura di un vero e proprio romanzo. Si tratta di “Lungo il sentiero”, opera interessante che attraverso l’escamotage del ritorno di un figlio di immigrato in nord Europa alla ricerca delle radici familiari nelle valli del Cuneese, permette all’autrice di raccontare luci ed ombre del “mondo dei vinti”. Di un tempo che fu, a volte idealizzato, altre incriminato. Di riti e usanze ormai perdute, con un file rouge di amarcord che trapela nettamente e accompagna il lettore lungo la lettura di tutto il libro.
«…vacche, capre e pecore, dal cui latte si ricavavano pregiate tome miste, a detta di tutti le migliori – spiega lo zio del giovane alla ricerca delle sue radici –, come oggi non se ne trovano più». O ancora, sempre lo zio: «Era proprio un giardino, a quei tempi, la montagna! Guarda adesso com’è ridotta!».
Ma l’aspetto che stupisce di più, in una “pastora per scelta” come Marzia Verona, laureata in Scienze forestali e ambientali, studiosa e profonda conoscitrice della realtà del pastoralismo, è lo scetticismo nel “progresso in alta quota” che traspare, sempre dal suo libro. Perché: «Quando ho iniziato io con questo lavoro – continua il burbero zio –, le cose stavano già cambiando e poi hanno preso la rincorsa; nel giro di venti, trent’anni è cambiato da così a così. Poteva mutare in meglio, invece il progresso a queste quote sembra aver portato più male che bene». Stupisce ma fa riflettere. Perché in fondo chi più di Marzia Verona, acculturata, allevatrice, coinvolta, che conosce e ha frequentato sia l’accademia che l’alpeggio, è in possesso degli strumenti per valutare l’eventuale fallimento di un sistema economico e sociale “trasferito in quota” che negli ultimi cinquant’anni ha relegato i territori alpini al margine?
Si può essere d’accordo o meno con la visione tutto sommato pessimista del futuro del mondo dei pastori d’alpeggio che traspare dal romanzo, ma sicuramente il libro non lascia indifferenti gli amanti della montagna e merita di essere letto.
Maurizio Dematteis

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