Il frazionamento frena l’agricoltura montana

16 ottobre 2023

In un quadro di trasformazioni socio-economiche della società rurale montana avvenute nel corso del secolo scorso che hanno portato ad un graduale abbandono dei terreni agricoli, con conseguente perdita di paesaggio culturale e di produttività, il frazionamento fondiario ha giocato un ruolo determinante. Possiamo affermare che nelle zone montane o collinari esso rappresenti il vero divide rispetto alla pianura dove il valore delle aziende ha consentito di mantenere accorpate le superfici.

Un discorso a parte meritano quei contesti collinari di pregio, dove ad esempio si producono vini DOCG, dove il valore della terra fa sì che tramite il mercato si possa evitare il frazionamento (o facilita l’accorpamento). Ma dove la terra ha scarso valore (economico, perché quanto a valore ambientale e paesaggistico anche i terreni di montagna ne hanno eccome), anche per una banale compravendita (ammesso che si possa risalire al proprietario) sarebbero più i costi per le pratiche burocratiche del valore del terreno. Il frazionamento fondiario comporta l’impossibilità di disporre di superfici aziendali minime, di stipulare contratti per la presenza di troppi proprietari, di poter effettuare una pianificazione e adottare strategie a lungo termine.

Una soluzione possibile per questa problematica è lo strumento dell’associazione fondiaria (di seguito Asfo). Da alcuni anni in diverse località montane piemontesi, prendendo spunto da iniziative sviluppate nelle Alpi francesi, sono nate le prime Asfo. Queste consentono di riunire sotto un’unica gestione i terreni di più proprietari (soci) sostituendo una conduzione individuale della singola proprietà con una collettiva, di più ampio respiro, indirizzando le pratiche gestionali secondo le vocazioni territoriali. Grazie al processo assai semplice di adesione da parte dei soci, alla trasparenza gestionale ed alle garanzie che vengono date circa il mantenimento della proprietà agli stessi soci conferitori, si sta rivelando uno strumento funzionale.

Tale strumento necessita di essere sostenuto mediante normative più chiare che tengano in considerazione l’attuale stato evolutivo del contesto montano. Se questo è un compito a cui è chiamata la politica (e qui va dato atto alla Regione Piemonte, prima in Italia, di essersi attivata promulgando una legge che riconosce ed incentiva le Asfo, la L.R. 21/ 2016), perché le Asfo possano svilupparsi in maniera efficace è dovere dei proprietari dei terreni agricoli di montagna abbandonati o prossimi all’abbandono cambiare atteggiamento, tralasciando la gestione particolaristica per passare (tornare) ad una gestione del bene collettivo.

Nella Frazione Carnino del Comune di Briga Alta (CN) si è costituita nel 2012 la prima Asfo delle Alpi italiane: qui si possono contare oltre 750 particelle catastali – da pochi metri quadrati delle più piccole a qualche migliaio per le più grandi – per una superficie complessiva pari a circa 40 ettari. Prima dell’abbandono, iniziato nel dopoguerra e completato nella seconda parte degli anni ‘90, l’utilizzo di questi terreni ha visto il passaggio graduale da coltivi a prati da sfalcio a pascoli. Ancora negli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso gran parte del territorio veniva sfalciato – anche manualmente – ed i covoni di fieno caratterizzavano il paesaggio.

La costituzione di un’Asfo diventa il presupposto iniziale per la ripresa dell’uso del territorio con i relativi benefici che ne derivano. Oggi sui terrei dell’Asfo Carnino viene praticato il pascolo rispettando un preciso piano pastorale ed adottando tecniche di pascolamento adatte al sito. Un domani, speriamo non troppo lontano, si auspica possa riprendere l’attività di lavorazione del latte in loco e – su qualche terreno più vocato e accessibile – si possano ripristinare alcune coltivazioni.

Il mantenimento dei prati e dei pascoli residui attraverso l’attività agro-pastorale è fondamentale. Mantenendone – o riproponendo – l’antico ruolo produttivo, si aggiunge oggi una serie non secondaria di valenze ambientali, paesaggistiche e turistiche. La riqualificazione e la valorizzazione del paesaggio agro pastorale rientra tra le finalità delle Asfo costituendo uno dei principi cardine per l’adesione da parte dei singoli soci.

Rispetto ad una gestione da parte di un’impresa o di un consorzio di imprese che hanno principalmente priorità economiche, l’Asfo ha come obiettivo la gestione sostenibile del territorio dove l’aspetto economico è considerato di pari grado a quelli sociali ed ambientali.

Nello scorso mese di maggio si è costituita, anche grazie allo stimolo di UNCEM Piemonte, la CoAsfo, associazione di secondo livello che intende raggruppare le tante associazioni fondiarie che in questi anni si sono sviluppate in Piemonte (e accogliere le tante ancora che nasceranno) con lo scopo di fungere da coordinamento, di rappresentare le Asfo nei confronti di Enti ed Amministrazioni e di offrire alle Asfo servizi di supporto di carattere tecnico, amministrativo, contrattuale e giuridico.

Franceco Pastorelli, Presidente Asfo Carnino e Cons.

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