Il fondo che tiene

5 dicembre 2013

Sci stretti infilati in bianchi binari, lasciarli filare via sulla neve lungo dolci discese, declivi tratteggiati tra boschi di pini e larici. Ma non solo, perché si deve anche vincere la forza di gravità, conquistando salite sempre più dure e impervie, il tutto alla scoperta di angoli di neve difficilmente penetrabili.

Il fondo, in fondo, è anche questo: senza disconoscere i cugini dello sci alpino, gli sci sottili e leggeri del fondo rappresentano un modo diverso di vivere la neve. E oggi più che mai, incapricciati dal wellness a tutti i costi e dalla riscoperta del rapporto con l’ambiente che ci circonda, lo sci nordico rappresenta la giusta risposta alla vecchia fuga dalla città. Uno sport vecchio, dirà qualcuno, ma con stimoli nuovi, diciamo noi. E chi fino ad oggi ha creduto che lo sci nordico fosse solo fatica, sofferenze immani dai lunghi respiri, ebbene si sbagliava: se è vero, com’è vero, che il fondo è lo sport più aerobico in assoluto, può tranquillamente essere interpretato come un’attività ludica priva di enormi sforzi, o meglio dire, di smisurate faticate. Si può sciare forte, facendo fondo, emulando Dario Cologna o Petter Northug, ma non si commette reato se si vuole ridurre la velocità a tutto beneficio di altri piaceri, quali la vista o l’udito.
Infine non va dimenticato l’elemento turistico dello sci di fondo: viaggiare per sciare, o se preferite, sciare per scoprire nuovi luoghi, nuove mete, destinazioni ignote fino ad ora o escluse dai grandi circuiti turistici, ma non per questo di minore importanza.
Carlo Brena

www.facebook.com/rivista.scifondo

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