Dislivelli al convegno Cipra 2010

13 ottobre 2010

I Paesi della Convenzione delle Alpi non sono costituiti solo da centri economici, ma anche da aree periferiche e rurali. Questi territori si trovano di fronte a sfide molto importanti, per affrontare problemi quali quello dell’emigrazione. Per capire meglio i fenomeni in atto la Cipra dedica il suo Convegno annuale proprio a questi temi (Semmering, 14-16 ottobre 2010). Al Convegno partecipa anche Maurizio Dematteis, socio fondatore di Dislivelli, che presenta il suo lavoro di ricerca “Mamma li turchi. Le comunità straniere delle Alpi si raccontano”, una raccolta di testimonianze realizzata nel corso del 2009 di 14 immigrati testimoni di consistenti comunità straniere differenti, residenti in altrettante valli alpine, dal Piemonte alla Liguria.  Un lavoro che ha svelato come dei quattro milioni e 330 mila cittadini stranieri presenti oggi regolarmente sul territorio italiano (dati Dossier statistico immigrazione Caritas Migrantes 2009) alcune migliaia, da poco più di cinque anni a questa parte, dai grossi centri urbani, cominciano a indirizzarsi con “effetto rimbalzo” verso la provincia, vallate alpine comprese.
Il fenomeno avviene per diversi motivi, riconducibili in ultima analisi alla ricerca di un “miglioramento della qualità della vita” dei migranti, soprattutto per le famiglie con figli.
Le “nuove famiglie” provenienti da “oltre Europa”, dopo aver maturato la scelta di trasferirsi in montagna, nella stragrande maggioranza dei casi, soprattutto grazie al percorso formativo dei figli nel nostro paese, decidono di rimanere e investire sul contesto territoriale radicandosi nelle comunità locali. Comunità che non si limitano ad essere osservatori passivi del fenomeno migratorio in atto, ma che spesso si impegnano a investire sui nuovi concittadini attraverso la fornitura di servizi specifici.
Proprio al fine di cercare di fotografare la reazione delle comunità all’arrivo dei “nuovi abitanti” non comunitari, la ricerca, oltre alla testimonianza dei diretti interessati, si è concentrata sulla raccolta del punto di vista di chi già risiedeva in quei territori. Chi ha vissuto il processo di arrivo e assimilazione “dal di fuori”. Sindaci, assistenti sociali e normali cittadini, che hanno fornito un’interessante lettura del fenomeno da un’angolazione differente. Ad esempio analizzando il processo di cambiamento della domanda di servizi pubblici e la loro faticosa riorganizzazione, spesso ancora in atto e supportata da singoli comuni, consorzi, comunità montane e associazioni del privato sociale.

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