Di sicuro Natura: l’Azienda Agroforestale Dranzo

10 novembre 2017

Nella zona che abito, le Pertiche di Val Sabbia (Prealpi bresciane), è da poco fiorita una giovane e interessante realtà agricola: si tratta dell’Azienda Agroforestale Dranzo di Daniele Pirlo. Ho incontrato Daniele la scorsa estate, durante una delle passeggiate tra i pascoli di media montagna sovrastanti l’abitato di Ono Degno (785 metri), mentre stava predisponendo l’abbeveraggio per le sue mucche. Ho lasciato trascorrere la bella stagione che per chi vive in montagna è sempre molto impegnativa e, giunto l’autunno, ho approfittato della relativa calma di una serata ottobrina per un’intervista. «Sono nato a Gavardo l’8 settembre 1986 e con la mia famiglia ho vissuto a Vestone, uno dei maggiori centri del fondovalle», racconta Daniele. «Mio padre è un imprenditore, mia madre un’insegnante di inglese. I miei avi da parte paterna sono originari del borgo di Ono Degno, dove la mia famiglia possiede ancora un appartamento e un fienile, ma nessuno, nel secolo scorso, fu contadino e allevatore. Il mio bisnonno Bortolo era muratore e forse solo da piccolo ebbe occasione di condurre al pascolo qualche mucca. Conseguito il diploma di geometra non sapevo bene che strada lavorativa intraprendere. Dopo un’esperienza di un anno e mezzo come boscaiolo e la passione che ne è scaturita per il mondo della silvicoltura ho sentito la necessità di approfondire le conoscenze sul legno: mi sono così iscritto al corso di laurea triennale in Tecnologia e Industria del Legno presso l’Università di Padova, con distaccamento a Vittorio Veneto (TV) dove ho vissuto durante gli studi. Nel frattempo ho partecipato a corsi professionali di abbattimento e allestimento alberi con logistica forestale completa organizzati dall’ateneo padovano, visitato segherie e manifatture del legno. Finiti gli studi ho cercato lavoro in giro e ho avuto l’opportunità di trascorrere tre mesi in alpeggio, a Malga Bondolo sopra Condino (TN), insieme al bravo malgaro Cristian Freddi, che in Val Sabbia alleva con passione e competenza mucche di razza Grigia Alpina e Rendena. Dopo quest’esperienza molto positiva, ho trovato lavoro sul Lago di Garda in una falegnameria specializzata in serramenti: lavorare dieci-dodici ore al giorno in confronto alle diciotto ore di malga mi sembrava una sciocchezza! Mi pagavano bene, ma dopo quattro anni hanno smesso di pagare regolarmente lo stipendio a noi dipendenti, causa della decisione di licenziarmi e di cambiare strada. Nel frattempo, in quegli anni ho deciso di iniziare la ristrutturazione del fienile di famiglia di Ono Degno perché stava man mano andando in degrado: ho capito che ripristinarlo poteva significare rimetterlo in funzione e ridargli piena vita agricola. È stato così che, con i soldi della disoccupazione e del TFR, nel 2016 ho avviato l’Azienda agricola, che prende il nome proprio dal toponimo del fienile, Dranzo, che ora assorbe tutto il mio tempo ed è diventata a tutti gli effetti il mio lavoro».

Come sono articolate le attività dell’azienda e cosa significa ‘agroforestale’? «Ho scelto di impegnarmi nei tre settori rurali tipici della montagna: innanzitutto quello silvocolturale e di manutenzione del verde, quello dell’allevamento e infine quello relativo alla coltivazione di ortaggi e alla raccolta di erbe e frutti spontanei. La diversificazione mi permette di seguire il ritmo delle stagioni tenendomi impegnato tutto l’anno e di poter contare su almeno una produzione sicura laddove altre non raggiungano i risultati sperati. Il lavoro è enorme, ma posso contare su un valido collaboratore, Gabriele Cima, anche lui un montanaro ‘per scelta’ come me. Il segreto della buona riuscita è la programmazione puntuale e giornaliera delle attività e un’accurata manutenzione di tutti i macchinari, senza badare a spese affinché lavorino sempre al massimo dell’efficienza».
In cosa consiste la tua attività boschiva? «Io lavoro molto col bosco perché è la mia passione e l’oggetto dei miei studi. Mi dedico alla sua cura e alla sua manutenzione. Principalmente, eseguo interventi di salvataggio e potatura di piante secolari sulle quali opero con funi e attrezzature. Nei casi più estremi eseguo interventi di rimozione di piante pericolanti inaccessibili a mezzi meccanici. Ai miei clienti fornisco anche la legna da ardere sin dagli anni del lavoro in falegnameria, quando di sabato e domenica, per avere un reddito quando il datore di lavoro non pagava, facevo questo tipo di attività. Ora che sono imprenditore agricolo il fatturato del settore boschivo è fondamentale e corrisponde circa al 30% del fatturato aziendale complessivo».
Come è nata la scelta di allevare animali? «È scaturita dalla volontà di preservare il paesaggio e la biodiversità di quei pochi prati e pascoli rimasti attorno e sopra Ono Degno, che solo lo sfalcio regolare e il pascolo possono mantenere. Per ridurre la mole di lavoro che la stabulazione invernale e la produzione lattiero-casearia comporterebbero, ho sin da subito optato per le mucche di razza Highlander, originaria delle Highlands scozzesi. Questi animali hanno un’ottima resistenza al freddo e sono adatte al pascolo permanente, pur in presenza del riparo della stalla dove viene somministrato loro il fieno. Ne posseggo dieci capi, oltre a due fattrici incrociate con la razza Aberdeen Angus. La pregiata carne dei vitelli è richiesta dai ristoranti di fascia alta, in quanto più magra e povera di colesterolo grazie al folto pelo che aiuta a mantenere la temperatura corporea in assenza dello spesso strato di grasso sottocutaneo. La resa in termini di produzione di carne è inferiore rispetto a quella delle razze più comuni, però la qualità è molto alta, due aspetti fondamentali che assicurano la vendita. Durante l’estate, porto le mucche al pascolo a quota 1200 metri e nel frattempo mi dedico allo sfalcio dei prati che la gente del posto che ne è proprietaria, perlopiù anziani, mi concede in cambio della pulizia del loro fondo: il fieno mi serve per il foraggio della stagione invernale, l’unico alimento che somministro ai miei capi ad eccezione di un po’ di orzo macinato da me se si presentano problemi di fiacchezza delle fattrici. Inoltre, presso alcune zone di pascolo in abbandono sto provando ad attuare un diserbo naturale delle felci appoggiando sul terreno un apposito cellophane per poi mettere a dimora, in primavera, sementi certificate biologiche di erbe e fiori spontanei autoctoni».

L’attenzione alle peculiarità del territorio è di riferimento anche per la tua attività di coltivazione e raccolta. «Erbe aromatiche ed edibili spontanee, piccoli frutti e bacche come ginepro, biancospino, prugnolo e corniolo sono i prodotti che io e il mio collaboratore raccogliamo e di cui riforniamo alcuni ristoranti di Milano che ne fanno richiesta. A Vestone, nel fondovalle, ho preso in affitto un appezzamento di 700 mq che ho appena iniziato a coltivare a raperonzoli, un altro prodotto raro e ricercato, grazie ai consigli del più esperto coltivatore italiano che risiede a Lonato del Garda, non lontano da qui».
Hai potuto beneficiare di contributi pubblici per l’avviamento dell’attività? «In realtà dovrei riuscire a beneficiare del premio di Primo Insediamento Giovani Agricoltori, ma purtroppo l’iter è molto lento e quindi ora sto ancora aspettando. Le difficoltà di carattere burocratico ed economico sono enormi per uno che come me è partito da zero. Il Premio Giovani è previsto dal PSR regionale per un totale di 30.000 euro che mi verranno corrisposti in due rate in un periodo di cinque anni. Ai bandi possono accedere solo gli IAP (gli Imprenditori Agricoli Professionali, cioè coloro che, in possesso di conoscenze e competenze professionali, nelle zone svantaggiate di montagna dedicano all’attività agricola di impresa almeno il 25% del proprio reddito complessivo, n.d.r.). Va dimostrato il raggiungimento di 12.000 euro ipotetici di investimento iniziale. I calcoli vengono eseguiti attraverso specifiche tabelle che esprimono dei valori per ogni razza di animale o ettaro di campo coltivato».
Pensi che il fatto che la tua famiglia sia originaria di questi luoghi abbia influito positivamente sulla tua esperienza? «Sì, indubbiamente. La criticità dei terreni della montagna italiana è data soprattutto dalla frammentazione fondiaria e dalla frequente difficoltà a rintracciarne i proprietari, che magari vivono lontano. Per questo ho dovuto relazionarmi con la gente del posto da cui poter avere in uso i prati da falciare: il fatto che i miei avi fossero conosciuti e ben voluti ha sicuramente aiutato. Per un ‘foresto’ sarebbe più difficile, ma molto dipende da come ci si rapporta: se sei rispettoso e cordiale con tutti e se ti dimostri serio e convinto di quello che fai la diffidenza iniziale dei montanari può tramutarsi in fiducia e amicizia».
Daniele, che è anche un host dell’organizzazione WWOOF per cui giovani ragazzi provenienti da tutto il mondo aiutano nei vari lavori agricoli in cambio di vitto e alloggio, mi confida che i suoi prossimi obiettivi sono l’ottenimento della certificazione biologica dell’azienda e la realizzazione di un Agriturismo presso l’appartamento di proprietà a Ono Degno.

Infine, l’obbligatoria domanda finale: pensi che altri giovani possano intraprendere un percorso come il tuo? «Lo spazio c’è, i buoni esempi altrui pure. Personalmente sono alla ricerca di giovani che vogliano provare a intraprendere la mia stessa esperienza in particolare nel campo dell’allevamento degli Highlands scozzesi perché il mio piccolo sogno sarebbe creare un piccolo distretto valsabbino dell’Highlands certificato bio. Manca però chi vuole fare realmente questo lavoro mettendoci anima e corpo come questo tipo di attività e di vita richiede: con la testa sei sempre lì, è necessario essere ben focalizzati sul proprio obiettivo e non farsi distrarre dalle mille opzioni del mondo consumistico e mondano odierno. Oggi si vive come cittadini del mondo ma non si hanno più radici; d’altro canto chi viaggia e gira il mondo lo fa per godere delle bellezze altrui, vien da sé che se tutte le nostre bellezze sono in stato di degrado qui non viene più nessuno nemmeno per fare una passeggiata! Occorre dunque, oltre a una forte motivazione e alla capacità di lavorare sodo, l’attaccamento al territorio montano. Qualità sempre più rare tra i giovani d’oggi. Speriamo…».
Di fronte a tanta consapevolezza e intraprendenza non resta che augurare a Daniele e alla sua Dranzo il meglio per la riuscita delle varie attività, all’insegna della sostenibilità e dell’amore per la montagna.
Michela Capra

Azienda Agroforestale Dranzo di Pirlo Daniele
Tel: 334 8817080
Mail: danielepirlo@hotmail.it

Nessun commento.

Replica








Web design e sviluppo: Resonance