A cura della redazione
Silvia Segalla, In montagna. Paesaggi letterari e passaggi d’epoca, Rosenberg & Sellier 2025, pp. 131, 12 euro
Come compare la rappresentazione della montagna nella letteratura recente? Una domanda interessante a cui Silvia Segalla, dottorata in scienze sociali presso l’Università di Padova, cerca di dare risposta attraverso l’analisi di tre opere a cavallo tra il secolo breve ed il nostro: “Barnabo delle montagne” di Dino Buzzati (1933), “I Brusaz” di Giovanna Zangrandi (1954) e “Le otto montagne” di Paolo Cognetti (2016).
Il volume si divide in due sezioni, la prima dedicata all’analisi di paesaggio montano e alla ricostruzione della recente storia letteraria legata ad esso, la seconda all’analisi delle tre opere sopra citate e dei territori montani che ne risultano.
Se nella montagna di Buzzati sopravvive l’inesplorato in cui Barnabo si muove per portare a termine le sue sfide eroiche, in quella di Zangrandi si scende a mezza quota tra le genti che si industriano e coltivano relazioni comunitarie indispensabili alla vita in altura; infine, nella montagna di Cognetti, si sottolinea la frattura tra uomo e natura, tra montagna antropizzata e selvaggia che si fa faglia incolmabile, una delle preoccupazioni più ricorrenti tra gli umani del XXIesimo secolo.
In definitiva, ci racconta l’autrice nel lungo percorso temporale da lei analizzato, che la montagna si è poco alla volta eretta a “baluardo del selvaggio”, e oggi in un’epoca storica caratterizzata dall’aumento dell’ansia comune nei confronti del cambiamento climatico e dei rischi ecologici ad esso collegati, vene efficacemente utilizzata come strumento per sensibilizzare anche le masse in pianura.