Un’esperienza bolognese

14 gennaio 2019

Lo spopolamento delle aree rurali rappresenta un problema sentito a livello nazionale: vittime incolpevoli di questo fenomeno sono i centri delle zone montano-rurali e i loro abitanti, destinati a una lenta dissoluzione. Anche l’Appennino bolognese, come tante altre realtà, risente di questo fenomeno; per tentare di far fronte a questa piaga, sfruttando e intrecciando i temi dello sviluppo e dell’inclusione a quello del turismo sostenibile, ecco che viene organizzata la prima edizione del “Corso di formazione esperienziale su sviluppo turistico e ospitalità interculturale nell’appennino bolognese”. Il corso è stato promosso dal festival IT.A.CÀ e Associazione Yoda, in collaborazione con ASP Città di Bologna (azienda per i servizi alla persona) e Open Group, patrocinato dall’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, Bologna Welcome, A.I.T.R. – Associazione Italiana Turismo Responsabile, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Città metropolitana di Bologna e dal Comune di San Benedetto Val di Sambro.
Il professor Pierluigi Musarò, docente presso l’Università di Bologna e referente scientifico del corso ha condiviso alcune osservazioni sul corso stesso, focalizzando l’attenzione in modo particolare sull’origine e sugli scopi che lo stesso si prefigge di raggiungere. La base del corso risiede in una ricerca che lo stesso prof. Musarò svolge a livello accademico, incentrata sul diritto alla mobilità e su una particolare visione del viaggio inteso come elemento di stratificazione sociale. Questa idea viene messa in campo in maniera creativa da circa 10 anni in seno al festival IT. A. CÁ, promotore del corso, di cui Musarò è direttore.
Per ciò che concerne strettamente il corso di formazione, l’organizzazione è stata finanziata dall’ASP Città di Bologna e dal sistema SPRAR nazionale: l’idea, a detta del prof. Musarò, è stata ritenuta innovativa e rispondente in prima battuta a un bisogno collettivo e, in secondo luogo, alle necessità dei due enti finanziatori. L’obiettivo primario era quello di creare un ponte che collegasse il turismo sostenibile e l’Appennino emiliano. Lo scopo rientra a pieno titolo nel tema del festival, spiega il professore, che per quest’anno si è incentrato sulla “restanza”, in altre parole, la volontà di essere presenti sul territorio e di prendersene cura.
La scelta di organizzare il corso nel Comune di San Benedetto Val di Sambro non è stata casuale: il paese in questione si era mostrato particolarmente contrario all’apertura dello SPRAR. Quale miglior occasione, dunque, per lanciare una sfida alla comunità? È così che Musarò apostrofa questa scelta: sfida. Il tema del viaggio, dice, è connesso a doppio filo al turismo e rimanda inevitabilmente anche alle migrazioni: creare proprio lì, proprio adesso, una realtà innovativa che incentivasse la coesione sociale e valorizzasse il territorio, mettendo sullo stesso piano residenti e stranieri è stata una vera provocazione, dalla quale è poi scaturito un momento fondamentale di confronto e di arricchimento per la comunità intera.

Tra luglio e settembre del 2018, i partecipanti sono stati ospiti presso la Cooperativa Open Group per quattro week end, dal venerdì alla domenica. Alla modica cifra di 60 euro pro capite, gli ospiti hanno beneficiato del vitto e dell’alloggio per tutta la durata del corso suddiviso in diversi momenti, scanditi da attività variegate. Alle lezioni teoriche si alternavano esperienze pratiche come il trekking del sabato, organizzato da associazioni locali; lo sviluppo di un project work coordinato da una figura che ha lavorato utilizzando le mappe; l’elaborazione di una proposta progettuale mirata allo sviluppo dell’Appennino, puntando sulla coesistenza tra i migranti e i turisti.
A Madonna dei fornelli, località turistica del comune che ha ospitato il corso, è stata creata la cooperativa di comunità Foiatonda, fondata da un gruppo di ragazzi che offrono diversi servizi: dal turismo all’agricoltura, sino alla rigenerazione urbana. L’esperienza di Madonna dei fornelli, ad ogni modo, non rappresenta un unicum nella zona: le cooperative di comunità permettono a tante persone del paese di gestire dei servizi e di offrirli ai turisti. La città di Bologna, negli ultimi anni, ha avuto un aumento esponenziale del turismo urbano: il turismo sostenibile, che anche questo corso mira a promuovere, intende valorizzare le aree rurali immediatamente adiacenti alla città. A due passi dalla Toscana, vicino alla Via degli Dei e alla Via della Lana e della Seta, non è difficile ipotizzare di creare nuove opportunità per rilanciare il territorio.
Clara Raffaele Addamo

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