Transizione ecologica: missione impossibile?

23 febbraio 2022

Quattro le aree oggetto di intervento della Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”: agricoltura sostenibile ed economia circolare; transizione energetica e mobilità sostenibile; efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; tutela del territorio e della risorsa idrica. Per la Missione 2 gli stanziamenti sono molto consistenti: ammontano a 59,63 miliardi di € ai quali si aggiungono 1,31miliardi del React EU, più altri 9,32 miliardi del Fondo Complementare, per un totale di 69,96 miliardi di €. Davvero tanti quattrini, la fetta più corposa del PNRR, soldi da spendere presto e bene.

Le criticità
Va rilevato però che un’occasione come questa meritava un percorso più partecipato che purtroppo non c’è stato. Ci attendevamo poi una maggior trasparenza e chiarezza sui criteri con cui il governo pensa di rispettare l’obiettivo posto dalla UE di spendere almeno il 37% delle risorse per la transizione ecologica, esplicitando per esempio il criterio di scelta dei progetti considerati green. Invece leggendo le differenti versioni del Piano sono venuti fuori, tra gli altri, progetti in contrasto con le politiche di neutralità climatica come ad esempio il confinamento geologico della CO2 nei fondali marini in Alto Adriatico, che per fortuna la Commissione europea ha eliminato grazie al principio di non provocare danno significativo all’ambiente per le misure del PNRR. Iniziative come queste che alimentano i sussidi alle fossili vedono la netta contrarietà delle associazioni ambientaliste, così come l’esplicito appoggio del ministro Cingolani al nucleare di quarta generazione, che ad oggi non esiste, o l’annuncio dello stesso di voler raddoppiare l’estrazione del gas dai nostri giacimenti.
Gli stessi decreti semplificazioni che accompagnano il PNRR, se da un lato dovrebbero costituire una garanzia per la realizzazione di tutti gli interventi previsti entro il 2026, d’altro canto lasciano più di una preoccupazione perché le messe a terra dei progetti avvengano nel pieno rispetto delle normative europee, in particolare quelle sugli appalti e sull’ambiente, e del principio comunitario do no significant harm (non provocare alcun danno significativo), nonché degli obiettivi e delle strategie derivanti dall’European Green Deal.

Missione 2 per la montagna
Passando alle specificità della Missione 2 che possono interessare in particolare la montagna, per i singoli settori di intervento il giudizio non è univoco. Per l’economia circolare si può rilevare come nel testo si parli di una generica chiusura del ciclo dei rifiuti, ma non si capisce che cosa si pensa di finanziare, se impianti datati di trattamento meccanico biologico (TMB) citati nelle prime bozze, o, come necessario, interventi innovativi del tipo di quelli indicati con il pacchetto di direttive europee sulla circular economy. Sull’agricoltur,a l’unica declinazione del principio genericamente affermato di sostenibilità è quella dei contratti di filiera e della logistica per i settori agroalimentare, ac­quacoltura, silvicoltura e degli immobili produttivi. Il PNRR contiene misure per l’agrisolare, l’agri-fotovoltaico e per il settore forestale, mentre c’è poco per quel che riguarda l’agroecologia e la promozione della biodiversità. Vogliamo tuttavia credere che nell’attuazione ci sia spazio affinché l’agricoltura diventi un settore strategico anche dal punto di vista ambientale, puntando sull’innovazione e sostenendo le pratiche estensive e non inquinanti tipiche dell’agricoltura di montagna. Nel PNRR vengono finanziati gli “Accordi di foresta”, che sono utili e importanti per le comunità montane. Resta comunque da capire come i progetti di uso delle risorsa legno saranno integrati in una pianificazione complessiva delle foreste per promuovere effettivamente tutela e gestione sostenibile del patrimonio forestale nella sua complessità anche migliorando la capacità di assorbimento della CO2 delle superfici e dei suoli e riducendo il rischio idrogeologico. Non va poi dimenticato che per avviare una vera transizione ecologica è necessario orientare le scelte del PNRR verso soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solution-NBS) come raccomanda l’UE, e incidere sugli obiettivi della Strategia Europea sulla biodiversità al 2030. In questa fase occorre dare concretezza ad azioni e politiche mirate facendo leva su prevenzione e resilienza, finanziando interventi coraggiosi ed efficaci ed evitando quelli datati e non aggiornati all’intensificarsi degli eventi estremi. Tra i progetti da abbandonare quelli che prevedono la realizzazione di nuovi invasi. Il Piano Nazionale Invasi non è la soluzione, va sostituito con un pro­gramma che adegui la domanda alle reali disponibilità idriche anziché incrementare queste ultime, sottraendole ai corsi d’acqua attraverso una sistematica opera di artificia­lizzazione. Anche per la mitigazione del rischio idrogeologico (2,49miliardi di euro) si auspica che progetti e azioni siano maggiormente compatibili con la pianificazione di bacino, anziché una sommatoria di interventi puntuali, isolati e spesso tra loro in contraddizione, come abbiamo visto nel recente passato. Per la lotta alla crisi climatica serve accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili. Per quanto riguarda la parte della mobilità locale contemplata nella Missione 2 occorre favorire l’integrazione con i sistemi di accumulo, la mobilità elettrica e la mobilità dolce nel suo complesso. Comunità energetiche e autoproduzione da fonti rinnovabili, per le quali sono disponibili 2,2 miliardi vanno diffuse ovunque attraverso procedure semplificate e agevolate. Allo stesso modo il Superbonus al 110% deve essere reso più semplice, giusto ed equo con una reale e concreta attenzione verso i ceti più deboli che sono gli stessi che si trovano in condizioni di povertà energetica, per rendere più facili ed economicamente convenienti gli interventi più performanti dal punto di vista dell’efficienza energetica. Non ultime ci sono le Green Communities, previste della legge 221/2015, nel PNRR sono destinati 140 milioni per strutturare 30 green communities nel Paese. Molte le aspettative su questa misura poiché potrebbe diventare un importante volano per la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale.

PNRR in chiaro scuro
Un quadro a tonalità chiaro scure quello che si va prospettando con il PNRR, che si auspica sia ricondotto a una maggior coerenza, efficacia e soprattutto cogenza dal punto di vista ambientale. Anche per il fatto che non sempre nei territori ci sono le competenze e le capacità di innovazione necessarie per gestire progetti tanto complessi e articolati, così come si vorrebbe.
Vanda Bonardo

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