Sentieri abbandonati

22 dicembre 2017

La rivista Mountcity dell’amico Roberto Serafin pubblica un interessante articolo sulla sentieristica che parte da “Il filo d’Arianna: per un decalogo della segnaletica dei sentieri”, lo scritto in cui Luciano Ratto, esperto alpinista torinese, tra i fondatori del Club 4000, affronta il tema dell’inadeguatezza degli strumenti di cui dispone l’escursionista, a cominciare da una segnaletica non sempre accurata. L’argomento è di grande attualità, scrive Serafin, dal momento che il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha annunciato la realizzazione dell’atteso catasto dei sentieri, in via di realizzazione con il Club Alpino Italiano.
Luciano Ratto parte per l’appunto dal presupposto che il boom dell’escursionismo, che fortunatamente compensa, almeno in parte, il calo d’interesse per l’alpinismo classico (specie in alta quota), pone in evidenza un problema di non poco conto: l’inadeguatezza degli strumenti di cui dispone l’escursionista per svolgere la sua attività, e in particolare carte aggiornate e complete, bollettini meteo affidabili, segnaletica accurata.

Per quanto riguarda la Cartografia nazionale, spiega Ratto: è giusto riconoscere che, in questi ultimi anni, la cartografia italiana ha fatto grandi progressi, ma, qualitativamente è ancora inferiore a quella degli altri Paesi alpini. Purtroppo disponiamo ancora di troppe carte incomplete, poco precise, non aggiornate; inoltre nelle nostre escursioni constatiamo sovente la non corrispondenza tra il numero indicativo dei sentieri segnati sulle carte con i numeri posti lungo i sentieri stessi. Mette conto osservare che l’Italia purtroppo non dispone ancora, come invece hanno altri Paesi, di un Istituto Cartografico Nazionale, ma la cartografia è prodotta da troppe iniziative locali, pubbliche e private, non sempre di qualità ineccepibile sul piano della precisione e dell’aggiornamento. Degna di segnalazione al riguardo è la realizzazione del Progetto Interregionale IIIA Italia-Svizzera “Charta itinerum” sviluppato dalla Regione Lombardia in collaborazione col Cai con la produzione di un cofanetto di nove carte escursionistiche in scala 1/50.000, accompagnato da tre volumi che descrivono parte degli itinerari rilevati e un CdRom interattivo (Lo Scarpone n. 11 novembre 2006).
Per i bollettini meteo, secondo l’alpinista torinese, vale quanto sopra scritto per la cartografia: a fronte di un numero crescente di enti e società che elaborano previsioni meteo (peraltro elaborate in base alle stesse fonti informative), raramente concordanti tra loro, anche per questo essenziale servizio, l’Italia non può fare riferimento ad un “Centro Meteo Nazionale”. E’ incredibile che un Paese come il nostro che presenta 6.000 km di coste e la più estesa catena di montagne d’Europa, non sia riuscita a dotarsi finora di tale Centro, e, quel che è peggio – come per il su citato “Istituto Cartografico Nazionale” – , nessuno (almeno a nostra conoscenza) ne parli e non vi siano ancora progetti in tal senso. Anche per questo prezioso servizio informativo il confronto con altri Paesi è deludente: ogni Regione produce, e non sempre in modo continuativo, bollettini locali che non reggono, né nell’impostazione, né nelle frequenze d’emissione giornaliera, né nel contenuto e nell’attendibilità, il confronto con quelli francesi e svizzeri: basta provare ad ascoltare i bollettini di due Regioni alpine come il Piemonte e la Valle d’Aosta e confrontarli con quelli di Chamonix e di Lugano per rendersene conto. Il risultato è che sovente per avere, ad esempio, previsioni affidabili sul massiccio del Bianco, ci si deve rivolgere tramite telefono o e-mail alle fonti francesi o svizzere; significativo è che alcuni uffici-guide italiani pongano nelle loro bacheche i bollettini tradotti dal francese!
Infine, per quanto riguarda la segnaletica dei sentieri, Ratto spiega come in Italia i sentieri segnalati coprono una distanza complessiva di 70-75.000 km; di questi la rete dei sentieri del Cai ammonta a 60.000 km (numero per difetto perché non comprende i sentieri valdostani); i restanti vengono curati da altre associazioni, enti parchi, comunità montane e/o altre istituzioni: un lavoro titanico, da far tremare i polsi, quello di mantenere, segnalare, segnare tutti questi sentieri. Per inciso notiamo (Lo Scarpone, n. 7, luglio 2005), che tra Austria e Germania i sentieri ammontano a 40.000 km, mentre la Svizzera ne conta per 50.000 km. Al riguardo mette conto osservare che sovente i Comuni, le Province, le Regioni sembra che si dimentichino che anche i sentieri, le mulattiere, le carrarecce, le strade di campagna, le poderali, fanno parte del sistema viario, esattamente come le strade lastricate ed asfaltate all’interno dei centri abitati ed intercomunali, e perciò abbisognino parimenti di manutenzione, pulizia, riparazione: non possono certo essere abbandonati a sé stessi. Notevole, a questo riguardo, è l’opera iniziata dal Cai con il “Progetto Nazionale per il catasto dei sentieri”, che, in epoca informatica come l’attuale, è auspicabile che consenta a tutti i fruitori di disporre di informazioni precise ed aggiornate sullo stato dei sentieri. Al riguardo (Lo Scarpone, n. 6, giugno 2003), la Commissione Centrale per l’Escursionismo ha pubblicato i volumi n. 10 “Catasto dei sentieri” e n. 11 “Luoghi” con i rispettivi applicativi “Luoghi” e “Sentieridoc”. Il manuale “Catasto dei sentieri” descrive quali sono i presupposti tecnici per la creazione dei catasti dei sentieri; il manuale “Luoghi” descrive i criteri per la realizzazione della segnaletica verticale; il software “Sentieridoc” riguarda l’archiviazione su computer dei dati dei sentieri e la loro successiva gestione. Nonostante il costante e lodevolissimo sforzo compiuto dal CAI che ha pubblicato e ripubblicato in questi ultimi anni manuali che forniscono utili indicazioni sulla segnaletica dei sentieri, questi sono ancora poco conosciuti. Il che significa che lo strumento è stato progettato e prodotto in modo ottimo ma il suo utilizzo lascia molto a desiderare: specie nel periodo estivo accade sovente di leggere sulle riviste di montagna ed addirittura sui quotidiani, lettere di turisti che segnalano gravi carenze al riguardo.

Leggi l’articolo integrale di Roberto Serafin

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