Rifiuti low cost: un pericolo per la montagna

9 settembre 2013

La mattina del 5 aprile 2012 la Guardia di Finanza, durante un’operazione di controllo delle coperture in eternit di alcuni capannoni nel Verbano, trova un’area di 17 mila metri quadrati disseminata di oli esausti, amianto, batterie usate, scheletri di automobili, camion, rimorchi in stato di abbandono. Ironia della sorte, l’area posta sotto sequestro è all’interno del Comune montano di Vogogna, amministrato da Enrico Borghi, Presidente dell’Uncem nazionale, Deputato del Partito democratico e tra i maggiori esperti sui temi relativi alle Terre Alte nel nostro Paese. Fortemente preoccupato dall’accaduto.

«Purtroppo i casi di abbandono di rifiuti speciali e pericolosi anche nelle nostre valli alpine sono in aumento», spiega Alessandra Stefani, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato in Piemonte, in occasione della presentazione dell’annuario Ecomafie 2013 a cura di Legambiente tenutasi a Torino nel mese di luglio di quest’anno. Un business illecito fiorente sul nostro territorio nazionale, con numeri da capogiro: 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan legati alla criminalità organizzata. E se il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) la criminalità ambientale continua a fare affari anche nel Nord Italia. Tanto che nel solo Piemonte, nel 2012, si contano 799 infrazioni, 757 persone denunciate, 3 arresti e 139 sequestri.
«Aumentano i costi di trasporto – continua il comandante Alessandra Stefani – e capita sempre più spesso che camion di rifiuti illegali che una volta andavano a scaricare all’estero, nei paesi in via di sviluppo, abbandonino il loro carico lungo le strade meno trafficate come quelle montane».
Ma, fanno sapere gli inquirenti, pare che per quanto riguarda il Piemonte non ci siano elementi per dire che questi traffici siano gestiti direttamente dalla criminalità organizzata. Si tratta, dicono, di iniziative di singoli operatori che offrono agli imprenditori prezzi stracciati per lo smaltimento dei rifiuti: secondo la Forestale il “prezzo illegale” dello smaltimento è di circa 100 euro la tonnellata di ferrosi, una delle tipologie di rifiuti che più di frequente vengono abbandonati sulle strade alpine, a fronte dei 300 richiesti dal mercato legale per poter provvedere allo smaltimento coretto.


L’operazione Minotauro che sta coinvolgendo in questi giorni la Provincia torinese, una delle operazioni antimafia più importanti degli ultimi anni, che ha visto 150 arresti, 117 milioni di euro in beni confiscati, dieci aziende sotto sigilli nel campo dell’autotrasporto e dell’edilizia, e che secondo il Procuratore Gian Carlo Caselli ha rivelato inquietanti collegamenti tra le cellule ’ndranghetiste trapiantate in Piemonte e alcuni segmenti del mondo politico locale, getta un’ombra inquietante sul fenomeno dell’aumento dell’abbandono di rifiuti in Piemonte. E se a un certo punto la criminalità organizzata, che in Piemonte esiste ed è a quanto pare ben radicata, cominciasse a vedere in questo “fiorente business” una nuova frontiera del “profitto illecito”? Quali i rischi per le aree marginali, montagne comprese?
Mafia e non mafia, comunque, il problema oggi esiste ed è purtroppo in espansione. E lo strumento migliore a disposizione di tutti noi per contrastarlo è quello di collaborare con gli inquirenti, segnalando eventuali movimenti anomali di camion verso cave alpine in disuso, abbandono di mezzi e rimorchi sospetti lungo le strade o sversamento di liquidi o materiale inquinante.
Maurizio Dematteis

A chi rivolgersi in Piemonte:
- Corpo Forestale dello Stato in Piemonte, tel. 011 5545708-712-716, mail cites.torino@corpoforestale.it
- Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Torino, tel. 011 8159390, mail noetocdo@carabinieri.it
- Guardia di Fianza Comando Regionale Piemonte, tel. 011 33051, mail urp@gdf.it
- Polizia di Stato Questura di Torino, tel. 011 55881, urp.quest.to@pecps.poliziadistato.it

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