Quando il lupo non fa notizia: il contrario di uno scoop

1 maggio 2014

Tende tirate quasi quanto i volti e un’atmosfera di silenziosa diffidenza nel salone del Parco delle Alpi Marittime a Valdieri. Qualcuno prende posto e da subito si cristallizzano gli schieramenti: da un lato gli allevatori e chi ne rappresenta gli interessi a livello regionale, dall’altra le associazioni ambientaliste, i ricercatori, i rappresentanti dell’ente Parco delle Alpi Marittime e del Corpo Forestale dello Stato. Al centro, involontariamente e in contumacia, ancora e sempre lui: il lupo.
Tutti i portatori di interesse coinvolti dal suo ritorno sulle Alpi si sono riuniti lunedì 7 aprile per parlare del progetto Life Wolfalps, da poco avviato, e di quello che si può e non si può fare nell’ambito della gestione della convivenza uomo-lupo entro e oltre i limiti di intervento del progetto. Un progetto cofinanziato dall’Unione Europea e coordinato dal Parco delle Alpi Marittime, che coinvolge numerosi partner distribuiti sull’intero arco alpino: dalle Alpi Liguri a quelle Dinariche. Partecipano il Corpo Forestale dello Stato e le Regioni Veneto e Lombardia, i Parchi regionali del Marguareis, delle Alpi Cozie, dell’Ossola, i Parchi nazionali dello Stelvio e della Val Grande, il Museo delle Scienze di Trento, l’Università di Lubiana e il Parco Nazionale sloveno del Triglav: enti e istituzioni impegnate nello sforzo di gestire insieme e in modo coordinato a livello alpino il ritorno del lupo e la sua convivenza con le attività umane.

In concreto, si tratta di trasferire conoscenze e buone pratiche dalle Alpi Occidentali, dove il lupo è tornato da vent’anni, alle Alpi Centro-Orientali, dove la ricolonizzazione è in corso, per evitare di ripetere gli errori del passato e minimizzare da subito l’impatto del predatore, per monitorarne la presenza e garantire la conservazione della specie a lungo termine, per diffondere da subito una corretta informazione e una cultura della convivenza col selvatico. Diffusione di un’informazione trasparente e oggettiva sul lupo, studio sulla percezione del predatore da parte degli abitanti dei territori ricolonizzati, formazione del personale degli enti e delle istituzioni coinvolte sulle migliori tecniche di monitoraggio e di lotta al bracconaggio, condivisione delle buone pratiche di prevenzione degli attacchi al bestiame domestico: tutto questo e molto altro ancora è il progetto Wolfalps. Non prevede rimborsi dei danni, non prevede la fornitura di sistemi di prevenzione ai pastori, se non in misura minima e precisamente circostanziata: di questo genere di cose dal 2012 se ne occupa la Regione Piemonte e non possono rientrare nelle competenze dei progetti Life. E qui c’è la novità, che arriva alla fine dell’illustrazione del progetto: la proposta di creare un gruppo di lavoro che permetta di raggiungere per altre vie quegli obiettivi concreti di sostegno agli allevatori che il progetto Life Wolfalps, per la sua impostazione, riesce a soddisfare solo in modo parziale.

Terminata l’ultima slide della presentazione, cala un silenzio che sfrigola come fanno in certi giorni i cavi dell’alta tensione. Poi, con la mediazione del Parco, si avvia e a poco a poco decolla un dibattito sconcertante, dove i pastori fanno i pastori e ciascuno il suo mestiere, portando la voce di ogni categoria come contributo al discorso, in pieno spirito di collaborazione. In coerenza con il livello medio del dibattito politico italiano ci si aspetterebbe come minimo l’ottusa intransigenza di tutte la parti in causa, la precisa volontà di delegittimare e ostacolare ogni proposta sensata e magari anche un virulento scambio di insulti tra le parti, così per gradire. Invece la posizione dei pastori così come espressa dai rappresentanti di Coldiretti, Adialpi e dell’Associazione Alte Terra è pacata e ragionevole: esprime da un lato l’impossibilità della convivenza con il lupo in alpeggio, motivata dall’insostenibile aggravio di spese, lavoro e stress che la sua presenza comporta, e la ferma volontà di agire legalmente per modificare lo statuto di protezione del lupo.
Da Cipra Italia arriva un invito all’onestà nella comunicazione, con l’abbandono da una parte della fantateoria complottistica della reintroduzione del lupo, dall’altra con l’impegno a non minimizzare l’impatto del lupo sull’attività degli allevatori. La proposta, invece di cadere nell’indifferenza, viene subito accolta.
Pro Natura, il Parco e i suoi amministratori sottolineano il potenziale del lupo, sia dal punto di vista di un ritorno economico per gli operatori turistici sia come catalizzatore dell’attenzione: si tratta di saper utilizzare la visibilità mediatica di questa specie per far emergere e cercare di risolvere i problemi veri di chi vive e lavora in montagna.
Francesca Marucco, zoologa e responsabile scientifico del progetto Life Wolfalps, sottolinea l’importanza del monitoraggio per qualsiasi modello di gestione della convivenza con il lupo sulle Alpi: senza dati aggiornati alla mano, in realtà nessuno sa esattamente di che cosa sta parlando, tutti hanno le mani legate. Anche chi mira a far cambiare lo statuto di protezione del lupo e punta alla possibilità in futuro di poter eliminare, in modo legale e controllato, alcuni esemplari della specie, fa notare Paolo Salsotto, Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato.
In altre parole, ai Parchi interessano la conservazione della specie, l’eliminazione del bracconaggio e la gestione della convivenza, i pastori mirano a ridimensionare un problema, anche attraverso il prelievo autorizzato: in uno e nell’altro caso, un’azione coordinata di monitoraggio è indispensabile.
Addirittura il dibattito prende un’insperata piega operativa quando si propone di costituire un tavolo di lavoro per partecipare alla definizione delle linee del Piano di Sviluppo Rurale, attualmente in fase di chiusura da parte della Regione Piemonte. Se il progetto Life Wolfalps non può intervenire direttamente, può però coordinare e mediare per ottenere quei risultati che non possono rientrare negli obiettivi specifici di un Life, ma che fanno parte a tutti gli effetti della gestione della convivenza tra i lupi e chi vive e lavora in montagna. Si decide inoltre di domandare alla Regione stessa di fornire i dati sui danni e sui rimborsi degli scorsi due anni, per avere un quadro di maggior completezza della situazione lupo in Piemonte. Da ultimo, a dimostrare il livello spudoratamente elevato dell’incontro, si conviene di organizzare uno o più incontri con la dottoressa Marucco e con il professor Luigi Boitani, uno dei massimi esperti sul lupo a livello mondiale, per conoscere meglio il predatore e il suo comportamento, per fare chiarezza sulla sua effettiva pericolosità per chi frequenta la montagna e sulle misure che si possono mettere in pratica per contenerne l’impatto.
La riunione si conclude con l’impegno a indirizzare immediatamente una lettera alla Regione Piemonte, per comunicare la volontà e la disponibilità immediata di costituirsi in tavolo di lavoro sul Psr. Una settimana più tardi la lettera è stata inviata, l’incontro verbalizzato e i lavori sono in corso. Il forum dei portatori di interesse è diventato una realtà che accompagnerà il progetto Life Wolfalps per tutti i quattro anni della sua durata (2013-2018). Per una volta, il lupo è servito a far incontrare delle persone e a dimostrare che, in un clima di trasparenza e onestà reciproche, lo spazio per il dialogo si trova sempre. Una vera sfortuna: una notizia così buona… non fa notizia. Troppa ragionevolezza, nessuno scandalo, nemmeno un pochino di sangue&sputi: è il contrario di uno scoop. E meno male.
Irene Borgna

Info: www.lifewolfalps.eu

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