Pianificare e progettare. Le sfide lanciate nel biennio 2013-2014

29 novembre 2014

Nel momento della conclusione del mandato che ha ricevuto l’Italia di presiedere la Convenzione delle Alpi per il biennio 2013-2014, è tempo di bilanci anche per ciò che concerne i temi della pianificazione e del progetto territoriale e insediativo.
Rileggendo i contenuti della Strategia macroregionale alpina, la più importante delle iniziative messe in campo da questo segretariato, sono molte le possibili riflessioni che si possono fare a margine di tale documento.
Partiamo innanzitutto dalle due principali aree tematiche individuate che sono “risorse naturali e gestione delle risorse” relativa alla gestione del capitale naturale delle Alpi, e “reti e competitività” riferita alle questioni di carattere economico e sociale.
I temi della pianificazione e del progetto all’interno di questa prospettiva sono naturalmente trasversali ad entrambe. Turismo sostenibile, energia, gestione idrica, rischi naturali, paesaggio e biodiversità sono questioni che occupano una posizione centrale all’interno della Strategia, così come sul secondo asse tutto ciò che ha a che fare con il tema dei trasporti e della connettività.
Dal punto di vista programmatico vi è dunque la reale intenzione di lavorare per far tornare ad essere le Alpi uno spazio da abitare ed un’area economica, ed inoltre per migliorare il rapporto tra le Alpi e il territorio circostante.

Per poter cogliere queste sfide e lavorare in modo efficace nella stessa direzione è però necessario mettere a punto un “Progetto” collettivo e condiviso. Come si traducono queste istanze in immagini fisiche, in figure, in territori, in visioni d’insieme?
Per le discipline del progetto ciò implica innanzitutto una riflessione sul rapporto tra spazio urbanizzato (intra alpino ed extra alpino) e territorio e, in termini più specifici, sulle modalità con cui gli insediamenti umani si relazionano con un contesto connotato dalla forte presenza di aree rurali, da spazi dall’elevata qualità paesaggistica e dall’eccezionalità ambientale ma al contempo da territori fragili, difficili e pericolosi. Un primo passo potrebbe proprio essere quello di lavorare su questa particolarità dell’ambiente alpino che lo ha reso da sempre un “laboratorio” per le pratiche di insediamento, al fine di ripensare i modi con cui l’urbanistica moderna ha colonizzato il territorio.
Un secondo tema da sviluppare è quello dell’innovazione che non va necessariamente intesa come sofisticazione tecnologica ma che può essere invece letta come sperimentazione che nasce dall’ibridazione virtuosa tra tecniche e processi già consolidati. Nel campo insediativo, ed in particolar modo sulle Alpi, la vera innovazione sta più che altro nella capacità di tenere assieme aspetti di natura e direzione differente: qualità e quantità, tradizione e progresso, naturale e artificiale, resistente e fragile, lento e veloce.
L’innovazione è dunque anche il saper mettere a punto soluzioni site specific, abbandonando le standardizzazioni proprie della cultura urbana, a favore di una costante reinterpretazione critica delle mutevoli condizioni al contorno, in vero “stile alpino”.
Roberto Dini

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