Per scelta o per forza: il libro

10 novembre 2017

Due anni di ricerche, seminari, incontri pubblici, numeri speciali della rivista Dislivelli e articoli, sia scientifici che divulgativi, prodotti dai partecipanti a una rete nazionale e internazionale sul fenomeno migratorio nelle terre alte che va crescendo in modo orizzontale, autonomo e fortemente orientato a tenere insieme la riflessione scientifica con la progettualità e l’intervento concreto.
Oggi questo lavoro vede una prima sistematizzazione nel libro “Per scelta o per forza. L’immigrazione straniera nelle Alpi e negli Appennini”, a cura di Andrea Membretti, Ingrid Kofler e Pier Paolo Viazzo, in uscita a metà novembre con l’editrice Aracne (ISBN 978-88-255-0494-1, 314 pagine, disponibile anche in e-book e print on demand).
Il volume, pubblicato con il sostegno di Eurac Research di Bolzano, porta nel titolo il segno del dibattito e della riflessione che si vanno affrontando in questi mesi e che spesso hanno trovato spazio anche in questa rivista. “Per forza o per scelta” sono i montanari di cui ci occupiamo, ovvero quegli immigrati stranieri nelle Alpi e negli Appennini il cui “farsi montanari” (parafrasando Luigi Zanzi) è frutto in alcuni casi della scelta (una scelta comunque dettata da necessità, come è appunto quella degli “immigrati economici”) e in altri casi della costrizione (come è il caso dei richiedenti asilo e protezione internazionale, ovvero i “montanari per forza”).

Foto: Sandro Bozzolo

Dal punto di vista editoriale, nel panorama delle pubblicazioni scientifiche e divulgative sulle tematiche alpine, e in particolare sugli aspetti socio-demografici del neopopolamento, questo libro collettivo rappresenta indubbiamente una novità. Nuovo è l’oggetto di cui trattiamo, in quanto fenomeno assolutamente recente e in fieri, ancora poco o per nulla affrontato nella sua complessità, in particolare per quanto riguarda la presenza dei profughi nelle terre alte e il loro impatto sulle comunità locali.
Nuovo è poi lo sguardo d’insieme qui adottato, poiché si è scelto di considerare la presenza straniera non solo a livello di Alpi – dove alcuni approfondimenti su Austria e Svizzera offrono un “assaggio” al lettore italiano delle dinamiche migratorie in atto Oltralpe – ma anche relativamente agli Appennini: pur rappresentando la montagna maggioritaria in Italia, questi ultimi sono infatti da sempre territorio marginale e questo pare particolarmente vero rispetto alla loro dimensione più genuinamente montana, laddove le Alpi sembrano occupare in questo senso tutta la scena.
Finalmente riconsiderati dalla politica governativa grazie alla Strategia Nazionale per le Aree Interne, i 1200 km che compongono la dorsale appenninica del nostro Paese (per una superficie complessiva di oltre 150.000 km2, contro i 50.000 km2 circa occupati dalle Alpi italiane) faticano a trovare una loro collocazione nel dibattito scientifico sulle trasformazioni in atto nelle terre alte, così come ad avere un ruolo nell’elaborazione di piani e strategie a scala sovra-locale su tematiche quali la valorizzazione delle risorse naturali, la produzione energetica o, appunto, la questione demografica. Particolarmente importante appare allora lo sforzo compiuto da quanti – ricercatori e operatori – lavorano per fare emergere le caratteristiche e le potenzialità di questo ampio e diversificato territorio rispetto al fenomeno dell’immigrazione straniera, considerato che la gran parte dei flussi di richiedenti asilo e protezione internazionale sono di fatto indirizzati proprio verso queste “aree interne”, poco o per nulla conosciute.
Nuova infine è la situazione in cui oggi ci troviamo a discutere e a progettare, che appare tutt’altro che congiunturale rispetto al fenomeno migratorio internazionale. L’immigrazione in montagna non è certo una novità – dai tempi dei dissodamenti medievali delle alte valli da parte di coloni che non erano originari di queste zone – né lo è la presenza “straniera” e alloglotta per quanto riguarda le Alpi italiane: basta pensare alla nota vicenda della migrazione Walser, che durante l’alto Medio Evo portò intere comunità alemanne a colonizzare le valli intorno al Monte Rosa, oppure all’assai più recente fenomeno del neoruralismo, che spinse le giovani generazioni, negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, a riscoprire la vita in montagna, spostando non poche persone da Francia, Germania e Nord Europa verso le zone alpine e appenniniche del nostro Paese.
Tuttavia il fenomeno immigratorio con cui oggi ci confrontiamo è una novità assoluta: lo è per i numeri decisamente maggiori che lo caratterizzano e per la velocità con cui si va sviluppando; per la significativa distanza geografica e culturale dei nuovi arrivati dagli autoctoni; per gli imprevedibili elementi di innovazione sociale e di resilienza (con il correlato rischio di conflittualità) che si vanno delineando nei contesti locali, in virtù anche della contaminazione e sovrapposizione tra diverse categorie di nuovi e vecchi montanari, così come per l’incrocio tra dimensione sociale ed economica dell’accoglienza; e di novità si tratta anche e non da ultimo proprio per la dimensione politica che va connotando la presenza straniera nelle terre alte, in rapporto ad un utilizzo della montagna come “spazio di retroscena” da parte di politiche migratorie certamente discutibili e dagli effetti ad oggi imponderabili, che nelle valli alpine e appenniniche vedono uno spazio vuoto da riempire (temporaneamente e secondo logiche di dispersione) con popolazioni sempre più difficili da gestire nelle aree urbane e metropolitane di pianura.
Dal punto di vista della sua struttura, il volume si articola dunque in quattro sezioni principali: nella prima (Immigrati economici e rifugiati nelle montagne italiane: dati e politiche) si inquadra il fenomeno dei “migranti economici” e dei “montanari per forza” dal punto di vista socio-demografico e geo-statistico; nella seconda (Chiavi di lettura del fenomeno e questioni aperte) si evidenziano alcuni nodi centrali della tematica e alcuni strumenti analitici per affrontarne lo studio e l’interpretazione, con particolare riferimento ad un approccio sociologico e antropologico; nella terza sezione, invece (Uno sguardo Oltralpe: l’immigrazione straniera nelle Alpi austriache e svizzere) si dà spazio ad un approfondimento sulla situazione migratoria nelle terre alte di due Paesi a noi molto vicini, altrettanto interessati dalla presenza straniera in montagna, ma in un quadro sociale e normativo alquanto diverso da quello italiano; infine, l’ultima sezione (L’accoglienza e l’inclusione sociale degli immigrati stranieri) presenta 12 buone pratiche di inserimento dei migranti nelle Alpi e negli Appennini, discusse e analizzate dai loro stessi promotori (direttori di cooperative sociali, operatori di comunità, progettisti, …). Le conclusioni sono quindi lasciate ad un contributo di Giuseppe Dematteis, presidente di Dislivelli, che del fenomeno dei “nuovi montanari”, come è noto, è stato tra i primi e più acuti osservatori e che pone alcuni interrogativi centrali rispetto al nesso tra “montanari per scelta” e “montanari per forza”.

Foto: Sandro Bozzolo

Sul versante delle raccomandazioni di policy, i dati e le riflessioni presentati in questo libro chiamano le istituzioni nazionali e locali ad assumersi una responsabilità politico-programmatica ad oggi assente, se si eccettuano i casi di alcune amministrazioni coraggiose delle Alpi e degli Appennini. Manca totalmente, infatti, un quadro politico e normativo generale e di medio-lungo termine, finalizzato ad incentivare e a regolare il neopopolamento montano (interno o internazionale che sia, dal momento che neppure i “nuovi montanari” italiani godono di reale attenzione in questo senso), iscrivendo a pieno titolo in questo contesto di norme e di azioni positive i flussi migratori stranieri verso le terre alte, liberi o forzosi, temporanei o aperti al radicamento territoriale.
La questione di fondo, alla cui disanima il volume intende contribuire, resta ancora una volta connessa a come creare (o favorire, laddove presenti) le condizioni generali per cui si possano trasformare almeno una parte dei “montanari per forza” in “montanari per scelta” e farne così il perno per un rilancio, condiviso con autoctoni e neo montanari, delle terre alte del nostro Paese.
Andrea Membretti

Presentazioni pubbliche
Il volume sarà presentato in anteprima, in occasione dell’evento BookCity Milano 2017, domenica 19 novembre, alle ore 17, presso la libreria Hellis Book di Milano (via Losanna 6, zona Sempione), in un incontro tra Andrea Membretti e il regista Sandro Bozzolo (autore del docu-film “Il Murràn-Masai in the Alps). Seguirà poi la presentazione ufficiale del libro, con la partecipazione dei curatori e di molti degli autori, il 23 novembre, alle ore 18, presso Eurac Research (Bolzano), nell’ambito del seminario nazionale “Immigrazione straniera nelle Alpi”.

Gli autori
Il volume raccoglie i contributi di: Monica Argenta, Maria Anna Bertolino, Alessandra Corrado, Federica Corrado, Cristina Dalla Torre, Giuseppe Dematteis, Alberto Di Gioia, Laura Fossati, Giulia Galera, Leila Giannetto, Clare Giuliani, Donatella Greco, Alessandro Gretter, Elisa Innerhofer, Ingrid Kofler, Miriam L. Weiß, Fabio Lucchini, Daniela Luisi, Ingrid Machold, Anja Marcher, Andrea Membretti, Johanna Mitterhofer, Michele Nori, Diego Mometti, Giorgio Osti, Harald Pechlaner, Rebekka Ehret, Annibale Salsa, Pietro Schwarz, Michela Semprebon, Daniel Spizzo, Thomas Streifeneder, Andrea T. Torre, Andrea Trivero, Mauro Varotto, Pier Paolo Viazzo, Verena Wisthaler.

Clicca qui per info incontro a Bolzano

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