Parchi alpini d’Europa

5 marzo 2020

La natura non ha bisogno dell’uomo, ma l’uomo ha certamente bisogno della natura per la sua sopravvivenza.
Il “sistema” delle aree protette contribuisce da sempre alla conservazione del patrimonio naturale, tutelando la biodiversità (sia al livello di ecosistemi che di specie) e sperimentando modelli di sviluppo sostenibile. Ma oggi, alla luce dei mutamenti climatici in atto, il ruolo delle aree protette acquista ancora più valore. Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences infatti sottolinea l’importanza delle aree protette proprio per la loro azione di “cuscinetti” contro il cambiamento climatico, zone in grado di mitigare gli effetti del riscaldamento globale e di proteggere, così, gli ecosistemi e le popolazioni umane. Entrambi.

Ma nonostante questo, stando alle stime condotte attraverso le analisi delle serie storiche di dati meteoclimatici in Piemonte, dal 1958 ad oggi la temperatura minima media è aumentata di 1,5°C, mentre quella massima di ben 2°C. Ancora più significativo è il dato dell’aumento delle temperature al di sopra dei 700 metri di quota: l’aumento delle temperature minime si è attestato sui 2°C e quello delle massime sui 2,65°C. I ghiacciai alpini stanno scomparendo e in particolare quelli delle Alpi Marittime, i più meridionali di tutto l’arco alpino: sono rimaste solamente sei unità in valle Gesso, ormai in estinzione. Nell’Ottocento erano almeno trenta, il 90% in più (info sull’evoluzione del clima delle alpi Marittime)
Tale aumento delle temperature ha prodotto anche altri effetti visibili sul territorio: maggior frequenza di eventi caratterizzati da precipitazioni intense – con esondazioni, frane e smottamenti – alternate a lunghi periodi di siccità segnati spesso da incendi boschivi; ondate di calore; tempeste di vento; anticipazione della germogliazione; diminuzione della produzione di nettare e conseguente calo della produzione di miele; diffusione di patogeni tropicali o equatoriali; espansione delle specie termofile (tipiche di pianura) a quote sempre più alte (a discapito di quelle di alta quota con conseguente perdita di biodiversità).
Le aree protette non hanno solo il merito di preservare l’ambiente naturale ma anche di cercare soluzioni, ampliare la conoscenza e sperimentare modelli di gestioni sostenibili che possano essere condivisi anche dalle aree che non sono sotto la tutela giuridica di un ente di gestione. Ma per preservare la natura non è sufficiente pensare e agire al solo livello locale. La strategia migliore oggi è quella di puntare ad aree protette su larga scala, che vadano oltre la giurisdizione nazionale. Un valido esempio è rappresentato proprio dal primo parco transfrontaliero europeo, il Parco Marittime Mercantour, che in questa prospettiva indirizza la cooperazione per la ricerca di strategie condivise di gestione. In questa direzione vanno anche i molti progetti europei Alcotra, strumenti finanziari specifici per la cooperazione transfrontaliera messi a disposizione dall’Unione Europea. Tra questi il progetto Cclimatt, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) nell’ambito del programma Interreg V-A Francia-Italia Alcotra 2014-2020.

Con questo progetto l’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime insieme ad altri beneficiari, due francesi (parchi nazionali Mercantour ed Ecrins ) e tre italiani (Parco fluviale Gesso e Stura – Ente capofila -, Unione di Comuni “Colline di Langa e del Barolo  e Regione Piemonte) intende approfondire le tematiche legate al cambiamento climatico nell’area transfrontaliera.
Gli obiettivi specifici del progetto si articolano attorno a tre ambiti: la conoscenza, la comunicazione, la cittadinanza attiva. I risultati che il progetto, quasi in chiusura, ha raggiunto sono l’ampliamento delle conoscenze relative ai processi del cambiamento climatico su alcuni ambienti (ad esempio le piane periglaciali) o specie indicatrici particolarmente vulnerabili (come la lepre variabile, la pernice bianca, i lepidotteri); la definizione dei potenziali impatti climatici su vari settori (ambientale, economico…) e la modellazione dei possibili scenari futuri; sono state realizzate numerose attività per coinvolgere la popolazione e favorire la presa di coscienza delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici attraverso percorsi didattici, eventi divulgativi, corsi e workshop tematici. Sono stati concretizzati gli obiettivi del progetto rendendoli riconoscibili dai fruitori del territorio attraverso la realizzazione di un itinerario escursionistico “sulle tracce dei cambiamenti climatici”. Il sentiero, che sale da San Giacomo di Entracque lungo il Vallone del Moncolombo fino al rifugio Federici Marchesini al Pagarì, consente di accostarsi alle realtà glaciologiche e morfologiche dei ghiacciai del massiccio del Clapier-Maledia-Gelas. Appositi leggii e bacheche esplicative aiutano l’escursionista a leggere il paesaggio e comprenderlo; due piccole serre sperimentali sono dislocate lungo il cammino e permettono di comprendere quali siano gli effetti del riscaldamento climatico su suolo e vegetazione, tramite osservazione diretta.
Obiettivo del progetto è stato inoltre il coinvolgimento diretto della popolazione tramite la promozione di azioni pilota esemplari per la lotta al cambiamento climatico. Le azioni avviate con Cclimatt sono dunque propedeutiche a un’attività continuativa nel tempo di analisi delle componenti e degli impatti ambientali e di gestione del territorio in un’ottica di resilienza sia da parte dei soggetti istituzionali che di quelli privati.
Il motto del progetto Cclimatt è “cambia il clima, cambiamo anche noi”. E l’azione dei parchi che lo promuovono è quella di “provare a cambiare, per tutelare”.
Valentina Ruco

Per saperne di più sul progetto: http://www.cclimatt.eu/

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