Dislivelli.eu n. 108 dicembre 2020-gennaio 2021
La montagna non sarà mai più come prima, nel male e nel bene: bisogna cercare di immaginare cosa significhi questo e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico.


Adattarsi alle trasformazioni
Ciò che si è riusciti a fare nel dopoguerra con il boom economico per le aree urbane è la grande sfida di oggi per le comunità alpine. Mettendo al centro giustizia sociale e ambientale per costruire una nuova e inedita abitabilità della montagna.
di Roberto Colombero


Riprogettare l’Antropocene
In Florida nel 2015 il Governatore Rick Scott vietò l’uso delle parole “Cambiamento Climatico”, analogamente al Turkmenistan che a marzo ha vietato la parola “Coronavirus”. Mentre si diffondono strategie e progetti sull’adattamento climatico i VIP di Miami Beach fuggono dalle loro ville inaugurando la gentrificazione climatica.
di Alberto Di Gioia


La governance del rischio
A causa della crisi climatica i disastri ambientali aumenteranno di frequenza e intensità. Occorre agire insieme al territorio affinché i cittadini acquisiscano nuove competenze. Per attuare il concetto di governance del rischio.
di Vanda Bonardo


Comunità e adattamento
I cambiamenti climatici in area alpina aprono a riflessioni di importanza centrale non solo per le “scienze dure” e naturali, ma anche per quelle sociali e culturali. E’ una materia complessa che riguarda aspetti prettamente scientifici e completamente sociali, storici e culturali.
di Elisabetta Dall’Ò


Ripartire dalle aziende agricole
Per fronteggiare cambiamento climatico ed eventi estremi oggi c’è bisogno di affidare una “riconquista” di spazio agro-forestale alla presenza umana. In modo da assicurare esternalità positive, manutenzione e sicurezza. Perché il Paese ne avverte l’esigenza.
di Giampiero Lupatelli


Ripristinare più che costruire
Bisogna delocalizzare gli elementi a rischio quando diventano indifendibili. E il recovery fund può diventare il mezzo per realizzare questi propositi, nel quadro del great sustainable reset invocato dal World Economic Forum.
di Renzo Rosso


Gestione fluviale fuori scala
La difesa dai e dei fiumi può essere efficace solo su scala di bacino idrografico. Se vogliamo mitigare il rischio geo-idrologico non bastano opere e interventi spot, ma è necessario il recupero degli ambienti fluviali.
di Andrea Mandarino
Il bosco che frena le acque
Boschi e territori gestiti da secoli se vengono abbandonati vanno incontro al “degrado”, che compromette l’erogazione di servizi ecosistemici come la funzione di regimazione delle acque.
di Renzo Motta


Allevamenti e sfide del cambiamento climatico
Quali effetti avrà il cambiamento climatico sulle attività pastorali alpine? È una domanda di particolare suggestione per comprendere come varierà il paesaggio montano, modellato in tanti secoli anche dall’allevamento di animali domestici.
di Luca Battaglini


Epidemiologi e geologi
La figura del geologo viene ricercata nell’immediata post-calamità. Salvo poi rimanere ai margini dei tavoli decisionali per “la ricostruzione”. Dove prevalgono i tecnici costruttori paladini della “rapida sicurezza”.
di Paolo Quagliolo


L’adattamento del turismo
App, cibo da asporto, e-commerce e appartamenti al posto di relazioni, ristoranti, camere di hotel o B&B. E’ in arrivo sulle Alpi un nuovo modello di disumanizzazione del turismo spinto dalle grosse piattaforme online. Montanari e amanti della montagna devono reagire prontamente con un manifesto che li veda protagonisti delle loro scelte.
di Daniele Pieiller


NATworking: studio e lavoro immersi nella natura
Spazi sottoutilizzati e spopolamento; digital divide e pendolarismo; assenza di tempo libero e stress da lavoro. Le soluzioni sono scritte nei territori, ricchi di energie da liberare per adattarsi al cambiamento, mettendo a disposizione spazi di lavoro immersi nella natura.
a cura di NATworking aps


Nasce il primo piazzale di vendita legno piemontese doc
Il progetto TracciaLegno lancia un piazzale virtuale a km 0. Per aumentare la disponibilità di il legno nobile piemontese e dare impulso a un sistema bosco-legno dalle grosse potenzialità.
di Maurizio Dematteis
Ripartire dal costruito
Le terre alte saranno in futuro oggetto di nuove migrazioni dovute alle condizioni climatiche sempre più ostili delle città. In questo scenario, è auspicabile considerare l’ingente patrimonio costruito alpino come preziosa risorsa sulla quale agire per una nuova abitabilità della montagna.
di Eleonora Gabbarini e Maicol Negrello


Il nuovo che avanza
Metà degli abitanti di Stroppo, piccolissimo comune della Val Maira, sono montanari per scelta. Andati a vivere lassù dopo essere cresciuti in città o in pianura. Grazie a loro, una comunità che sembrava condannata al declino ha trovato nuova vitalità. La realtà di questo minuscolo paese dimostra come tra i protagonisti del futuro della montagna ci possano essere persone in cerca di lavoro e abitazioni a basso prezzo, neoruralisti in fuga dalla metropoli o professionisti che si dividono tra le valli e la città.
Di giacomo Pettenati
Dalla terra alla terra
Il ritorno alla terra visto come risposta alla crisi finanziaria vissuta in città? Ma in questo modo le zone rurali rischiano di diventare lo sfondo per slogan e proclami. E le testimonianze di alcuni abitanti della Valle Stura raccontano che sono pochi coloro che avvertono gli effetti della crisi economica, mentre si insinua una crisi più sotterranea, che si manifesta, ad esempio, nel rimpianto per forme di socialità perdute.
Di Sara Rubeis e Erich Giordano
Attenti al lupo
Sabato 19 dicembre alle ore 15:30, presso la Porta di Valle “Segnavia”di Brossasco, Valle Varaita (Cn), si terrà l’incontro “Il ritorno del predatore sulle nostre Alpi: una convivenza possibile?
Nevica sui monti?
Cade la prima neve sul Piemonte e cominciano i problemi per i servizi delle terre alte: Nerone, Chiotti e Chiappi, in val Grana, restano per ore senza luce, copertura televisiva e telefonica. Il vallone di San Michele di Prazzo, in val Maira, per tre giorni con le linee telefoniche interrotte. Mariano Allocco, del Presidio alpino Parate, invia una lettera per esprimere le sue preoccupazioni alla Redazione di Dislivelli.
Care calde Alpi
Se andrà avanti così, ecco che cosa ci aspetta: in un inverno medio, Cortina d’Ampezzo sarà imbiancata per 11 giorni e Courmayeur per 40. Le nevicate invernali si ridurranno in media del 36%. Nelle stazioni sciistiche ci sarà più neve artificiale che neve “vera”. Tutto questo, e molto altro, dice il Rapporto sul cambiamento climatico nelle Alpi pubblicato dall’Agenzia europea dell’Ambiente.
Enrico Camanni