Leonardo*, forestale

6 luglio 2016

Tra le diverse dimensioni nelle quali si declina il mestiere del forestale, quella legata all’alta quota rappresenta lo spazio dove lavoro, natura e libertà riescono ad incontrarsi e a formarne l’immagine più caratteristica, quella che nell’immaginario collettivo (che tende peraltro a misconoscere o a dimenticare le varie sfaccettature dei compiti di una guardia forestale) ci vede rappresentati come guardiani della natura: flora, fauna, acque… Dal mio punto di vista lavorativo, l’alta quota “in divisa” è spazio di libertà, dove la nostra professione si libera del fardello della normativa più stretta, del tecnicismo del diritto ambientale, rimanendo la terra dei camosci, dei laghi, del genepy, quindi della caccia, o della semplice passione per la vita dei selvatici, della flora intesa come patrimonio comune, del rapporto coi veri gestori della montagna, gli alpigiani. Anche per chi la frequenta per lavoro, quindi, la montagna è terreno di libertà, anche se ci si porta dietro le lenti che ci hanno insegnato ad usare. Tutto è anche per noi, qui, più semplice. Scarponi e binocolo. E tutta quella luce.

* Guardia forestale in Valle d’Aosta, frequentatore delle montagne in ogni stagione per lavoro e passione, è attratto dal mondo alpino e lo vive anche attraverso l’apicoltura famigliare e piccole colture agricole.

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