La Montagna maestra del limite

6 marzo 2017

Turismo del rispetto o turismo degli elicotteri? La risposta del convegno dell’11 febbraio a Lanzo era scontata. Ma tutt’altro che scontati sono stati gli interventi dei relatori, per nulla rituali, anzi ricchi di contenuti e indicazioni. Costretto a una sintesi utilizzerei il titolo dell’intervento di Annibale Salsa (past President del CAI) che riassume in modo mirabile la finalità del progetto BalmExperience: la Montagna maestra del limite.
Un limite fisico innanzitutto: per verificarlo basta salire da Balme al Pian della Mussa, luogo bucolico e accogliente, ma dal quale basta alzare lo sguardo alle cime della Bessanese e della Ciamarella per cambiare stato d’animo. Montagne incombenti, aggettanti, distanti, un mondo altro. Ma soprattutto una barriera, un limite appunto. Violato ormai da un secolo e mezzo, ma comunque da rispettare. Montagne salite ogni anno da stuoli di alpinisti, ma che devono rimanere solitarie, silenziose. Le montagne come limite etico e ambientale – ha sostenuto ancora Salsa -. Affermazione che parrebbe ovvia oggi, nel tempo della necessità del contenimento dei gas serra, ma che è bene ricordare. A Lanzo il concetto è stato ribadito in tutti gli interventi, compresi quelli più istituzionali di Marco Bussone che ha sostituito il presidente di Uncem Enrico Borghi, e di Silvana Accossato, presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Piemonte, che ha dovuto adempiere al non facile compito di motivare la contraddittoria scelta della Regione Piemonte che nella legge di fresca approvazione consente, pur limitandola, la pratica dell’eliski.

Pratica alla quale ha invece detto no con delibera il Comune di Balme, come ha spiegato l’Assessore Gianni Castagneri, balmese d’oc che nel suo intervento ha raccontato come il piccolo paese delle valli di Lanzo sia arrivato a scegliere il turismo soft. Scelta condivisa anche dalla Valle Maira, dove il “no eliski” non è (ancora) un atto amministrativo ma in compenso è un dato di fatto, una prassi, come spiegato dal presidente dell’Unione montana Roberto Colombero.
Il no all’utilizzo a scopo ludico dei mezzi a motore in montagna è stato ribadito con forza dal presidente nazionale del Cai Vincenzo Torti. Tutti i mezzi a motore: motoslitte, quad, moto, veicoli di un turismo “mordi, fuggi e distruggi”, come ha argutamente rilevato Torti.
Gli interventi sono stati aperti da Carlo Albero Pinelli e conclusi da Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera che, facendo appello a citazioni storiche e letterarie, ha illustrato come la montagna sia parte essenziale di quell’Italia dei molti paesaggi, delle molte “nature”, delle diversità da preservare come fattore di identità, essenziale al futuro del Paese.

Al di là degli autorevoli relatori il convegno di Lanzo è stato soprattutto una sala gremita. Il nostro timore di una sala grande e vuota si è rivelato infondato. Dall’Ossola, dalla Granda, ma soprattutto dalla Valle d’Aosta, sono giunte significative testimonianze, come quelle arrivate da abitanti della Valgrisanche e della Valpelline: nella prima l’eliski è oramai prassi decennale, nella seconda la scelta del turismo soft sta dando risultati davvero incoraggianti sotto il profilo economico.
Al termine, un commosso Betto Pinelli ha voluto ricordarmi che l’aspetto economico è importante, ma “Mountain Wilderness è nata soprattutto per difendere l’Inutile”. Un inutile – aggiungo io – essenziale alla vita dell’uomo, cittadino o montanaro non importa. Da parte nostra un grazie ai relatori per la loro disponibilità, e al moderatore degli interventi Alessandro Gogna, che ha avuto ben poco da moderare vista la generale condivisione, ma la cui notorietà è stata un indubbio elemento di richiamo.
Concludo con una nota personale. Ai limiti descritti da Annibale Salsa aggiungerei molto più prosaicamente il limite imposto dal buon senso: in un comprensorio come le Alpi già ingombro di infrastrutture per lo sci, servito da migliaia di chilometri di piste battute, l’eliski è davvero di troppo, e trascende quel buon senso montanaro al quale spesso si fa appello. Lasciamo che le uje di Bessanese e di Ciamarella continuino a essere salite, ma rispettiamone l’essenza, il silenzio, la solitudine. Gli elicotteri sono utili, indispensabili, ma per altro.
Toni Farina

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