La concretezza dell’immaterialità: un convegno e cinque libri

31 gennaio 2014

Il 22 gennaio, presso il Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne dell’Università di Torino sono stati presentati i risultati del gruppo torinese che ha partecipato al progetto Interreg Echi, Etnografie italo-svizzere per la valorizzazione del patrimonio immateriale, con una serie di studi condotti in Valsesia e nell’Ossola. I temi dell’Interreg erano già stati in precedenza presentati e discussi in un convegno tenutosi a Torino nel settembre 2012, i cui materiali sono stati pubblicati lo scorso anno nel volume Antropologia e beni culturali nelle Alpi. Studiare, valorizzare, restituire a cura di Laura Bonato e Pier Paolo Viazzo (Edizioni dell’Orso di Alessandria, 317 pp.). Il volume contiene alcuni interventi di carattere generale e metodologico ad opera dei curatori,  di Paolo Sibilla, Gian Luigi Bravo, Nadia Breda e altri. In numerosi altri contributi le problematiche della conoscenza, della valorizzazione e della restituzione pro-attiva sono declinate con riferimenti a  casi di studio. Esse riguardano varie tematiche: dal patrimonio immateriale nel suo insieme, ai musei etnografici, a carnevali e badie, alle memorie orali, alla partecipazione comunitaria, ai saperi incorporati nelle costruzioni. La distribuzione geografica dei casi spazia dall’arco alpino e al Piemonte nel loro insieme, fino a singole aree come la Valle Po, la Valle di Susa, le valli dell’Ossola, la Valsesia, la Val Gardena, la Valle di Fassa, il Canale di Brenta.
Questo libro era stato preceduto, sempre nel 2013, da altri tre che illustrano i risultati tematici e metodologici del lavoro svolto in Piemonte, due editi da L’Artistica di Savigliano, a cura di Laura Bonato e Pier Paolo Viazzo: Culture di Confine. Ritualità, saperi e saper fare in val d’Ossola e Valsesia (158 pp.) e Catalogare, inventariare, valorizzare. Il patrimonio immateriale delle valli ossolane e della Vasesia (101 pp.), il terzo curato da Anna Rita Bertorello e Gianfranco Cavaglià:  Immagini, parole, architettura. Frammenti di conoscenze ed esperienze della cultura Walser a Formazza, (edito da Regione Piemonte e Politecnico di Torino, Stamperia Artistica Nazionale, Torino). Di quest’ultimo abbiamo già dato notizia su nostro sito a settembre del 2013.
Questi volumi sono stati presentati dai curatori nel convegno del 22 gennaio, preceduti da una breve introduzione di Renata Meazza della Regione Lombardia capofila di Echi) e di Patrizia Picchi e Diego Mondo della Regione Piemonte (partner di Echi).
Una riflessione trasversale alle varie presentazioni è stata quella del rapporto tra studi etnografici – ma lo stesso si può dire per tutti quelli che riguardano società, culture ed economie montane – e i soggetti locali, che in questi studi sono al tempo stesso oggetto, destinatari,  possibili co-attori della ricerca e delle azioni che ne derivano. Sono soggetti che è ormai difficile far stare dentro il vecchio concetto di comunità locale, sia perché questa da relativamente isolata e coesa si è trasformata quasi dappertutto in un aggregato composito e molteplice, in cui elementi di origine esterna (nuovi residenti, immigrati, utenti di seconde case, turisti, ecc.) hanno un ruolo sempre maggiore. Al punto da mettere in crisi e minacciare la trasmissione operativa proprio di quel patrimonio immateriale che è oggetto di questi studi. Dove per operativa si intende quella che non si limita a catalogare o a conservare oggetti nei musei, ma consiste nel trasmettere da una generazione all’altra le idee, i saperi e le pratiche  che nella lunga durata storica hanno permesso alle società locali di interagire efficacemente con ambienti specifici, sovente estremi. Che ne sarà di queste rappresentazioni simboliche e di questi saperi, in un’epoca in cui la trasmissione culturale “verticale” (trans-generazionale) è soppiantata da quella “orizzontale” di provenienza esterna? E’ possibile un’ibridazione che valorizzi le tradizioni locali come valori e risorse per la cura del territorio e la continuazione (o la ripresa) in chiave moderna delle attività agricole, pastorali e forestali tipiche dei luoghi?
Nel convegno è emerso chiaramente come problemi di questo genere influiscano sul lavoro degli studiosi, orientandolo sempre più verso un rapporto co-operativo (di co-agency) con gli eredi locali dei patrimoni culturali oggetto di studio.
E il quinto libro? E’ molto particolare, si tratta di un libro di strip a fumetti edito da Hazard di Milano per conto della Regione Lombardia, scritto e magnificamente disegnato da Paolo Cossi: Il burattinaio delle Alpi (122 pp.). Storia e peregrinazioni del burattinaio e della giovane narratrice che ne continua l’opera permettono di illustrare molte delle cose scoperte con Echi. A rendere prezioso il volumetto basterebbero le due pagine di Andrea Gobetti (Certe valli) che fanno da introduzione. Bravo Andrea!
Beppe Dematteis

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