L’arte sulla cima delle Alpi

15 maggio 2010

Fin dall’inizio della storia dell’uomo le cime delle montagne vengono in qualche modo associate al divino e su quasi tutte le vette alpine sono ben visibili croci e altri simboli religiosi. Il collettivo artistico altoatesino Meraner Gruppe ha rivisitato in chiave moderna questa tradizione attraverso il progetto “MG – Mountain Gallery”, una mostra composta da otto opere collocate su altrettante cime della conca di Merano, che per 100 giorni (fino al 20 settembre) si trasformeranno in un’area espositiva decisamente originale.
Gli otto rilievi sui quali si svolgerà il progetto sono: la Cima Muta (2.294), la Punta Cervina (2.781 m), il Monte Luco (2.434 m), il Monte Ivigna (2.581 m), la Punta Rosa (2.625 m), il Monte Cigot (2.998 m), il Passo San Vigilio (1.793 m) e gli Stoanernen Mandlen (2.003 m).
«Il pensiero su cui si fonda il Meraner Gruppe – spiegano gli artisti -  è che percorrere insieme un cammino lo renda più stimolante e produttivo».
Per questo il gruppo, composto stabilmente da Sabine Auer, Franziska Egger, Hannes Egger, Martin Geier, Peter Schwellensattl, Sara Schwienbacher e Peter Tribus, collabora periodicamente con artisti di tutta Europa, insieme ai quali lavorano su diverse tematiche. Il tema della divinità – al centro di Mountain Gallery e cominciato con Gott, con una mostra inaugurata a marzo presso il museo Kulturspeicher di Würzburg (Germania) – è stato sviluppato con l’artista padovano Antonio Riello.
«In occasione di questo progetto – conclude Hannes Egger -  si dà un’accezione concreta all’idea di percorrere insieme un cammino,  includendo il paesaggio nella propria riflessione artistica. Il paesaggio viene interpretato dagli artisti del gruppo non solo come entità geografica, ma come luogo capace di influenzare natura, cultura, credenze e uomini. La scalata della montagna fino al “tabernacolo” geografico e la successiva discesa costituiscono parte integrante delle opere esposte nella mostra. Così l’arte non si presenta solo come esperienza puramente estetica, ma diventa un’attività spirituale, religiosa e fisica».
Giacomo Pettenati

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