Il turismo invernale non va più

6 aprile 2017

Non vi sono dubbi sul fatto che il turismo abbia portato ricchezza nelle Alpi e che in molte regioni alpine continui ad essere un’importante fonte di reddito. Allo stesso tempo però quando costituisce una monocultura diventa anche un fattore di rischio. E’ il caso in particolare del turismo invernale: il cambiamento del comportamento dei visitatori e quello climatico impongono nuove strategie e nuovi approcci. I pernottamenti in calo da anni, il numero delle giornate di sci in diminuzione così come la durata dei soggiorni. Gli ospiti che non si limitano a sciare, ma vogliono anche fare altro. A queste sfide vanno aggiunti gli effetti del cambiamento climatico.
E’ necessaria una trasformazione che tenga conto del passato, del presente e delle potenzialità future del turismo. Tuttavia per molte destinazioni e operatori turistici, mettere in discussione lo sci alpino è ancora un sacrilegio. Nonostante l’incertezza delle prospettive, si continua a puntare sull’espansione delle infrastrutture sciistiche ed in molti nel settore puntano ancora tutto sul “più grande e più veloce”.
La Cipra ha recentemente elaborato un documento di posizione che vuole essere un contributo costruttivo per promuovere il cambiamento da parte delle destinazioni turistiche.

Ripensare il turismo invernale significa utilizzare le risorse locali, nel rispetto dei limiti della loro disponibilità, adottando approcci innovativi per sviluppare offerte turistiche su tutto l’arco dell’anno. La Cipra invita i politici locali e regionali a riflettere: invece di cercare ad ogni costo il successo a breve termine, essi dovrebbero impegnarsi per creare condizioni quadro che permettano una elevata qualità della vita sia per i visitatori che per i residenti, a lungo termine, diversificando l’offerta, migliorando la qualità dell’accoglienza e dei servizi pubblici, senza compromettere il paesaggio.
La Cipra chiede che non vi sia un ulteriore sfruttamento turistico dei ghiacciai e di quegli ambienti finora non sfruttati, nonché una moratoria per l’ampliamento delle zone sciistiche e per la realizzazione di nuovi impianti. In molte regioni turistiche le infrastrutture risalgono a un tempo in cui si riteneva che la crescita fosse infinita e non si aveva idea dei cambiamenti climatici e sociali che sarebbero avvenuti. Da allora molte strutture sono state dismesse e ora giacciono abbandonate a deturpare il paesaggio. La maggior parte delle seconde case resta vuota per lunghi periodi dell’anno. Aree edificabili, destinate alla costruzione di seconde case e complessi alberghieri, vanno nella direzione opposta ad una pianificazione a basso consumo di suolo. La Cipra chiede la riconversione delle infrastrutture turistiche dismesse o il loro smantellamento nel caso in cui una riconversione non sia possibile od opportuna.
Il sostegno finanziario a favore del turismo gioca un ruolo determinante. Ogni euro investito in neve artificiale aumenta la dipendenza dal turismo sciistico. A quote medio basse tali investimenti non hanno più alcun senso e riducono i fondi disponibili per gli investimenti con prospettive a lungo termine in altri settori. La Cipra invita a fare una revisione delle politiche di incentivazione. I finanziamenti destinati al settore devono essere orientati alla sostenibilità ed all’innovazione e mirare a promuovere un turismo distribuito su tutto l’arco dell’anno, capace di trattenere il valore aggiunto nella regione.
Francesco Pastorelli

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