I glocal della montagna

30 agosto 2012

Viviamo, la mia compagna e io, in un’ampia valle montana del Friuli ricchissima di torrenti, rii, cascate, pozze cristalline e con una vegetazione incredibilmente lussureggiante. Dalle finestre del nostro soggiorno le montagne coperte di alberi fin sulle cime arrotondate, il frastuono degli uccelli, lo scroscio lieve ma incessante del ru’ Mual ci fanno immaginare il Centroamerica.
Nella nostra borgata siamo gli unici due residenti, nel nostro villaggio siamo una trentina, nel nostro comune siamo poche centinaia sparsi su un territorio vastissimo.

Questo territorio è economicamente e socialmente depresso come lo sono gran parte delle zone montane rimaste vagamente antropizzate in tutto il Paese. L’isolamento, l’emigrazione, due guerre mondiali, il terremoto del ’76 ne hanno brutalmente falciato l’identità e la demografia in poco meno di 70 anni e declinato la cultura in un fatalismo apparentemente insormontabile.
Non abbiamo radici qui. Siamo pionieri di una controtendenza: ci siamo venuti a vivere per scelta dieci anni fa in fuga dalla crisi che già si delineava con evidenza all’orizzonte. La nostra casa, autocostruita in molte sue parti determinanti, è autonoma dal punto di vista energetico: legna e sole il mix rinnovabile che abbiamo scelto. Tutto ciò per scaricarci di dosso una quota di responsabilità per l’imperialismo energetico che esprimiamo in quanto cittadini italiani e per metterci al riparo dalle speculazioni del mercato.
Qui abbiamo ricalibrato l’intervento politico sulla mutualità che si può creare in piccole comunità isolate costruendo giorno dopo giorno, inverno dopo inverno, l’integrazione in quanto “stranieri” arrivati da “fuori”, con l’umiltà di imparare e ascoltare prima che suggerire e dire.

Dal 2009 sono assessore all’Ambiente, alle Attività produttive e Politiche sociali della giunta che amministra il Comune; il nostro sindaco – credo sia un caso rarissimo – è un metalmeccanico la cui unica tessera è quella Fiom. Il programma della lista civica con cui abbiamo stravinto due anni fa è improntato sull’ecologismo e l’uso armonioso del territorio. Fotovoltaico sulla scuola, introduzione dei led nell’illuminazione pubblica, riqualificazione energetica degli edifici, promozione di produzioni di qualità legate a paralleli processi di inclusione sociale, trasparenza amministrativa attraverso incontri pubblici, assemblee e bollettino autoprodotto senza sponsor: queste le azioni più significative che stiamo mettendo concretamente in atto.
Credo non si possa fare di più in un minuscolo comune con pochissimi trasferimenti e rarefatte entrate come il nostro, ma con un territorio vastissimo da gestire. Noi infatti non siamo chiamati a ragionare, esprimerci e decidere sulle grandi questioni che i governi ci rovesciano comunque addosso direttamente o indirettamente: il nostro recinto è questo e ogni anno si riduce progressivamente.
Di sicuro, dentro al recinto, stiamo praticando il futuro; è l’unico futuro che riteniamo possibile e immaginabile per la nostra valle, e nel farlo tentiamo di restituirci una rinnovata identità basata sulla stretta reciprocità uomo-territorio e sulla promozione dell’inclusività sociale a tutti i livelli.
Ma questo, evidentemente, non basta.
ìScrivo da un angolo piuttosto sperduto di questo paese, un angolo di paradiso. Nonostante la natura defilata di questa valle il mondo fuori entra comunque, spesso anche di prepotenza. Dalle montagne che ci circondano spesso appaiono i Mangusta che vengono ad addestrarsi anche da queste parti prima di partire per scenari lontani. I nostri elicotteri decollano dalla base di Casarsa mentre gli f-16 statunitensi partono dalla vicina Aviano e sorvolano da qualche anno anche i nostri cieli. Mentre li guardo penso alle svariate migliaia di euro che stanno bruciando in quel solo preciso istante e alla loro natura di perfette macchine produttrici di profitto, simboli sacri, intoccabili, inafferrabili della creazione-distruzione capitalista. E mentre li seguo con lo sguardo penso che il mio futuro, il nostro futuro è ancora gravemente ipotecato.
Gregorio Piccin *Assessore Ambiente, Attività produttive e Politiche sociali del Comune di Tramonti di Sotto (Pn)

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