Giovani Dentro: le sfide formative dei giovani dell’osso

14 maggio 2021

Per il futuro delle aree interne è fondamentale ripartire dai giovani, dalle loro aspirazioni e dai loro bisogni, dalle loro voci e dal loro punto di vista. Proprio per comprendere a fondo ciò che qualifica le nuove generazioni che abitano le aree interne, è nato il progetto di ricerca-azione “Giovani Dentro”. Il progetto è una delle prime iniziative promosse dall’Associazione Riabitare l’Italia e si avvale del cofinanziamento della Fondazione Peppino Vismara e Coopfond e di un partenariato multidisciplinare proveniente da tutta la Penisola: il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, Eurac Research, il Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, l’Osservatorio Giovani dell’Università di Salerno e la Rete Rurale Nazionale Italiana. L’indagine ha natura interdisciplinare e fortemente empirica e interessa diversi ambiti, inerenti aspetti di sociologia, geografia ed economia regionale.

“Giovani Dentro” mira a comprendere a fondo le ragioni che spingono le giovani e i giovani tra i 18 e i 39 anni a “restare” o a “ritornare” nei territori delle Aree Interne italiane alla ricerca di opportunità di vita e lavoro, approfondendone aspettative, bisogni e possibilità, soprattutto in ambito formativo. Obiettivo dello studio è anche quello di analizzare le dimensioni socio-economiche di queste aree, indagando nello specifico il potenziale che il settore agro-silvo-pastorale può avere per lo sviluppo sostenibile del territorio.
La ricerca ha l’obiettivo di contribuire all’analisi scientifica e all’intervento concreto, necessari per rispondere in modo innovativo alle tendenze sociali ed economiche, demografiche e ambientali che investono le aree interne e montane italiane. L’indagine, che ha preso il via a dicembre 2020, prevede diverse fasi di raccolta dati, analisi e varie forme di coinvolgimento attivo dei giovani a cui si rivolge, attraverso questionari autosomministrati, interviste approfondite e focus group tematici.
Dai primi risultati, su un campione statisticamente rappresentativo di mille soggetti, si rileva che oltre la metà dei giovani intervistati è decisa a rimanere nel proprio territorio (classificato come area interna). Dall’analisi emerge, inoltre, che i giovani che abitano questi territori hanno una formazione di alto livello e che il loro bagaglio di esperienze formative e culturali si arricchisce, per la maggior parte di questi, di esperienze all’estero e in altri luoghi italiani. Infatti, quattro giovani su dieci frequentano l’università e circa la metà del campione ha vissuto in città o all’estero per motivi lavorativi e stage. Gran parte di loro è occupata: il 67% dei soggetti intervistati sono lavoratori (il 44% ha un lavoro a tempo indeterminato e il 22% a tempo determinato). Nello specifico, la stessa percentuale si dice disposta a rimanere in un territorio di un’area interna con un progetto spesso legato all’agricoltura o all’allevamento di ovini e bovini. Oggi più di prima è interessante notare che, tra chi ha intenzione di restare, le motivazioni che guidano questa scelta riguardano in primo luogo la migliore qualità della vita dal punto di vista ambientale e dello stile di vita e la possibilità di avere contatti umani e sociali più gratificanti. In secondo luogo, per il 60% la scelta è guidata anche dal minor costo della vita e per il 55% dalla convinzione che il posto in cui si vive offre opportunità per restare.

Nell’ambito del progetto sono state raccolte le voci di alcuni giovani tra cui quelle di Agata, Marianna e Carmelo, tre attivisti della Valle del Simeto in Sicilia (Provincia di Catania). che si occupano di animazione territoriale e co-progettazione per lo sviluppo locale. Dopo la laurea hanno deciso di rimanere nel loro territorio per provare a costruire un futuro diverso insieme a molti altri, ragazze e ragazzi, parte del Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto.
Agata, che ha scelto di rimanere proprio per restituire al suo territorio ciò che le ha dato nel corso della formazione e non solo, ha le idee molto chiare: “Per riabitare la mia area interna, è necessario investire e creare nuovi percorsi formativi e di inserimento di giovani nella pubblica amministrazione. In questo modo è possibile dotarla di nuove figure che abbiano nuove competenze, come la co-progettazione, affinché un’esperienza come quella del Presidio possa strutturarsi nel tempo”. Marianna considera il Presidio Partecipativo un’occasione di  crescita, ma soprattutto una rete che ha definito “di protezione” per le sue prospettive future, ci dice: “spero possa esserlo anche per altre generazioni”. Questi ragazzi e ragazze, come afferma Carmelo, sono accomunati dalla volontà di vivere e lavorare nella propria terra, “costruendo opportunità di sviluppo per le comunità e mettendo a disposizione le nostre competenze”.
L’analisi, nella seconda fase, concentrerà l’attenzione sulle 72 aree SNAI. Attraverso l’attivazione di reti in ciascuna area interna della prima sperimentazione della Strategia Nazionale Aree Interne, verranno coinvolti nell’indagine 720 giovani, 10 “testimoni privilegiati” per ciascuna area di progetto.
Le successive fasi di analisi, di natura qualitativa, consentiranno di cogliere a fondo le principali problematiche e carenze nell’offerta formativa che si riscontrano nelle aree interne. Importante è infatti capire quale tipo e che modalità di formazione è necessaria per consentire ai giovani di restare e di poter fare emergere il potenziale del proprio territorio creando iniziative che possano generare impatti tangibili, con uno sguardo al futuro.
Grazie a questo lavoro sarà possibile contribuire alla conoscenza scientifica utile alla programmazione locale ed al dibattito politico sul futuro dei territori interni. Plausibilmente le istituzioni locali potranno essere facilitate nell’identificare possibili strategie di sviluppo locale che passano attraverso l’investimento nel capitale umano.
In linea con lo spirito dell’Associazione Riabitare l’Italia e dei partner coinvolti, “Giovani Dentro” ha quindi il duplice obiettivo di fornire evidenze rigorose in grado di informare le politiche e le scelte e di avviare un dialogo strategico con i giovani e i territori coinvolti nell’analisi al fine di individuare, insieme, priorità e possibilità progettuali in grado di favorire opportunità per le nuove generazioni nelle aree interne. Più in generale, la squadra di ricerca si è posta l’obiettivo di sviluppare, attraverso studi e riflessioni condivise, una diversa rappresentazione dell’Italia contemporanea. Intento dell’Associazione, nata nel 2020, è infatti quello di contribuire ad alimentare il dibattito sulle aree interne fornendo chiavi di lettura e strumenti che permettano di riconoscere il peso e il valore che questi territori, troppo a lungo considerati marginalizzati, rappresentano in termini di opportunità di coesione ed eguaglianza. Gli studi e il patrimonio di idee condivise dall’Associazione hanno lo scopo di sviluppare una contro-narrazione rispetto alle fragilità di questi territori, un’immagine aggregata e rinnovata dell’intero paese “per dar conto delle tante italie che compongono l’Italia per ricomprenderle tutte, fino ad arrivare a includere gli stessi “margini al centro”.
Giulia Sonzogno e Giulia Cutello

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