Seconde case alpine
Seconde case osservate speciali: è stato questo il tema dell’annuale rapporto della Carovana delle Alpi di Legambiente, realizzata con il contributo del ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare, concentrata sulla qualità turistica delle località alpine dal particolare punto di osservazione costituito dalla quantità di seconde case, dette anche “letti freddi”, per il fatto di essere alloggi chiusi e inutilizzati per gran parte dell’anno. Il rapporto annuale stilato dalla Carovana delle Alpi, per la prima volta assembla e interpreta i dati disponibili sulle principali località turistiche (in tutto 260 comuni dotati di significativa ricettività turistica, sparsi dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia).
“Abbiamo cercato di quantificare le dimensioni di un fenomeno, associato alla speculazione immobiliare, che nella percezione dei residenti è diventato sempre più un elemento di malessere – dichiara Damiano Di Simine, responsabile dell’Osservatorio Alpi di Legambiente – troppe seconde case producono degrado del paesaggio, oneri a carico delle amministrazioni locali, e spesso concorrono al declino delle stazioni turistiche montane, oltre che al generale scadimento delle condizioni di vita di paesi in cui, per gran parte dell’anno, le case chiuse prevalgono su quelle abitate dai residenti”.
Nella classifica nazionale, il record di seconde case è detenuto dalla località piemontese di Bardonecchia, che nel suo territorio ospita ben 7892 seconde case, a fronte di 1429 abitazioni occupate da residenti. Ma c’è chi se la passa peggio: è il caso, restando in Piemonte, degli abitanti di Frabosa Sottana, nel cuneese: località che in passato ha inseguito il sogno di diventare grande polo dello sci e in cui oggi il cemento di ben 6600 case è un peso insopportabile per i 1390 residenti, visto che il rapporto tra seconde case e residenze è pari a 10 a 1. Per fortuna il fenomeno non è ovunque così grave, anzi esistono intere regioni, come l’Alto Adige, dove le seconde case sono una presenza assolutamente marginale. La provincia sudtirolese è indicata infatti da Legambiente come un vero e proprio modello turistico di successo con una dotazione di posti letto superiore a un terzo dell’intera accoglienza turistica alpina, ma distribuita in modo così capillare da portare benefici all’intera comunità, e con una presenza di seconde case ridotta al 20% del patrimonio immobiliare delle 75 località turistiche altoatesine esaminate dal rapporto.
Alto Adige vera superstar del turismo alpino quindi, nonostante qualche incrinatura, come in Val Badia e a Nova Levante dove le seconde case hanno numeri simili o superiori alle residenze.
All’estremo opposto, il quadro nazionale vede le località più cementificate concentrate nelle regioni del Nord-Ovest: i 25 comuni ‘top’ per quantità di seconde case sono Piemontesi (8), lombardi (7), veneti (5), valdostani (3) e trentini (2).