Che futuro per gli ospedali di montagna?

1 maggio 2014

Lo scorso mese di marzo si è assistito all’ennesimo ridimensionamento dell’Ospedale di Lanzo con la chiusura del reparto di riabilitazione cardiologica e il suo trasferimento a Ciriè. «30 mila persone prese in giro» ha dichiarato l’Uncem Piemonte in un comunicato stampa, mentre il Comitato per la difesa del Presidio Ospedaliero Ciriè-Lanzo ha presentato un esposto alla magistratura denunciando la lesione del diritto a una corretta cura della popolazione delle Valli di Lanzo. In epoca di crisi economica e spending review, il tema degli ospedali di montagna si presenta spinoso e di non facile soluzione.

«Dal punto di vista del principio, siamo convinti che uno Stato civile non possa risparmiare su istruzione e sanità – esordisce Marino Poma del Comitato –. La recente chiusura della Post acuzie cardiologica è un esempio lampante di come la Asl Torino 4 ha lavorato nel corso degli anni: andando progressivamente a smantellare quelli che erano considerati dei fiori all’occhiello della sanità regionale. Allo stesso modo si è proceduto con il Pronto Soccorso che è stato trasformato in un punto di primo intervento aperto soltanto 12 ore al giorno. L’Ospedale di Lanzo serve circa 40 mila persone – in estate il doppio – che si trovano a subire lunghe trasferte, disservizi e costi aggiuntivi a ogni ridimensionamento della struttura. Da ormai tre anni chiediamo che Lanzo sia considerato a pieno titolo un ospedale di territorio per tutelare le Valli di Lanzo e i loro abitanti».
Anche la Val Chisone vive una situazione analoga con l’ospedale di Pomaretto e, in generale, lo stato dei servizi per chi vive in montagna peggiora di anno in anno. Gli abitanti delle terre alte subiscono per primi l’incapacità politica di pianificare una razionalizzazione della spesa a livello nazionale e percepiscono uno stato di perenne vessazione, consci della propria debolezza elettorale e demografica. In assenza di proposte positive, i comitati del no fioriscono in ogni occasione.
«È vero, abbiamo calcato la mano nel nostro comunicato perché volevamo far sentire la voce del disagio che anima gli abitanti delle Valli di Lanzo – afferma Marco Bussone di Uncem Piemonte –. Riteniamo che l’ospedale di Lanzo avrebbe potuto e dovuto essere potenziato creando un presidio efficiente in aggiunta alla struttura di Ciriè. Invece le zone marginali, e la montagna in particolare, si trovano sempre a pagare il prezzo di decisioni che vengono prese altrove. Nel caso specifico della sanità riteniamo che si debbano studiare soluzioni alternative allo stato attuale: per esempio nei paesi scandinavi, connotati da ampie porzioni di territorio remoto e isolato, gli ospedali possono trovarsi a centinaia di chilometri dai centri abitati. Ciò che in quegli stati viene potenziato è il sistema dei trasporti per consentire alle persone di raggiungere i luoghi di cura. Perché in Piemonte non si dota ogni Comune di una piattaforma per il decollo e l’atterraggio dell’elisoccorso?».
È ora lecito attendere qualche risposta dai candidati alle prossime elezioni regionali.
Simone Bobbio

Info: http://comitatoospedalelanzo.blogspot.it/

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