Cervino mon amour

16 giugno 2010

Si possono contare sulla punta delle dita le montagne delle Alpi, il cui profilo è riconosciuto a prima vista da gran parte delle persone, anche non appassionate di montagna o alpinismo: Monte Rosa, Monviso, Tre Cime di Lavaredo, Grigne, ma soprattutto il Cervino, la cui forma piramidale può essere considerata un simbolo dell’arco alpino.
La conformazione particolare della vetta, che sovrasta Breuil e Zermatt, affascina e suggestiona da secoli gli appassionati di montagna. Il grande alpinista torinese Guido Rey, che per primo scalò il Cervino, così scrive nel 1904: «Non vi ha monte che prenda ai nostri occhi un’espressione così personale; siamo tentati di cercargli una fisionomia come ad un uomo o a un mostro, di credere che in quel capo enorme sia un pensiero e che si legga sulla fronte di pietra l’espressione della sua alterezza e della sua forza».
La forza simbolica del profilo del Cervino ha fatto sì che il suo profilo venga riprodotto in tutto il mondo ogni qualvolta si vogliano rappresentare stereotipicamente o simbolicamente le Alpi, accanto a poche altre icone selezionate: le mucche, le case di legno, il formaggio, gli abiti tradizionali.
Questa carica simbolica è stata ben colta da Giulia Ticozzi, studentessa di fotografia del Centro di Formazione Professionale Riccardo Bauer di Milano, una delle scuole più prestigiose della città lombarda, che ha deciso di realizzare in modo originale il progetto finale di un workshop realizzato proprio alle pendici del Cervino.
«Il workshop consisteva nell “esplorare” la zona di Cervinia e comportarsi come se avessimo una commissione pubblica per la produzione di lavori fotografici sul luogo. In effetti poi esiste una sorta di commissione: l’associazione Mountain Photo Festival,che curerà una mostra che avverrà ad Aosta questo luglio», racconta Giulia. «Dunque ho scelto di occuparmi del Cervino. Ho deciso però che non sarei stata io a scattare le fotografie ma che avrei provato, attraverso il web, a farmi mandare immagini da tutto il mondo. Una scelta un po’ ardua ma che sta funzionando: mi sono basata sull’idea che il Cervino/Matterhorn ha una silhouette riconoscibile, usata molto spesso per rappresentare l’alta montagna».
Lo strumento utilizzato per la raccolta delle foto è quello di un blog, chiamato Cervino Mon Amour, al quale in pochi mesi sono arrivati esempi molto interessanti (loghi di marche di cioccolato, copertine di bloc notes, magliette, immagini di libri scolastici, ecc.) dell’utilizzo del profilo di una montagna simbolica come il Cervino come icona dell’alta montagna e delle Alpi più in generale.
Giacomo Pettenati

Indfo: http://cervinomonamour.blogspot.com

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