Centri turistici monofunzionali

2 dicembre 2012

I territori turistici sono molto spesso, quando non integrati con altre attività, carenti di servizi per i cittadini; diventano luoghi stagionali a funzionamento intermittente, con problematiche umane e territoriali non da poco. Questo aspetto porta inesorabilmente alle problematiche riconosciute in più parti, raffigurate soprattutto nel senso di spaesamento della popolazione locale descritto, tra gli altri, dall’antropologo Annibale Salsa. I problemi diventano anche di altra natura quando la stagionalità del turismo si ripercuote direttamente su interi settori della vita locale, dalla problematica occupazionale (territori come la Val Poschiavo che diventano più attrattivi di Sankt Moritz nei periodi di bassa stagione per la mancanza di lavoro) alla problematica di gestione di servizi sovradimensionati (i servizi di rete ad esempio, dimensionati in base alle soglie massime di presenze umane).

I Comuni caratterizzati da questi aspetti sono considerabili, dal punto di vista urbanistico, come sistemi monofunzionali, caratterizzati cioè dalla presenza di una sola tipologia di funzione, o addirittura, in alcuni casi, da un solo tipo di attività. È evidente il fatto che in Comuni caratterizzati dalla presenza di alberghi, seconde case, centri di divertimento ma nessuna scuola e con negozi che aprono saltuariamente in base alle stagioni la vita diventi complicata.
Analizzando la distribuzione spaziale dei servizi in relazione ai diversi livelli (dalle attività di base a quelle specializzate, nella ricerca complessiva il calcolo è stato fatto su circa 50 indicatori) e alle tipologie è possibile individuare i Comuni che vanno a formare un gruppo di centri turistici monofunzionali. Questo gruppo comprende centri di gerarchia (per così dire importanza) media o medio bassa in cui ricadono tuttavia concentrazioni superiori di attività ricettive o legate al turismo. Solitamente sono centri di rango inferiore rispetto a sistemi urbani con turismo integrato e multifunzionale, che si trovano ad avere le attività turistiche come funzione primaziale, ovvero con scarsa dotazione e differenziazione di altri tipi di attività o servizi. Vanno incontro ai problemi di cui si è parlato prima, in riferimento ad oscillazioni stagionali del mercato locale, in termini di offerta lavorativa e remunerazione economica dei diversi tipi di attività. In Italia è possibile osservare (con riferimento alla figura 1) come 116 Comuni rientrino all’interno di questa categoria. Anche altri sono affetti da problemi analoghi, ma riescono a sopperire in parte con la presenza di servizi locali, altri tipi di attività e presenza di reti economiche più sistemiche.

I problemi di cui prima si è fatto cenno investono anche chi lavora direttamente nelle attività turistiche, al punto che spesso è l’occupazione ad inseguire il territorio anziché il territorio a produrre condizioni per poter vivere e lavorare al suo interno, come nel caso dei lavoratori stagionali. In alcuni paesi nordici, nei territori più remoti o periferici, il turismo diventa un elemento essenziale per poter pianificare i territori e raggiungere delle quote di abitabilità nel corso di alcune stagioni dell’anno. Questo è accompagnato, in alcuni casi, da piani turistici integrati con i vari tipi di attività dell’abitare, commercio, residenza, mobilità. Potrebbe anche essere, come potrebbero sostenere alcuni, che questa condizione diventerà il modello di sviluppo e trasformazione anche delle Alpi? Per rispondere è sufficiente considerare che le Alpi sono contraddistinte dalle montagne di questi paesi proprio per il carattere storico dell’umanizzazione e per il carattere geografico di relativa prossimità rispetto alle aree urbane interne e di avampaese. Motivo per cui, se la desertificazione di alcune aree è strutturalmente inesorabile, per altri centri il discorso deve essere mantenuto nell’ottica di una trasformazione e adeguamento dell’esistente piuttosto che di un relativo abbandono. Senza dimenticare che le risorse interne delle Alpi, in relazione all’utilizzazione del suolo, delle risorse idriche e della produzione idroelettrica, in massima parte servono o interferiscono con la vita delle aree esterne. Questo dato in realtà contraddistingue non solo le Alpi, ma le montagne dell’intero pianeta, dato che, ad esempio, circa un miliardo di persone in tutto il mondo dipendono strettamente dall’uso di risorse idriche provenienti dalla montagna (questa è una stima realizzata da WMO e UNEP). Nelle Alpi tuttavia questa forma di dipendenza è ancora maggiore, per un carattere di densità abitativa dei territori dell’avampaese e per conformazione geografica. Da questo punto di vista il problema diventa molto particolare: perché non si tratta di un comune, per così dire, problema ambientale, nonché di un problema legato al reperimento delle risorse e di forme di ricchezza. Si tratta della capacità di adattare un intero ecosistema, all’interno del quale viviamo anche noi.
Alberto Di Gioia

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