Migrazioni al cinema: The Milky Way

5 marzo 2020

Luigi D’Alife (illustrazioni di Emanuele Giacopetti), “The Milky Way – Nessuno si salva da solo”, produzione SMK Videofactory 2020, 84 minuti

Ogni inverno più di un milione di persone acquista uno skipass del comprensorio Via Lattea. Un tagliandino di plastica magnetica che permette, con sci o snowboard ai piedi, di spostarsi tra Sestriere, l’alta Valle di Susa e Monginevro, in Francia. Visti dall’alto, seduti su una seggiovia o all’interno di una cabinovia, i colli (così si chiamano i passi in questa parte di Alpi) che separano una valle dall’altra sono solo nomi su una mappa, scavalcati in pochi minuti dagli impianti a fune.

Non sappiamo con precisione quanti sono invece i migranti che ogni inverno provano a passare la frontiera tra Italia e Francia, sperando che sia l’ultima dopo chissà quante attraversate di nascosto, approfittando del buio e del deserto invernale di strade chiuse e sentieri. Molti ce la fanno, alcuni no: respinti dalla polizia di frontiera, o peggio. Di alcuni di questi abbiamo notizia solo al disgelo, quando i loro corpi assiderati vengono trovati da qualche escursionista.
Alcune delle storie di questi migranti, sono raccontate da “The Milky Way – Nessuno si salva da solo”, un bel film documentario del regista Luigi D’Alife, la cui prima nazionale ha riempito il cinema Massimo di Torino e che da fine febbraio ha iniziato a circolare nelle sale di tutta Italia grazie alla piattaforma di distribuzione dal basso OpenDDB (www.openddb.it). Spostando in maniera alternata lo sguardo al di qua e al di là del confine, il film racconta le storie di chi è riuscito a spostarsi in Francia, di chi non ce l’ha fatta, di chi dedica il proprio tempo a offrire aiuto e umanità a persone in viaggio da mesi in cerca di qualcosa che non potevano trovare a casa propria, di chi per lavoro prova a far rispettare una legge che ignora che lo spartiacque alpino e i valichi montani sono diventati confini e strade chiuse solo per scelta politica, separando terre e genti che sono da sempre unite dalle montagne.

Alla testimonianza delle storie di oggi si alternano scorci di storie del passato, raccontati attraverso la tecnica delle graphic novel animate (illustrazioni di Emanuele Giacopetti), di quando a provare a passare il confine di notte, in mezzo alla neve, eravamo noi italiani, spinti dalla povertà del dopoguerra verso la Francia e il Nord Europa.
«L’obiettivo non è quello di proporre la solita retorica su quando i migranti eravamo noi, ma far capire come le motivazioni che spingono le persone a spostarsi oggi siano le stesse del passato, superando il racconto tossico che c’è riguardo alle migrazioni, anche attraverso le Alpi», ci tiene però a sottolineare Luigi D’Alife, intervistato da Dislivelli.
La chiave del racconto e della visione politica della montagna di questo film ci sembra che possa essere trovata nel suo doppio titolo.
“The Milky Way”, ovvero Via Lattea, rimanda al racconto dell’Alta Valle di Susa come destinazione turistica internazionale, come enorme comprensorio sciistico a cavallo tra due Stati, il cui slogan è “sciare senza confini”, come territorio in cui i conflitti ambientali, sociali e politici scompaiono dietro alla volontà di offrire narrazioni rassicuranti al turista.
“Nessuno si salva da solo” ci ricorda invece che la montagna è da sempre un luogo di aiuto reciproco e di solidarietà, in cui l’individuo ha sempre bisogno della comunità per gestire un ambiente difficile e in cui le comunità locali, prima di fare propri sentimenti di sospetti e chiusura che non appartengono storicamente alle terre alte, hanno sempre offerto il proprio aiuto a chi attraversa le Alpi.
Anche questo film, come tutti i progetti culturali indipendenti, ha avuto bisogno dell’aiuto di altri per essere realizzato, grazie al crowdfunding e al lungo elenco di collaboratori, attivisti e soggetti politici, ringraziati nei titoli di coda, che hanno sostenuto il progetto.
Giacomo Pettenati

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