Alpinismo Giovanile: la montagna che educa

6 luglio 2013

È il 1892 quando a Biella viene organizzata la prima “carovana scolastica”, evento che segna un primo e fondamentale contatto tra il mondo giovanile della scuola e quello alpinistico del Cai. Passano pochi anni e l’opera dei biellesi varca le porte del Ministero della Pubblica Istruzione con l’intento di istituire un programma di “igiene ed educazione fisica” all’interno degli Istituti scolastici, invitati a inserire almeno due gite in montagna da realizzarsi in collaborazione con gli istruttori del Club. Alla base la considerazione dell’alpinismo come il “miglior metodo di educazione fisica, morale e intellettuale del giovane”.

«Solo negli anni Sessanta gli organi del Cai avvertono la necessità di elaborare un programma concordato e integrato in ambito giovanile – spiega Fabio Galli, presidente della Commissione Alpinismo Giovanile Liguria-Piemonte-Valle d’Aosta –; è allora che viene istituita la Commissione Centrale di Alpinismo Giovanile che definisce alcune fondamentali linee guida del programma e nel 1988 le raccoglie nel “Progetto educativo per il settore giovanile”. Compito della Commissione centrale è anche quello di assicurarsi che le attività proposte dalle singole sezioni a ragazze e ragazzi dagli 8 ai 17 anni d’età siano rispondenti a principi, temi e metodi definiti dal documento. La Commissione centrale si avvale dell’aiuto di 11 Commissioni territoriali con compiti di coordinamento delle attività e formazione degli istruttori».
Sono 2300 i giovani e giovanissimi di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta che nell’ultimo anno hanno preso parte alle attività organizzate sul territorio dalle sezioni. Il progetto, aperto nel 1992 anche alle scuole, ha inoltre permesso di intercettare 9000 alunni e 600 insegnanti degli Istituti Scolastici della zona accompagnati in un percorso di avvicinamento alla montagna e sensibilizzazione alle tematiche ambientali.
«Le sezioni organizzano principalmente escursioni – prosegue Galli –, ma non mancano proposte più teoriche: presentiamo la montagna ai ragazzi anche dal punto di vista storico, culturale e ambientale. L’ambito atletico non esaurisce i nostri propositi: non vogliamo far crescere l’alpinista da 8000, ma preferiamo formare persone che sappiano frequentare l’ambiente montano in modo responsabile, a qualunque livello vogliano arrivare. Cerchiamo di promuovere una crescita ad ampio raggio tra quelli che sono gli alpinisti di domani e che speriamo saranno i futuri soci del Cai».
Per festeggiare i 150 anni del sodalizio la Commissione Liguria-Piemonte-Valle d’Aosta sta organizzando un’uscita intersezionale, aperta a tutti i giovani del territorio. Nel mese di luglio ragazze e ragazzi verranno accompagnati intorno alle pendici del monte, il Monviso, che in quel lontano 1863 ispirò la nascita del Club Alpino: una celebrazione a cavallo tra storia e natura.
Daria Rabbia

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