A chi andranno i fondi strutturali europei 2014-2020?

1 febbraio 2013

Nel 2014 i Re Magi dell’UE porteranno i Fondi Comunitari 2014-2020. Da noi, con la crisi, l’attesa è grande, ma c’è il rischio che tutto si riduca a una questione di soldi, senza una visione e un’azione d’insieme. Ne parliamo con Maria Cavallo Perin, alla luce della sua lunga esperienza come funzionario regionale nella programmazione dei fondi comunitari. Che oggi segue per Dislivelli i preparativi per la prossima programmazione settennale.

Il modo con cui sono stati spesi i fondi comunitari negli anni precedenti è stato criticato da più parti.  Questa volta l’Ue si è preoccupata di evitare gli errori e gli abusi del passato?
Visto che alcuni paesi, tra cui l’Italia,  hanno sempre avuto difficoltà nella gestione dei fondi comunitari, l’UE ha previsto per la prima volta un regolamento generale (cosiddetto “ombrello”), in cui viene richiesto un uso integrato dei fondi per il raggiungimento di obiettivi comuni. Questo regolamento prevede l’adozione di un Quadro Strategico Comune (Common Strategic Framework) e la sottoscrizione di un contratto tra Commissione Europea e Stato nazionale (Partnership Contract), con particolare attenzione alle aree marginali, nelle quali è previsto tra l’altro il rafforzamento delle strategie di sviluppo locale, basate sull’esperienza dell’approccio Leader. Sarà compito dello Stato membro organizzare la partnership con le Regioni e gli enti locali, con le parti economiche e sociali e con tutti i soggetti che rappresentano la società civile (Multi-level governance approach).
Il 9 novembre 2011 è stato presentato il “Position paper”, elaborato dalla Commissione europea per la sottoscrizione del contratto di partenariato con il Governo italiano. Con questa nuova impostazione il Governo nazionale viene ad assumere un forte ruolo di indirizzo e di coordinamento nella programmazione e nella gestione dei fondi.
Che cosa dice il “position paper” che hai citato, che possa interessare la montagna?
Dopo aver messo in evidenza le debolezze strutturali dell’Italia, tra cui l’esistenza di lacune infrastrutturali nelle aree meno sviluppate e una gestione inefficiente delle risorse naturali, la Commissione individua quattro priorità verso cui l’Italia dovrebbe orientare i fondi: sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione delle imprese, con la promozione degli investimenti privati nella ricerca, la diffusione delle tecnologie dell’informazione (TIC) da parte delle piccole e medie imprese, la nascita di nuove imprese e il rafforzamento  di quelle esistenti. Realizzare infrastrutture moderne e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali, come ad esempio le infrastrutture a banda larga nelle aree meno sviluppate, completare le reti per la gestione delle acque e dei rifiuti solidi, promuovere le energie rinnovabili, prevenire i rischi naturali, proteggere gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e tutelare la biodiversità. Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, l’inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano, sostenere la qualità, l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione.
A tale scopo occorre ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, promuovere l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione (e-government) per offrire servizi come la sanità e l’assistenza on line, sviluppare le procedure elettroniche di appalto (e-public procurement), rafforzare la capacità degli organismi coinvolti nella gestione dei programmi europei, in particolare nelle aree meno sviluppate.
Chi conosce la realtà delle aree montane sa che queste priorità corrispondono alle esigenze segnalate dalle comunità locali, dalle popolazioni e dalle imprese, con la differenza che negli anni recenti queste esigenze sono aumentate soprattutto per la riduzione dei servizi e delle strutture pubbliche deputate al governo dei territori montani.
Che cosa ha fatto Dislivelli per aprire un confronto sui futuri fondi?
Dislivelli ha collaborato con IRES Piemonte nell’organizzare due seminari. Il primo, “Tavolo di riflessione: verso Europa 2020”, tenutosi a Torino il 29 giugno scorso, che ha messo in luce l’importanza del miglioramento della  pubblica amministrazione, come passo indispensabile per poter attrarre nuove imprese nella regione Piemonte. Il secondo, “Una proposta per la montagna piemontese 2014-2020”, nel corso del quale sono state proposte e discusse quattro priorità che rientrano in toto in quelle indicate dal Position Paper della Commissione: ricerca e innovazione sui temi di interesse per la montagna; diffusione delle tecnologie della comunicazione, ossia delle infrastrutture di banda larga e dei servizi, oltre che collaborazione con aziende che operano nel settore; sviluppo delle energie rinnovabili e del  risparmio energetico; sostegno ai settori produttivi fondamentali per la montagna, ossia le aziende agricole e zootecniche e quelle forestali.
Sul processo di governance è emersa la necessità di coordinare le politiche di razionalizzazione della spesa pubblica con quelle dedicate allo sviluppo dei territori. Inoltre è stato messo in luce il rischio che le strutture pubbliche, abolite le Comunità montane, non siano in grado di concludere la programmazione attuale 2007-2013 e preparare la futura fase 2014-2020. Per questa ragione è molto importante l’iniziativa del Governo nazionale.
Che giudizio si può dare sull’avvio della programmazione dei fondi strutturali ai vari livelli?
L’Unione Europea dovrebbe essere più severa nell’approvare i programmi, richiedendo poche priorità e molta integrazione tra i fondi su aree ben definite. Questo renderebbe più semplice la gestione (penso ad esempio al Programma di sviluppo rurale). Con il position paper la Commissione vuole  accompagnare gli Stati membri nelle scelte prioritarie e questo mi sembra fondamentale, vista la situazione del nostro paese. Il Governo centrale dovrebbe aiutare le Regioni a fare scelte strategiche su cui far convergere i programmi regionali, che in Piemonte sono sempre stati scoordinati tra di loro. Mi sembra che l’iniziativa sulle aree interne vada in questa direzione, perché ha un approccio territoriale. La Regione Piemonte dovrebbe coinvolgere fin da subito le comunità locali e le associazioni per un confronto serrato sulle priorità. Il governo Cota ha privilegiato in questi anni gli incentivi a qualunque tipo di impresa, ma non basta, bisogna creare un ambiente a loro favorevole e sostenere la loro capacità di innovare e collaborare. Per questa ragione l’efficienza della Pubblica amministrazione nel suo complesso, anche sull’utilizzo dei fondi europei, è fondamentale.

Nessun commento.

Replica








Web design e sviluppo: Resonance